Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

14 aprile 2011

Le aspettative soddisfatte e quelle deluse. Parte prima



Comincia il Countdown, psicologico, al fatidico rientro. Me ne accorgo perché capita spesso di pensare a quelle cose che mi hanno sorpreso durante la mia esperienza tedesca; positivamente e negativamente. Quando sono arrivata non avevo copertura culturale di questo paese. Non conoscevo la lingua, non avevo studiato nulla di specifico a scuola -che non fossero le vicende storico-belliche e qualche bla-bla di storia della filosofia-
Diciamo che avevo dei preconcetti, ma non sapevo di averli. Il riferimento concreto più attuale mi era offerto dalle pagine dei numerosi cataloghi di corrispondenza che sfogliavo distrattamente a casa della Marghe, specificamente nel cesso, e da qualche racconto delle mamme delle mie amiche italo-tedesche...Ma quelli erano tranche de vie di un'epoca comunque distante. Poi all'idea, sempre generica, di efficienza, solidità, affidabilità teutoniche contribuivano, così alla rinfusa, i cataloghi delle istruzioni di lavatrici, macchine e lavastoviglie; le cucine Bulthaup, tutto un riflettere di acciai e cassetti che sccccivolano silenziosi su cuscinetti in materiali sofisticati; le sorelle Kessler -Omsa che gambe!- che in un'intervista dichiaravano la loro ossessione per la puntualità.

Per la pomposità le musiche di Beethoven, per me legate sempre e solo alle musicassette nel contenitore in similpelle "Selezione del Reader Digest", che troneggiava nella macchina di mio padre. Quella della quinta sinfonia era smangiatissima, risultava di gran lunga la più ascoltata. Seguivano quelle della sesta, la pastorale, la nona..le altre credo giacciano ancora intonse nel loro sarcofago di plastica sagomata...Per le insane abitudini riguardo all'alimentazione delle famiglie tedesche ricordavo un famoso "nanetto" dei bambini che si mangiavano il dentifricio, dai tempi delle vacanze a Jesolo, quelli che sugli spaghetti ci volevano la ketchup, la cipolla tagliata fresca e divorata sul pane nero alle otto del mattino...E poco altro.

Quattro anni dopo ecco l'elenco, in ordine rigorosamente sparso, delle illusioni deluse e delle realtà confermate.
- La lingua...impossibile! adesso capisco perché gli immigrati poterono stare in Germania 20 anni senza imparare un tedesco decente!
- Un rapporto più disinibito con il corpo. Negativo. l'impressione in Italia è viziata dal fatto che, ancora, qui sussistono le saune unisex...ma c'è molta ritrosia e diffidenza rispetto al corpo "sensuale".
- Il cibo...Non so se sono capitata in un'onda mediterranea, ma almeno a ddorf si trova praticamente tutto quello che serve a un italiano medio per riproporre le ricette di casa nostra. Magari un pò più caro, ma a volte anche no.
- Il cibo. La cucina locale. Difficile da trovare nei locali e quasi impossibile nelle case dei tedeschi...però alcune ricette meritano di essere provate. Grande uso di carne di maiale, e la base sono sempre i lardi e le sugne animali, schmaltz, però, ogni tanto. Standing ovation alla birra, alle Matjes, le aringhe sfilettate servite con anelli di cipolla bianca e pane nero, al pane, alle noci, alle fragole...l'elenco si fa lungo, occorre dedicarci più righe.
Tanto questo è un post "to be continued", intanto ecco il link alla mia kneipe preferita!

11 aprile 2011

Tutto in uno

Fine settimana intenso. Venerdì cena con le Mamme d'Italia, e abbiamo scoperto parlando con le nostre "rivelatrici culturali", le due mamme tedesche che hanno figliato con due italiani,  che mentre in Italia le parti genitali dei bimbi si indicano con nomignoli simpatici, vezzeggiativi, in Germania invece già da piccoli: quella è la Scheide e quello il Penis...
"Ari, vieni che puliamo la sabbietta dalla vulva!", agghiacciante.
Per puro intento ludico sto raccogliendo i nomignoli italiani: frinfina, pimpinella, passerotta, giuseppina, farfallina, patatina...E, per lui: pisellino, giovannino, pipino...

