Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

30 novembre 2011

E via, che ci vuole...

"...in ogni caso, la "medicina" per combattere il SAD non è complicata e comunque parte da un mix d'interventi: innanzitutto è necessaria  una esposizione alla luce il più possibile sia essa artificiale o naturale, poi serve esercizio fisico regolare, quindi una terapia psicologica, una dieta bilanciata con proteine magre e carboidrati integrali, e infine una serie di relazioni  sociali consolidate e affidabili..."


Bazzecole,quisquilie,pinzillacchere!


....dall'Eco di Bergamo (eh, ancora lui,ancora qui,tra noi...)









Mi manca tutto e mi stanno divorando con tasse e balzelli.

Mi ripeto come un mantra che è fine novembre, il mese più distonico dell'anno che inizia con giorni di tiepida stagione e finisce con il buio pesto, le luci si spengono, i sorrisi muoiono -e mica solo i sorrisi, poi c'è Natale e il delirio cresce e la gente è nervosa. Anche se negli ultimi anni, e per fortuna, nessuno fa più finta e recita di esser felice. Qualcuno parte. Che bello. Che fatica...!
Me lo ripeto, che è solo l'effetto S.A.D. novembrina (la depressione invernale che nel mio caso combutta con la PMS quella premestruale) , ma da tre mesi non faccio altro che cercare di risolvere intoppi burocratici, dissanguarmi di tasse e balzelli e questionare con il Neanderthaliano che si dimentica di fare i bonifici sul conto dove sono registrate le utenze. Vorrei districarmi da tutto ciò e iniziare a pensare alla casa e, soprattutto, al lavoro. Però per quello devo partire serena, propulsiva, pronta. Adesso mi sento ilare e leggera come un tacchino vicino a Natale.
Il mio corpaccione poi, ispira solo professioni piegate, umili. Che so, la spigolatrice.

29 novembre 2011

Lettera per la Germania.

Ad Ari manca la Anastasia. La sua amica del cuore. "Scriviamole una letterina?" Le propongo. "In italiano,poi la facciamo tradurre a papà." Detto, fatto. Io riscrivo la letterina dettata da Ari, poi tradotte da papi. Ari pensa all'intestazione e alla firma. Ecco la busta, l'indirizzo e il mittente, e controllo pure dove si posizionano i vari blocchi di testo, che prima si scrivevano a sinistra, quando ero bambina e ho cominciato a scrivere letterine alle amiche rimaste al paesello,  poi a destra, e adesso.... e adesso ancora a destra, ma non ne ero sicura.
Gran leccatona sui bordi della busta. Chiusa!
Dal tabaccaio per il francobollo.
"Uno per la Germania."
"Ah non lo so, io ho solo il francobollo standard."
"E quale ci vuole per la Germania?"
 "Non so, uno speciale. A noi ci danno solo i standard. Vada in posta."
Non vado in posta, ma cambio tabaccaio. "Guardi su Internet, io ho solo quelli standard da 0.60."
Vado a casa e guardo su Internet. Allora, zona uno, zona due, zona tre...la Germania in quale zona rientrerà. Boh, l'euro c'è -ancora- la UE pure...sarà zona uno: 0.75€
Terzo tabaccaio, terzo niet. O meglio: "Ne prenda due..."
Lì per lì ho pensato, brutto scialacquatore dei soldi altrui. Invece era un buon consiglio.
Che, appunto, sono andata in Posta. E c'era coda, una coda lemme e rassegnata, silenziosa.Tutti conoscono tutti e l'allegria per la cosa ha da tempo lasciato il posto a una noia sconfinata.  Dopo 10 minuti di coda ordinata e silente mi attraversa un pensiero. Siamo nell'era 2.0 e io sono qui come negli anni '50 a far la coda per inviare una lettera? Non è possibile. Neanche in Italia. Chiedo gentilmente ai signori davanti a me se posso precederli che non ho altre incombenze se non l'invio della lettera. "La lasci qui, ci pensiamo noi", dice l'impiegata senza alzare la testa, tanto ha il radar (ed ecco svelata l'arcana procedura!).
"Grazie, ma senta mi dia comunque un altro francobollo per la Germania, così lo tengo di scorta ed evito la coda la prossima volta..."
"Francobollo? Ma non li abbiamo noi...mettiamo un timbro, e via!"
...
No, non sono uscita da lì senza francobollo, insisti insisti, blocca tutti, ne hanno scovato uno da 0.80€
Ero pure bella tronfia, avevo spuntato il francobollo e bypassato la coda! Il senso di trionfo è durato circa10 secondi. Poi, mi sono afflosciata come un paracadute dopo l'atterraggio.

