Pesco a caso tra i punti condivisi dell'elenco del post precedente. Ah, per correttezza: http://memy89.wordpress.com/2012/01/24/sessione-desami/ (sempre questa soggezione a citare il blog di qualcuno. Dimentico che se c'è un blog è per farsi leggere, e più lo leggono meglio è...in questo, come già detto non ho ancora risolto il conflitto tra raccontare e raccontarmi, indi trasferisco la mia pruderie sugli altri blogger, in genere ben più disinvolti).
Chiuso, via. Ah! E mutatis mutandis rispetto all'originale Lidl=Aldi.
Aldi in Germania è un'istituzione. Aldi nord e Aldi sud sono proprietà di due fratelli. I più ricchi contribuenti tedeschi. Aldi era sinonimo di prodotti di bassa qualità a bassissimo costo. Esempio negativo di come si possa mangiare male solo per risparmiare qualche euro...Tipico da -certi- tedeschi.
Layout basic, scatoloni aperti e lasciati a terra, con gli avventori che ci pescano dentro fino ad esaurimento scorte, stagionalità dei prodotti, primoprezzo. Da qualche tempo, almeno da quando siamo atterrati in teutonialand, Aldi si è arricchito di linee di prodotti di qualità. La cucina italiana, per esempio, ma anche una linea bio e i freschi, carne, verdura e frutta e, a rotazione, persino deli da tutto il mondo. Cosa resta del vecchio Aldi?
L'allestimento scarno, le luci al neon che rendono tutto poco appetitoso, la logica del prezzo rasoterra, la rapidità schizofrenica delle cassiere, la loro indisponenza. Già normalmente le procedure alle casse sono accelerate rispetto all'Italia. Le merci devono sparire dal banco nel giro di pochi secondi. Il banco dove staziona la spesa alle casse è ridotto. Non più di 40cm (presente i nostri? una pista d'atterraggio!). In genere la gente prepara il contante contato. Così che non ci si cincischia nel raggiungere la borsa, ravanare alla ricerca del borsellino, e guarda se ci sono i soldi, ti cade la carta di credito, poi cerchi il bancomat e via discorrendo...I vecchi sono ancora più pedanti dei giovani. Al contrario che da noi. Poi le borse sono ben predisposte all'accoglienza sul carrello. Piccoli incoraggiamenti allo smaltimento veloce.
Ma da Aldi la cosa raggiunge il parossismo di Tempi Moderni. Una volta una commessa, chiaramente infastidita dalla mia "lentezza", mi ha rovesciato i prodotti direttamente nel carrello e non si è fermata neppure quando, per lo spostamento dei gravi in caduta libera, il carrello si è discostato dalla cassa così che tutto cadeva fragorosamente a terra...A quel punto sono scoppiata a ridere, la scena era comica, una risata che in Germania spesso sortisce degli effetti positivi (in Italia invece il più delle volte viene presa come risata di scherno,quindi esaspera). Ecco. Allora, e solo allora, si è fermata...
Ah, la spesa da Aldi...un'altra di quelle cose che NON mi mancherà della Germania...
"Lassù nella Renania, tra anse e ponti d'or, tra l'aspre nubi echeggia un cantico d'amor..." Una montanara DOC racconta la sua Dusseldorf...E il suo rientro nel patrio stivale.
Autunno
26 gennaio 2012
25 gennaio 2012
Cosa ho imparato in 4 anni in Germania.