Sabato a passeggio in Flingern. Raccatto Vince che dimentica la chiave nell'appartamento; a Ddorf  le porte degli appartamenti si chiudono a scatto, clack: 100€. E' il costo dell'omino che te la riapre. 2 secondi la durata dell'intera operazione. Comunque la Vince la chiave di scorta l'ha lasciata alla vicina di sotto che però rientra nel pomeriggio. Usciamo e decidiamo per un caffe da Zia Pina, un barino - in realtà si chiama Oma Erika- che ha l'indubbio vantaggio di fronteggiare il parco giochi della piazzetta. Ci sediamo, ordino contro il suo parere, un espresso, difendo la mia scelta quando nella tazza scorgo una bella schiumetta, "è troppo chiara" fa lei,secca. Assaggio, disgustoso, penso, disgustoso dice la mia faccia, "te l'avevo detto" dice la Vince. Non replico non perché non voglia, ma perché ci viene incontro Ari che era sgattaiolata al parco giochi, ora sembra una maschera di sangue. Argh. Farfuglia qualcosa, pulisco bene e scopro che il dentino dondolante superiore anteriore destro, è caduto. Lo salvo da sicuro inghiottimento. Brandisco al sole il piccolo trofeo. Ari è felice. Vince ha un mancamento -non sopporta la vista del sangue, e io mi sento vendicata. Per il caffè.
E per il dente, ci voleva una bella altalena in faccia per chiudere questo lento dondolio...

Sabato sera suggello della riconciliazione con R. A casa sua. Discorsi piacevoli, sembrava tutto come due anni fa, prima che R. si separasse. Stessi mobili, stessa gente, il carrello degli antipasti...Tutto. Quasi. Sono cambiati due fidanzati, il padrone di casa, e il fidanzato dell'amica americana, il contenitore -la casa intendo- che adesso è un appartamento, e c'è un solo gatto...Ma, come due anni fa, la televisione è accesa, su Rai uno. Nessuno ascolta, si discute appassionatamente, di politica. Italiana. Che di quella tedesca, se mai si discute, lo si fa con pacatezza e distacco.

Domenica c'è il sole e, finalmente, fa caldo. Passiamo in bici per i parchi in piena fioritura, l'erba è verde e lucida. Pioggia di petali dai rami,...
La sera alle 20,30 è ora delle nanne. Ma c'è ancora tanta luce. Tre giorni fa era buio. Penso che la Primavera, così come in Germania, non l'ho vista mai.

6 aprile 2011

Due culture diverse.

Quando sono arrivata in Germania mi sembrava tutto così diverso e distante. Un altro mondo. Poi, piano piano sono diventata un pezzetto di questo mondo. E adesso faccio fatica a rintracciarle tutte quelle differenze, e soprattutto a percepirle come disagevoli. Esempi acclaranti. La gente ferma immobile alle fermate del tram; il silenzio nei tram; la gente che arriva sempre tutta insieme, puntuale, 5 minuti prima in palestra e 5 minuti dopo la lezione, è già scivolata via, silenziosa; la verdura, certi cavolfiori, le lunghe radici nere, il rabarbaro...; il banco dei latticini; tutti in bicicletta e sdraiati al parco quando c'è il sole e due ore dopo, con la pioggia, non c'è in giro nessuno. E dove si sono rintanati?; l'arredo delle vetrine dei negozi, un tripudio di galline e animali aiensi; l'abbondanza di deco più o meno kitsch legate alla stagione, la Pasqua, San Martino, il Natale; le notti. Così buie. L'inverno, così lungo...E mille altre. Ora tutto scorre intorno a me e io con la corrente.  E le previsioni si seguono ora per ora, e non è un problema, in palestra ci si va 5 minuti prima e 5 minuti dopo, via veloce tutta roba in borsa, si è già in strada, alla bicicletta; ogni tanto mangio pure le radici che hanno un gusto tra la patata e l'asparago...