28 novembre 2011

Esotismo del Nord.

E questa è una cosa tutta nostra. Quella sorta di rispetto, sudditanza, o meglio "sospensione di giudizio" nei confronti della marca tedesca. Che il potere della marca non è cosa inventata dal marketing, intesse l'esperienza quotidiana. Così ancora gironzolo con la macchina, acciaccatissima, fantozziana, di una marca da paria (qui nella provincetta nordica poi...) però batte targa tedesca.
Bon, tanto basta che tutti in paese si siano passati l'informazione su chi sono e cosa faccio (ne sono sicura), tanto basta che mi lasciano passare dovunque, che posso parcheggiare in Città Vecchia senza rispettare gli orari di chiusura...e scommetto potrei osare anche di più, ma appunto non oso.
"Belli questi pastelli, dove li hai presi?": "In Germania, non so dove si possono trovare qui..", "Ah, beh..."

Ah beh, cosa! Siamo in un mondo globalizzato, metà dei marchi nati a sono oramai proprietà di chissà chi e chissà dove, il 50% delle merci è made in China e tutto, dico tutto o quasi si trova su Internet.
Ma non importa, il made in Germany è antidoto potente alla ragione...
L'ha capito pure la pistangina, che oggi  con aria saccente, mi fa: "Hai visto il disegno di Babbo Natale?"
"Bello!"
"La slitta l'ho fatta io anche a tutti i miei compagni che glielo detto, in Germania le slitte noi le sappiamo disegnare tutti benissimo!"
;-)

Che paracula!

26 novembre 2011

All'ingresso del tunnel.

Domani è la prima domenica d'Avvento.
Le giornate sono drammaticamente corte anche se, ancora, incredibilmente miti. Ma si entra nel tunnel, nello sfiatatoio dell'anno. Nuova "picture" il 6 gennaio...

25 novembre 2011

Sono andata a Torino, uno.

Questa primavera ho dato una mano a un'amica di Ddorf. Si dovevano selezionare gli articoli meritevoli di pubblicazione tra quelli, scritti a suo tempo, dalla mamma giornalista.  Le serviva un occhio "altro", emotivamente non coinvolto, poco avvezzo alla vita della città che faceva da sfondo agli articoli.
(E' stato bello, passare le ore inseme, a spulciare documenti e fogli fitti fitti battuti  a macchina, rivivere storie di persone, le loro passioni, le loro occupazioni. Un'antologia di Spoon River nostrana. Con la differenza, fortunata, che in questo caso molti dei protagonisti erano ancora vivi.)

E, ieri sera c'era, finalmente, la presentazione del libro. A Torino.

Volevo essere presente.

Smarcarmi dal trantràn per risicare un'uscita infrasettimanale è stata una fatica soverchia.
Questo post è sostanzialmente l'elenco delle cose che si sono dovute risolvere per poter andare una sera a Torino e rientrare la mattina dopo (...e una dimostrazione concreta del perché le mamme sono spesso o troppo stressate o tropo rinunciatarie, rinunciando ad ogni loro passione precedente l'esperienza di un figlio)

