Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

20 marzo 2012

Nom de Plume

L'ultima è capitata a ddorf, alla palestra fighetta del centro. Mi aveva regalato un buono per una settimana di utilizzo gratuito dei corsi e della piscina, un'amica IOL.
Finalmente, quasi allo scadere, mi presento con il mio buono e con l'accappatoio in saccoccia. Mi accoglie un tipo tutto sorriso e salamelecchi, vestito che in Italia venderebbe le spazzole della Folletto, in USA macchine wagon, in Germania, appunto, trattamenti wellness e abbonamenti palestre.  Come era vestito? Giacca terra di siena attillata, pantaloni in nuance con piega highway one, camicia bianco simplex non stirata, calzini bianco simplex, tshirt aggettante dalla camicia, bianco simplex. On the top: cravatta sono scampato da un'impiccagione sommaria, ma sto bene. Capello corto, forfora lunga. Denti, sopra sotto laterali: tutti esposti.

Faccio per procedere verso la palestra propriamente detta, il tipo si sfila dal bancone, mi blocca, mi fa assettare ad un tavolino all'ingresso e compilare un questionario sulle mie abitudini, il lavoro che svolgo,ecc, ecc...Solo in tedesco.
Vabbeh, vado un po' a caso. Alla voce professione mi viene da scrivere: Mamma d'Italia, ma mi trattengo.
Poi viene il bello. Sul formulario mi si chiede nome e cognome dell'amica che mi ha omaggiato di cotanto buono, brandisco la bic e...non me lo ricordo. Cioè non è che non me lo ricordo, so perfettamente il suo nikname, quello che usa su IOL..ma non mi sovviene il suo VERO nome.

Il tipo vede il mio imbarazzo, equivoca, immagina, immagino, che io non capisca un termine in tedesco, in un picosecondo è di nuovo nei pressi, si piega sollecito...

Vede la casella sulla quale mi sono impapinata. Come non lo sa? lo sguardo si fa guardingo, i molari e i premolari sono rientrati al buio umido delle guance, dove di solito stanno i nostri per intenderci. Sì che lo so, faccio pronta, e cerco di spiegargli la storia, che comunque non depone a favore di una forte e solida amicizia...

Poi ho il colpo di genio: gliela descrivo! Abbiamo più di 200 iscritte bla, bla,bla...Replica. Sì ma se gliela racconto capisce subito chi è. Lo capisce dopo tre parole. No, non perché sia particolarmente intelligente. E' che l'amica è un concentrato di meridione con potenza comunicativa tellurica. Difficile passi inosservata.

Me la sfango, il tipo torna ridente come una vallata trentina. Vado in palestra e me la spasso pure.  Però resta che questa questione dei nik name è delicata assai...

14 marzo 2012

Ora siamo qui.

Sì. Ora siamo qui. 
Bene, male, meglio, peggio...tutte parole. Qui si lavora, qui si fa la spesa, si parcheggia, si va per uffici; qui si cercano soluzioni nel quotidiano, si ritagliano gli spazi per una risata, con amici e compagni di un'ora, di una vita.

Qui si piantano i bulbi per l'estate, si pianta tutto per una passeggiata, qui ci si sfila il maglione per godere di questo primo sole di primavera...qui si fanno progetti per il futuro. Un futuro a tempi brevi, che il presente e l'immediato futuro sono le dimensioni del tempo che so vivere intensamente. Ora.

Il passato è irrimediabilmente lontano. Meglio, quella che ero io nel passato è irrimediabilmente un'altra. Un altro corpo, un'altra testa. Altre ambizioni, altre passioni. Lontana. E senza troppi rimpianti.

Il futuro...il futuro anche quello è, in un certo senso, un "fu". Una dimensione ben consona a me "passata", come ero. Cosa mi riserva il futuro? Una volta, pensavo, tutto. Nel futuro avrei letto tutti i libri che non avevo letto e avrei trovato il tempo per rileggere quelli cui avevo dedicato una letta distratta. Nel futuro avrei visitato quella valle nascosta, raggiunto quella cima, perfezionato quella mossa di Capoeira, chiarito quell'argomento spinoso, restaurato quel vecchio mobile, recuperato i miei giocattoli d'infanzia, mandato la lettera a un amico lontano...Nel futuro sarei dimagrita.  
Cosa mi riserva il futuro? Adesso niente che non sia frutto di quanto vivo adesso. Qui.


Tramonto sull'Albenza, ieri. Visto da casa.
 

9 marzo 2012

La cucina di Petronilla. Il dado è tratto.