Però ogni tanto incappi in qualcosa così platealmente ambiguo, a seconda del punto di vista cambia totalmente di significato. In genere ha a che fare con quella cultura che s'iscrive nei nostri corpi. Tipo questo:


All'ingresso del Saturn, un invito per le grandi offerte del periodo. In Italia, via, l'invito a entrare lì dentro creerebbe qualche timore...

Sai, lui è malato per la frinfri...

Sabato è giorno di pulizia accurata, anche dell'ostrichetta. "Ah, se Amrid vedesse così la mia frinfri." Commenta Arianna. "Come scusa?" Faccio io, antenne sollevate- Amrid è un suo compagnetto dell'asilo: "Amrid è malato per le frinfri..."."Cioè?". "Cioè -sbrigativa- come tu sei malata per lo Yoga e papà per il Russo, lui è malato per le frinfri, gli piacciono, proprio..."." E cosa fa?". "Le guarda!". "Ah, e a te non dà fastidio". "Mah...mamma sai, è la vita..". Arianna la saggia.
Ieri mattina all'asilo guardavo Amrid, il piccolo indiano Sikh con le passioni carnali, e pensavo che l'imprinting sessuale di mia figlia è indissolubilmente legato ad un maschio magro, alto, scuro di pelle, con una lunga treccia di capelli lucidi e neri avvolta a cucù -per mesi l'ho scambiato per una bimba- e grandi occhi verdi chiari.

Mooolto multiculti...

4 aprile 2011

Stereotipi in musical, vai Romeo Ca(l)zone!

Domenica è stata una giornata particolare. Siamo state alla Tonhalle con Arianna. La Tonhalle è la filarmonica di Dusseldorf:

 e all'interno:


Alla Tonhalle organizzano rassegne, alcune per i single vetusti che (s)popolano questa città, altre specificatamente dedicate ai bimbi, le Sternschnuppen. Lo scopo è avvicinare i bimbi alla musica, attraverso rappresentazioni e gli strumenti musicali "dal vivo". Bello vero? Peccato che trovare posto è quasi impossibile. Dati il costo abbordabile e le molte richieste... Caso ha voluto che Petra e Tomek, i genitori di Pola, compagna di Arianna, siano dovuti partire,  lei in Tibet e lui in Polonia con la bimba. E avevano dei biglietti inutilizzati...ed ecco che domenica siamo qui.
Arriviamo, Ari sfoggia un vestitino di velluto rosso e un paio di scarpe "normali", e non i soliti scarponcini che accompagnano i bimbi tedeschi dal primo anno di vita fino alla pensione, si fionda al centro dove hanno predisposto cuscini multicolori Dopo una decina di minuti entrano gli attori-musicisti; si presentano: Mozzarella, Romeo Calzone (pronunciato Cazzone) e Diavolo...Occhiali scuri, gestualità spiccata...Il sorriso mi si è, come dire, un attimo bloccato sulle labbra...
La trama è pressapoco così: un gruppo di suonatori di origine italiana non riesce a suonare bene insieme, si accusano l'un l'altro dell'insuccesso, litigano, alla fine chiamano un commissario specializzato in "musicalità" e questo, anzi questa che è una lei, coinvolgendo nell'indagine i bimbi, scopre le ragioni dell'insuccesso, legate al fare musica. Si aggrega infine al gruppo e ne diventa la prima ballerina.
I quattro attori sono bravi, ci sanno fare coi marmocchi e l'happy end spazza via il sospetto di razzismo. Ma tutti,proprio tutti gli stereotipi sugli italiani sono sciorinati con dovizia di particolari, dall'aspetto esteriore: abito scuro stile pizza connection, capelli neri, occhiali scuri, gesti esagitati e, venendo alle caratteristiche umane, litigiosità, tendenza alla corruzione e al non rispetto delle regole, timore dell'autorità, servilismo, seduzione compulsiva...
Che dire. Io non mi ci ritrovo. Però con le nostre alte sfere che non fanno altro che reiterare e ratificare questi atteggiamenti, e in Italia non ci si rende bene conto di quanto costi perdere immagine, mi sa che hanno ragione loro...

Per chi fosse interessato: Kommissarin Flunke und die Schurken