Il titolo l'ho rubato. Da una blogger ventenne, più o meno presumo, dopo un'esperienza Erasmus in Germania. Ecco l'elenco suo in versione integrale, in neretto le esperienze che sento di condividere:
- Ho imparato a parlare tedesco
- *Ho imparato a lavare i piatti senza farmi la doccia
- *Ho imparato ad usare Skype
- *Ho imparato a sentirmi orgogliosa di essere italiana
- *Ho imparato a bere litri e litri di birra senza ubriacarmi
- *Ho imparato a scegliere in fretta cosa ordinare al ristorante
- *Ho imparato le linee dei tram di Dresda
- *Ho imparato a scrivere un testo argomentativo in inglese
- *Ho imparato ad aprire e chiudere contratti di telefono, internet e affitto in tedesco
- *Ho imparato che l’Italia è l’unico Paese europeo dove Andrea è un nome maschile
- *Ho imparato ad immatricolarmi in un’università estera
- *Ho imparato che niente è per sempre
- *Ho imparato cos’è la nostalgia
- *Ho imparato che se vai a ballare con la tuta non importa, conta divertirsi
- *Ho imparato che l’autostrada tedesca non ha limiti di velocità nè caselli
- *Ho imparato che gli uomini sono incomprensibili indipendentemente dalla nazionalità
- *Ho imparato a scrivere in tedesco senza dizionario
- *Ho imparato a modificare la lingua di inserimento degli sms in 5 nanosecondi
- *Ho imparato a dire “cin cin” in tutte le lingue europee
- *Ho imparato a prendere l’aereo da sola
- *Ho imparato a viaggiare da sola
- *Ho imparato a fare colazione
- *Ho imparato ad incazzarmi
- *Ho imparato a ricredermi sulle persone, dopo averle conosciute meglio
- *Ho imparato che in Germania non è tutto così oro come sembra
- *Ho imparato a distinguere le diverse birre e le diverse salsicce
- *Ho imparato che anche i treni tedeschi a volte fanno ritardo
- *Ho imparato a mangiare un kebab senza rovesciarmelo addosso
- *Ho imparato ad apprezzare le cose belle in mezzo alla miseria
- *Ho imparato molto sulla storia della DDR
- *Ho imparato come sono le feste tedesche e i locali tedeschi
- *Ho imparato cos’è un Vorparty
- *Ho imparato una forza che non credevo di avere per andare avanti
- *Ho imparato quando piangere e quando smettere
- *Ho imparato a prepararmi in 5 minuti
- *Ho imparato a non aver paura di parlare con sconosciuti
- *Ho imparato quando smettere di bere
- *Ho imparato a fumare il narghilè
- *Ho imparato ad usare Megavideo
- *Ho imparato a prendere appunti in tedesco
- *Ho imparato a tradurre con metodo
- *Ho imparato a volermi bene
- *Ho imparato a fare la spesa al Lidl
- *Ho imparato quanto sia bello tornare a casa dopo mesi lontani
- *Ho imparato che per chi ti vuole bene la distanza non conta, loro ci sono
- *Ho imparato di chi fidarmi e di chi no
- *Ho imparato a dormire in una stanza singola
- *Ho imparato ad essere fredda e razionalizzare le espressioni d’affetto (tipico atteggiamento tedesco XD)
- *Ho imparato a studiare in un’università estera
- *Ho imparato come funziona l’università in Germania
- *Ho imparato che non tutti i ristoranti italiani all’estero sono buoni
- *Ho imparato che in Germania c’è pieno di italiani
- *Ho imparato a darmi da fare per cercare libri per la tesi
- *Ho imparato a capire film interi in tedesco
- *Ho imparato che non è vero che in Erasmus tutti fanno sesso con tutti
- *Ho imparato che non è vero che l’Erasmus bisogna farlo da single
- *Ho imparato che voglio Starbucks e Nordsee in Italia
- *Ho imparato la puntualità
- *Ho imparato che a volte basta una chiacchierata per abbattere anni di pregiudizi
- *Ho imparato solo 3 parolacce in tedesco
- *Ho imparato a viaggiare con poco peso
- *Ho imparato quanto sia bello riabbracciare e persone
- *Ho imparato cosa siano gli addii
- *Ho imparato a declinare gli aggettivi senza pensarci 5 minuti
- *Ho imparato a prendere decisioni importanti da sola
- *Ho imparato a chiedere
- *Ho imparato cosa vuol dire dividere una cucina con altre 7 persone
- *Ho imparato a capire cosa voglio da me stessa e dagli altri, a chiederlo e a ottenerlo
- *Ho imparato ad organizzarmi
- *Ho imparato a non perdere un attimo dei 6 mesi che ho vissuto
- *Ho imparato ad andare all’università alle 9, dopo aver fatto festa fino alle 4 del mattino