a- cercare una sistemazione per la notte a Torino (da un'amica...). Azioni correlate: chiedere la disponibilità all'amica ospitante via mail, accennare all'amica curatrice se eventualmente si poteva allargare l'invito all'amica ospitante.
b-cercare i biglietti del treno. Azioni correlate: consultare orari e costi -e rendersi conto che per 23minuti di meno a tratta si può spendere più del triplo, grazie ai Freccia Rossa- Prenotare con anticipo, problemi con il portale (non accetta la carta di credito tedesca?) recarsi in stazione la sera prima, dopo l'ora di yoga e dopo aver accompagnato la baby sitter di Ari a casa...
c- trovare ospitalità per Ari (dallo zio del condominio). Che è meglio che resti a casa o limitrofi che con la scuola e il turn over di libri e quaderni...Azioni correlate: preparare la valigina con pigiama, libro per la notte, ciabattine, spazzolino elettrico, completare con la tuta di ricambio che venerdì ha "motoria", aggiungere i quaderni, preparare in anticipo il buono della mensa, datarlo e firmarlo.
d- organizzare gli spostamenti di Ari da giovedì all'uscita da scuola fino a venerdì, all'uscita da scuola. Cercare qualcuno che s'incarichi di prenderla il giovedì e portarla alla festa dell'amichetta Greta. La sera poi, lo zio la va a riprendere. In soldoni: accordarsi con una mamma di un'altra bimba invitata, avvisare Ari e la maestra. Preparare anticipatamente il regalo per Greta,  impacchettato e con dedica e allegarlo alla cartella del giovedì mattina. Scrivere il numero di telefono dello zio sul diario di Ari, che qualunque cosa accada i genitori di Greta sanno a chi rivolgersi...dare allo zio l'indirizzo della casa da cui prelevare Ari dopo la festa e il cellulare dei padroni di casa Ricordare allo zio gli orari di prelievo e di inizio scuola il venerdì mattina.
e-preparare la cena per bimba e zio, sugo al pomodoro e zucca e coste al burro e parmigiano, mettere tutto in frigo nei Tupperware e indicarne l'esatta ubicazione ai fruitori.
f- cercare gli ingredienti per i lavoretti di Natale. Entro venerdì occorre dotare Ari di 2 confezioni di spilli con capocchia plastificata e 2 confezioni di caramelle gocce di pino...e ce lo comunicano mercoledì pomeriggio. Mumble, mumble...calcolando che giovedì pomeriggio scompaio e riemergo venerdì, sempre nel pomeriggio, mando qualche sms di richiesta orientamento alle mamme sui pusher di 'sta roba, mi giungono altrettanti sms di richiesta orientamento dalle mamme.
Le gocce di pino, date per ubique in qualsivoglia negozio di alimentari, sono in estinzione, sostituite da sontuosi cristalli smeraldini...vistosi, gustosi ma ai fini dell'artefatto, mi spiegano, inutili. Invece servono proprio le gocce, più piccole, dalla forma oblunga e morbide...dopo tre negozi, al quarto scopro una confezione. Una, non due. Per gli spilli, prenoto la fornitura alla merceria del paese. E mi accordo con la merciaia di chiedere ai vari genitori che hanno fatto lo stesso, ma che non conosco direttamente, se i loro bimbi sono nella stessa classe di Ari. In caso positivo lei gliela consegna, la fornitura, con preghiera di riconsegna alle maestre di Ari, la mattina del venerdì.
 E questa è andata...Adesso occorre scrivere l'avviso sul diario di Ari, rivolto alle maestre: gentili maestre la cosa è così e così, io sono via e non posso provvedere diversamente. 
Confesso che l'inghippo del lavoretto di Natale, e tutto quello che ne è conseguito, mi ha fatto quasi desistere dal progetto di fuga...
g- chiudere casa: stendere i panni, passare l'aspirapolvere, "lanciare" il lavastoviglie, raccogliere le immondizie, pulire le lettiere dei gatti, preparare la loro pappa, portarli nella sala di là, bagnare le orchidee...
h- preparare la borsa, con la guida di Torino, i biglietti stampati del treno e dell'invito, verificare i vari indirizzi su Google maps, ricercare gli orari di apertura musei e mostre alla ricerca di qualcosa aperto e compatibile con la mia schedule, verificare il look alla luce degli impegni mondani, della praticità, delle necessità del soggiorno, comunicare alla padrona di casa l'orario di arrivo previsto, prevedere nel bagaglio i dolcetti di marzapane tedeschi, omaggio alla gentile ospite... rifare la manicure, aggiustare la depilazione, scegliere i gioielli -gioielli...'na collanina e un ring da pura presenza-, un salto dalla parrucchiera per la messa in piega (e la stampa delle mappe di Google saltano, quando ubi maior...)
Che elenco noioso.

