Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

11 maggio 2012

Così fa(cea)n tutte.

L'altro giorno al maneggio - Ari, complice il nonno, ha coronato il suo antico sogno di andare a cavallo. Gruppetto di mamme in attesa dei puzzolenti bambini, tra polvere della sabbia e le mosche. Parla la nonna: "eh...sa perché noi nonne siamo così presenti coi nipoti? Per compensare quello che non abbiamo fatto coi figli..." Eccola qui, E' da quel mo' che ne avevo il sospetto. Mai a memoria d'uomo le mamme, e i papà, si sono dedicati, prodigati, prosciugati per i loro bambini come in questa era moderna dissennata e senza valori.

Affermazione peregrina? Prove, ci sono le prove! La signora prosegue raccontando che la "sua"prima era nata che "c'era la stagione dei mercati" per cui doveva lavorare, il secondo "peggio che ci eravamo trasferiti e quindi è stato sempre con mia mamma e lo vedevo la sera prima di andare a letto"...Il terzo voleva sempre stare con mia sorella che avevamo i bambini della stessa età. La quarta è l'unica che mi sono goduta un po'...Onore al merito che quattro gravidanze e parti son quattro...La situazione non è affatto nuova. Una volta, almeno fino agli anni '70, a mio sindacabile parere valeva una e una sola regola: chiunque poteva lavorare, lavorava. Chi si occupava dei bambini? E come? Anziane, ragazze appena adolescenti, tate, istitutrici (per chi se lo poteva permettere, ma erano relativamente a buon mercato rispetto ad oggi). I collegi, i seminari, le colonie erano altre soluzioni, più praticate di adesso. Mio padre ci entrò, in un seminario, a 8 anni e tornava a casa giusto a Natale. Nessuno per questo ha mai  ritenuto i miei nonni, tutt'altro che indigenti, casi da servizi sociali.

Di bimbi lasciati in fasce a sorelle, cognate, nonne son piene le storie di famiglia. Occorre chiedere però, che non erano considerati "casi rilevanti"; nulla di eccezionale insomma. Ancora, nella mia infanzia ricordo 4 bimbi morti prematuramente. Uno, Gianbattista, cadde in una roggia. Annegato. Anche Marisa e la sorellina, due volti sorridenti e sfuocati nell'immaginetta in bianco e nero che ci donarono a scuola,  morirono annegate. A Jesolo. Presero il materassino e via...non sapevano nuotare e le correnti le portarono dove "non si toccava". Per chi è stato a Jesolo...ne devi fare di chilometri per trovare l'acqua che ti arrivi all'ombelico, figurati per giungere dove non si tocca ...
L'ultimo morì di leucemia. Era il figlio del macellaio del paese. Ancora oggi quando entro in una macelleria penso al bambino morto. ..

A parte il quarto le altre disgrazie erano, forse, evitabili con un pochino di supervisione in più...Però le mamme degli anni '60 e '70 non era mica facile schiodarle dall'ombrellone o dall'asse da stiro o dalla panchina del parco giochi... Noi ci si  muoveva da soli o in gruppo per andare a scuola, per giocare, per raggiungere l'oratorio.

Non c'erano cellulari e solo se non eri a casa per il pranzo o la cena, ecco. A quel punto partiva l'allarme collettivo. Leggere Giamburrasca è edificante. Il ragazzetto, neppure decenne, si muove nel territorio come un pesce nell'oceano. Va a pescare quando gli pare, gira il paese, compra da solo polvere da sparo...e ne combina di cotte e di crude. Nessun bambino oggi potrebbe permettersi tanto e se le facesse la famiglia sarebbe sotto osservazione stretta.
Gianburrasca viveva con un nugolo di sorelle disoccupate, madre, tata e cuoca a casa. Tutti in famiglia erano impegnati a tessere reti per far sposare in modo acconcio le ragazze. Vedi un po' tu che grandaffare per non curarsi degli spostamenti di un ragazzino.

Gianburrasca non vale, è un personaggio di fantasia? Provate a leggere gli episodi dell'adolescenza di Camilleri. Perse la vista in una sassaiola alle elementari; appena quindicenne si compromise con un mafioso locale perdendo i soldi a pocker. E le mamme, le nonne? Le mamme frignavano, si disperavano e facevano la loro vita. Mica come oggi, che ci facciamo un c...così!

 

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