- *Ho imparato ad aggiornare un blog regolarmente
- *Ho imparato per cosa vale la pena arrabbiarsi e a non prendermela per le bambinate
- *Ho imparato a lasciarmi andare
- *Ho imparato il carpe diem
- *Ho imparato che l’università tedesca su tante cose è più avanti della nostra
- *Ho imparato a risparmiare
- *Ho imparato che le occasioni vanno colte sennò le perdi (o magari le prende qualcun altro)
- *Ho imparato che un sorriso a volte vale più di mille parole
- *Ho imparato ad amare la neve e i mercatini di Natale
- *Ho imparato ad uscire sempre senza dizionarietto
- *Ho imparato nuove strade, conosciuto nuovi luoghi, apprezzato nuove compagnie
- *Ho imparato che i tedeschi bevono un sacco
- *Ho imparato a non bere mai più vodka polacca
- *Ho imparato ad apprezzare il silenzio
- *Ho imparato che in Erasmus gli amici sono una famiglia
- *Ho imparato a non lamentarmi
- *Ho imparato a fare e spedire pacchi
- *Ho imparato ad essere essenziale
- *Ho imparato che non tutti i biondi sono belli XD
- *Ho imparato a bere il caffè americano
- *Ho imparato a tenere un’agenda
- *Ho imparato ad apprezzare le salse
- *Ho imparato a mangiare la pasta come contorno
- *Ho imparato cos’è il vero freddo
- *Ho imparato a conoscermi meglio
- *Ho imparato a spingermi dove non credevo di poter mai arrivare
- *Ho imparato a cercare offerte di voli, treni, autobus
- *Ho imparato a non perdere nessuna festa
- *Ho imparato che quest’Erasmus mi ha cambiata, maturata e cresciuta
L'elenco si divide in tre fonti d'ispirazione. Una legata alla tipica esperienza Erasmus (e qui non ravvedo sovrapposizioni); una all'esperienza da expat, lontano da casa; una legata agli aspetti dei tedeschi visti dagli italiani. Che non li metti a fuoco finché non ci sei, da italiana in Germania... Alcuni punti meritano, a mio parere, una spiegazione più diffusa...tipo il due: "Ho imparato a lavare i piatti senza farmi la doccia."
In Germania il monolavello in cucina è la regola. Alla richiesta del perché, anche con spazio a disposizione, anche a fronte di disponibilità economiche, si rinunci alla vistosa comodità del doppio lavello la risposta è sempre la stessa: abbiamo la lavastoviglie. E qui si apre tutto un mondo di quesiti..ma la frutta la lavano mai? ma la lavastoviglie la movimentano anche solo per risciacquare le tazze la mattina (risposta:no, che l'acqua costa cara) e non capita mai di lavare qualcosa che in lavastoviglie non ci sta (quasi mai e comunque nel caso non la si risciacqua dal detersivo...) Conclusione. E' un'altra delle schizofrenie tedesche.
Il resto a dopo....
22 gennaio 2012
Quelle scalette che tu mi fai far...
Sapete quei depliant da stampa litografica, i rossi e i blu sparacchiati, i dettagli delle foto fuori registro...ne ho scovato uno, qualche tempo fa, dedicato alle scalette di Bergamo, con descrizione degli itinerari. Che poi il testo era la parte vincente di questi pieghevoli. Tutto un fiorire di prose rotonde, citazioni dotte, inviti alla distensione e alla contemplazione delle meraviglie artistiche della nostra città....le cartine erano, erano...sono!, invece assolutamente approssimative, cara grazia che ci siano, e le indicazioni pratiche, assolutamente random.
Le Lonely Planet erano di là da venire.
Oggi ho preso la cinguetta, sfuggito il pranzo domenicale coi nonni, che poi, cara grazia numero due, bene che ne circolino ancora quattro, ma il dribbling si fa doppio...scarpe comode, borraccetta, mela e via! Con il nostro vetusto depliant sottobraccio su per le scalette di Bergamo.
Lasciata la macchina in zona piscine, che io ricordavo sempre sgombra, invece oggi ci sono pure i parcheggiatori abusivi...non lasciando la mancia ho persino temuto ritorsioni...abbiamo iniziato con la scaletta delle More. Dove abitava il primo moroso di mia sorella. Sempre stata oculata nello sceglierli ben strutturati. Lungimirante!
Da lì, salendo, è sceso un mare di ricordi. Non so davvero quando è stata l'ultima volta in Città Alta per scalette (ce ne sono diverse, ma le più tipiche, che attraversano ville e orticelli e gradoni collinari offrendo viste "mozzafiato" sulla parte monumentale della città, "cartoline nelle cartolina", sono queste occidentali.)