Adesso, è tutto il giorno che penso. Se fossi stata da sola? Senza prole intendo. Se fossi stata sola i punti da risolvere si sarebbero limitati drasticamente in numero e in complessità di intervento.
Si sarebbero ridotti infatti da 8 a 4: a, b, g e h.
Il punto f, chiudere casa, si sarebbe rivelata procedura parecchio più snella, pur rispettando sempre i parametri di ordine domestico minimo standard. Lassi, assicuro. Mica sarebbe occorso sistemare il caos della bimba e, soprattutto, lasciare la casa in ordine, meglio, attivabile nei suoi processi normali al rientro...

Altra notevolissima differenza, rispetto al se fossi stata sola, appunto, il rientro:
Oggi, appena messo piede fuori dalla Stazione ho provveduto alla spesa per la sera,  mi sono fiondata a casa, cambiata in tutta fretta, scesa a scuola a prendere Ari, provveduto al bagno di entrambe, recuperato vestiti e masserizie sparse dallo zio, presieduto ai compiti di Ari da svolgere a casa,controllato le comunicazioni dalla scuola,  preparato la merenda prima,e la cena dopo, cambiato le lettiere ai gatti, fornito la pappa; dopo la cena, lavaggio dentini, pipì, pettinare i capelli ingarbugliati da ieri, rigovernato casa...
Ecc, ecc, ecc.

E io non ho una occupazione fissa e ho solo una bimba! E se ne avessi avuto due di bimbi e lavorassi? Ecco, anche nel caso, improbabile, in cui fossi, ostinatamente, comunque andata a Torino....non ci sarebbe certo stato il tempo di scriverlo questo post!

23 novembre 2011

Una parola bella...

Ieri sera, a cena.
Ari: "Io ho una parola bella con la letterina "F"...ma bella,bella..."
Io: "Fata...Foca...Flauto..."
Ari: "No, no, no. FAMIGLIA!"
Io: "Bella! E io ne ho una con la letterina "L"
Ari: "Lumaca?"
Io: "No, LUCE"
Ari:"Mah! famiglia è più bella di luce"
Io: "Eh, ma la luce illumina, tutto, scalda"...
Ari: "Sì ma non dà l'affetto e il calore del volere bene della famiglia...capisci?"
...
Sì, capisco.

15 novembre 2011

Siamo andate a Ddorf.

Siamo arrivate a Weeze, c'era il vento, come al solito, che ci ha fatto impennare i baveri delle giacche e chinare la testa. Sullo Shuttle per la stazione, le musichette di carnevale ricordano che è -era- l'11/11.
Ai lati, la campagna cobalto; profili sicuri delimitano i volumi dei campi, della strada, dei nuclei dei villaggi.
Alla stazione c'era Anna ad aspettarci. Un sorriso con una donna intorno. La biblioteca, il parcheggio lì davanti, la strada dal parcheggio lì davanti alla nostra zona... Tutte cose note.
In casa di Anto, l'odore della casa di Anto. Una combutta tra gli effluvi di cucina e gli aromi dei detersivi per lavarla. Quattro chiacchiere, cinque sbadigli. Ciangottio di stoviglie nel lavello, poi il silenzio delle camere. E' tardi e la settimana è stata lunga.
Fuori dalle finestre, il buio come pece solida.
Il resto, nei restanti giorni:
Martinszug all'Ostpark, lanterne, trombe e tamburi, lieder, il cavallo di San Martino, il fuoco, i dolci per i bimbi, le candele fumigolanti nei portici delle case.
Il brunch IOL a Les Halles, sontuoso e decadente in cornice pop-gotica.
http://www.les-halles.de/
Gli acquisti pre-natalizi da Strauss, quest'anno la palette prevede il brunito argento, bronzo e un tocco di malva.
http://www.strauss-innovation.de/
Dal dentista per il controllo di Ari, lui occhi dolci da iraniano, impettito come educazione tedesca impone.
All'asilo Steineriano per una Besuch, le maestre coi pigli e cipigli da bersaglieri, intente all'opre femminili, in ossimoro evidente. Bimbi plurimi, vestiti in costosi pannolenci, in disordine sparso tra costose architetture lignee auto-assemblate.
Passeggiata lungo il Dussel, su e giù. Ne conosciamo ogni buca, ogni albero...figurati se non ci accorgevamo dell'assenza delle oche, alla fine del sentiero: un silenzio "assordante".
Domenica alla trattoria da Rika, il jap dell'angolo, cena di mamme italiane. Scopriamo che parlano qualche parola di italiano, pure, i simpatici gestori. Le mamme invece parlano, parlano, parlano...