Sono tempi difficili. E l'approccio risparmio totale, a kilometro zero è trendy. Si inaugura una sezione dedicata alla cucina. Attenzione! Mica alle ricette di cucina qualunque, ma a quelle dove il riciclo è il leit motif.

Ora via con il risotto al dado è tratto. Ingredienti: risotto, carnaroli o arborio tanto entrambi sembrano subito scotti invece dentro sono sempre crudi. Vai con il soffritto di cipolle (io uso le rosse) in noce di burro e cucchiaio d'olio. Aggiungere un paio di pugni di riso a testa più uno per la pentola. Sfumare con un bicchiere di vino bianco, qualcuno dice il Vermuth, ammesso e non concesso che si trovi ancora una bottiglia di Vermuth in giro...

Portare a bollore circa mezzo litro d'acqua, giuntare al composto. Tutto in una botta se usate la pentola a pressione, un poco per volta fino all'assorbimento successivo se usate una normale pentola. Fuoco basso, si raccomanda. Raggiunta quasi la cottura, spegnere il gas e mantecare con una noce di burro...anzi,una nocciola, così per variare, e parmigiano gratuggiato. Io aggiungo una spolverata di prezzemolo tritato fresco e un'unghia di aglio. A posto! Beh, e la novità dov'è?

Il dado, il dado...non c'è! Il suggerimento infatti è aggiungere insieme all'acqua bollente il paciugo avanzato dalla cottura dei petti di pollo che avete cucinato ieri,o l'altro ieri, ma non troppi ieri fa, con una foglia di alloro e rosmarino. Quel paciugo è sapidissimo e basta e avanza a dare il tocco brodo di pollo cucinato con manine sante e dedite al risotto. Semplice ed efficace.

Qualcosa su Petronilla, e chi c'era dietro allo pseudonimo della cuoca italiana più famosa ai tempi bellici: http://blog.panorama.it/libri/2010/12/24/un-libro-per-rivivere-le-voci-di-petronilla/

Viva le mimose.

Ecco l'unico motivo per celebrare la festa della donna come da tradizione. Con una bella Mimosa!


Ps: mi ero dimenticata quanto fosse buona, con una crema pasticcera leggera leggera e il pan di spagna nuvola di uova e burro!

5 marzo 2012

Professione: pirata.

Ogni volta un momento di vero godimento: "Signora per avere gli sconti deve avere la nostra card..." "Pronti!.." "Ecco, compili il modulo, poi ce lo consegna e entro tot giorni matura bla,bla,bla..."
La voce prosegue stentorea a snocciolare sconti e tariffe speciali per i fortunati possessori, ma la mia attenzione scivola via, tutta concentrata sul modulo, anzi su un solo piccolo spazio bianco del modulo. Quello alla voce professione.
Qui...qui via con l'enciclopedia delle arti e dei mestieri!
E' un vecchio gioco ripreso da un ex collega, dei tempi della vita a Milano. Sulla tessera dell'Anteo, che non eri un creativo serio se non avevi la tessera dell'Anteo e pure quella del Mexico, lui aveva indicato professione: pirata.

Per un periodo ci contendemmo il palmarès della professione più balzana. Da allora la gara prosegue. Io almeno la proseguo. Lui, non so...di lui non so più nulla. Pirata informatico, detective privata, urbanista (card dei macelli generali), ittitologa (che poi un ittitologo lo conosco veramente!),  marconista (bello eh, direttamente derivato da Guglielmo Marconi); poetessa, musa ispiratrice, vestale, stilita (stilita come le sante stilite, mica un refuso per stilista che a Milano è quasi comune come scrivere impiegata), dittatore, arrotina (signori è arrivato l'arrotinooo...), traghettatrice, cortigiana, statista...

Le ultime due? La penultima, card di un circolo a Sarzana:  lapicida. L'ultima, un tocco trendy: lobbista. 


E con queste, per me, ho vinto io.

3 marzo 2012

Interni dusseldorfesi.


Un pò mancano. Mi mancavano. Le case dove entri e le scarpe sono tutte lì, senza vergogna; gli ampi salotti comodi dove i bimbi razzolano a terra, meglio su morbidi tappeti -magari non proprio freschi di bucato- o sui loro fatboy; i tavoloni larghi, con ancora le tazze semivuote di caffè in bella mostra dialogano con le stoviglie del brunch domenicale nel lavello; le finestre senza le tende; i mobili in stile vario e in aggregazione spontanea e funzionale. Piante, sculture e luci calde e distribuite nella casa.
Così, una carrellata di interni dusseldorfesi, vari ed eventuali, senza commenti. Per una volta.



 La casa di Eveline.
 La casa di Petra.

Interno "quasi" bavarese, ristorante.