Mò cerco le foto -i virgolettati sono tratti dal depliant, un mito dell'ispirazione turistica romantica...
Eccone una, di primavera...
E un'altra,tanto per ribadire.
Dopo le More: lo Scorlazzino e lo Scorlazzone, dai nomi tanto giocondi. In realtà -leggo- erano attrezzi da macellaio. Le scalette ai tempi miei erano passaggi angusti, i muri deformi accoglievano rovi e ortiche, d'inverno si scivolava sul ghiaccio, d'estate la fanghiglia scoraggiava romantiche passeggiate. Erano buie e prescelte dai "maniaci" per condividere con le ignare ragazzine la vista dei loro pregiati gioielli...Noi, ragazzine, le evitavamo, ma a volte ci arrischiavamo perché da lì "si faceva prima" ad arrivare a scuola.
Una volta "su" in San Vigilio, all'arrivo dello Scorlazzone, si può solo scendere al passeggio di Città Alta, che oggi era traboccante di gente. Avevo promesso ad Ari un gelato e così siamo entrate nella pasticceria dove andavo sempre. I ricordi sono diventati "papillari". Sapevo esattamente il sapore di quei panini con la crema di pollo, di quelle frittelline ripiene di crema, della crostata alla frutta...che lì la tagliano a fette molto oblique come per le potature o i gambi dei fiori recisi...l'effetto è spettacolare.
"Lì" è qui:
Il pomeriggio sportivo ha lasciato il posto a quello culturale, al Teatro sociale, che ricordavo in splendida decadenza. Invece è stato restituito alla città in una rinnovata aggraziata versione ottocentesca. Tutto giusto ma...come mi manca il vecchio teatro, l'odore di legno, le sue macchine, i palchi sfregiati da un antico incendio, il buio sinistro oltre il loggione...
...La rappresentazione era una versione di "La bella addormentata nel Bosco". Niente di più appropriato, per me, oggi.
Le Lonely Planet erano di là da venire.
Oggi ho preso la cinguetta, sfuggito il pranzo domenicale coi nonni, che poi, cara grazia numero due, bene che ne circolino ancora quattro, ma il dribbling si fa doppio...scarpe comode, borraccetta, mela e via! Con il nostro vetusto depliant sottobraccio su per le scalette di Bergamo.
Lasciata la macchina in zona piscine, che io ricordavo sempre sgombra, invece oggi ci sono pure i parcheggiatori abusivi...non lasciando la mancia ho persino temuto ritorsioni...abbiamo iniziato con la scaletta delle More. Dove abitava il primo moroso di mia sorella. Sempre stata oculata nello sceglierli ben strutturati. Lungimirante!
Da lì, salendo, è sceso un mare di ricordi. Non so davvero quando è stata l'ultima volta in Città Alta per scalette (ce ne sono diverse, ma le più tipiche, che attraversano ville e orticelli e gradoni collinari offrendo viste "mozzafiato" sulla parte monumentale della città, "cartoline nelle cartolina", sono queste occidentali.)
Mò cerco le foto -i virgolettati sono tratti dal depliant, un mito dell'ispirazione turistica romantica...
Eccone una, di primavera...
E un'altra,tanto per ribadire.
Dopo le More: lo Scorlazzino e lo Scorlazzone, dai nomi tanto giocondi. In realtà -leggo- erano attrezzi da macellaio. Le scalette ai tempi miei erano passaggi angusti, i muri deformi accoglievano rovi e ortiche, d'inverno si scivolava sul ghiaccio, d'estate la fanghiglia scoraggiava romantiche passeggiate. Erano buie e prescelte dai "maniaci" per condividere con le ignare ragazzine la vista dei loro pregiati gioielli...Noi, ragazzine, le evitavamo, ma a volte ci arrischiavamo perché da lì "si faceva prima" ad arrivare a scuola.
Una volta "su" in San Vigilio, all'arrivo dello Scorlazzone, si può solo scendere al passeggio di Città Alta, che oggi era traboccante di gente. Avevo promesso ad Ari un gelato e così siamo entrate nella pasticceria dove andavo sempre. I ricordi sono diventati "papillari". Sapevo esattamente il sapore di quei panini con la crema di pollo, di quelle frittelline ripiene di crema, della crostata alla frutta...che lì la tagliano a fette molto oblique come per le potature o i gambi dei fiori recisi...l'effetto è spettacolare.