Siamo andate a Ddorf ed era come non essere mai venute via...
    

10 novembre 2011

Le cose che oramai non noto più.

Da qualche parte, deve esserci ancora. O forse l'ho proprio reso post e pubblicato: l'elenco delle cose che mi facevano pensare: "Dio, ma cosa ci faccio qui!". Per qui, in questo caso, intendo L'Italia (un elenco diverso nella sostanza, ma mosso dagli stessi moventi emotivi, giace scritto e dimenticato per quanto riguarda/va la Germania. Prima, questo succedeva prima del rientro.)
Ora però "qui" è il qui di ora e quell'elenco, e io che lo scrivo e lo stato d'animo che mi muoveva a scriverlo, ecco, sono lontani anni luce. Invece era solo 3 mesi fa.
Delle cose che non rilevo più come insopportabili:
L'andirivieni caotico e distratto delle persone al supermercato. Su e giù, avanti indietro e stop imprevedibili, con scontri di carrelli e di corpi, nessuno sguardo e scariche di irritazione subitanea. Ora non le vedo più. O probabilmente sono arrivata ad essere io, una di quelle persone.
Le macchine che accostano dovunque e pure si irritano, i conducenti, se mostri insofferenza.
Le macchine che sfrecciano a 60 orari, minimo, in zone residenziali.
I marciapiedi fantasma, che sono grandi, ampi e pavimentati poi si stringono e spariscono inghiottiti dalle corsie stradali. E i pedoni ciccia! A strisciar accanto ai muri delle case come gechi.
Le mamme che urlano ordini perentori, ma poi tralasciano di dare un seguito concreto... e persistono a sbuffare e inveire per ore.
La gente che parla, parla dei fattacci propri a voce sostenuta nelle sale d'aspetto, nei pullmann, negli uffici e nei punti vendita....e servono il cliente così, meccanicamente e pure, mentre stanno discutendo al telefono svelando al mondo le loro sanguinose faide familiari, nei momenti topici interrompono l'erogazione del servizio - la pratica del resto si inceppa, il palmo offerente parte del reso si blocca a mezz'aria, in attesa che l'altra mano completi il gruzzolo del totale dovuto...

E quelle cose, alcune almeno, che invece (ancora?) non mi vanno proprio giù:
Gli asfalti sconnessi delle strade, con il cotè di guard rail di lamiera distorta, le cartacce e lo sporco, i giardini le aree verdi semi abbandonati, l'assenza dei grandi alberi;
la città brutta, malgestita, la segnaletica improvvisata e poco leggibile, fagocitata da cartelli pubblicitari assordanti e sciatti, dalla grafica impraticabile;
l'impossibilità di un dialogo "oggettivo" senza schieramento di parte, la reattività immediata ad ogni accenno di non adesione, che sia un parente o l'edicolante all'angolo...

Se fossi giovane scriverei: "chissà se mai mi abituerò". Adesso, invece: "chissà quando mi abituerò!"