"Lì" è qui:
Il pomeriggio sportivo ha lasciato il posto a quello culturale, al Teatro sociale, che ricordavo in splendida decadenza. Invece è stato restituito alla città in una rinnovata aggraziata versione ottocentesca. Tutto giusto ma...come mi manca il vecchio teatro, l'odore di legno, le sue macchine, i palchi sfregiati da un antico incendio, il buio sinistro oltre il loggione...
...La rappresentazione era una versione di "La bella addormentata nel Bosco". Niente di più appropriato, per me, oggi.
21 gennaio 2012
Hallo!
Nuovo anno. Quest'anno ho deciso di cambiare tante cose, rispetto ai precedenti inizi d'anno. Prima fra tutte niente più lista dei buoni propositi. Ci sono talmente tante fonti di frustrazioni, inutile aggiungerne. E niente più planning per organizzare vita, ferie e spostamenti. Con l'età l'istinto si è auto-regolato. Come con la sveglia.
Quando è già puntata, qualcosa mi fa svegliare qualche minuto prima dell'allarme. Una volta, dovendo rientrare in Italia da Ddorf, forse proprio due anni fa quando Neanderthal e prole rimasero tre giorni a rimbalzare come palline di flipper tra gli aeroporti dei due Paesi, causa neve...
...Dovendo raggiungerli, mi svegliai la mattina del volo alle 4.45 constatando, con sgomento, che l'allarme delle 5 era disinserito.
Quando è il tempo di fare le cose, viaggi, vacanze, tac...mi attivo a tempo debito. Più o meno. Ma più che se l'avessi programmato.
Il post però approfitta del saluto di inizio d'anno per parlare di un'altra cosa. Ci sono parole che assumono significati affatto diversi dai loro propri, se usate in un contesto colloquiale e in certe situazioni dialogiche. In inglese si chiamano particles. In Italiano..non lo so che ho trovato solo il termine inglese.
Una particle tedesca di particolare effetto è, appunto, "Hallo!"
Sì, vuole dire ciao. E fin qui...Si dice un sacco anche "ciao!", come in italiano. Ma solo quando te ne vai, che se lo usi quando incontri una persona ti guardano male (tra l'altro "ciao!" lo pronunciano benissimo. Così bene che viene facile pensare che chi lo dica sappia anche tutto il resto. Poi controllando l'etimologia salta fuori che effettivamente pare derivi da "Tschüss!" tedesco. Che vuole dire, ça va sans dire: "ciao!")
Hallo pronunciato: "Halòòò", con la mano davanti al volto come per proteggersi da un riverbero insidioso e rivolto a un'altra persona invece significa: "..Azz stai facendo, cretino!"
Sì, sì. Proprio così. Tagli la strada a un ciclista, per esempio, quello frena bruscamente, tira su la manina di taglio, ti guarda e fa: " Halòòò!"
Mica avevo capito, all'inizio. E io rispondevo bella giuliva, sorridendo rasserenata di una reazione tanto accomodante, malgrado le mie evidenti malefatte: "Hallò, good morning!"
Ricordo una coppia anziana che al mio gongolante saluto rimase letteralmente impietrita. Immobili come statue di sale. Che non è mica facilissimo sconcertare i tedeschi!
Poi come sempre, tutte queste espressioni idiomatiche, tanto suonano assurde all'inizio tanto facilmente poi ti restano dentro.
Si apprende come i bambini, se le parole si associano a particolari stati emotivi, le ricordi meglio.
http://german.about.com/library/weekly/aa010806a.htm
Quando è già puntata, qualcosa mi fa svegliare qualche minuto prima dell'allarme. Una volta, dovendo rientrare in Italia da Ddorf, forse proprio due anni fa quando Neanderthal e prole rimasero tre giorni a rimbalzare come palline di flipper tra gli aeroporti dei due Paesi, causa neve...
...Dovendo raggiungerli, mi svegliai la mattina del volo alle 4.45 constatando, con sgomento, che l'allarme delle 5 era disinserito.
Quando è il tempo di fare le cose, viaggi, vacanze, tac...mi attivo a tempo debito. Più o meno. Ma più che se l'avessi programmato.
Il post però approfitta del saluto di inizio d'anno per parlare di un'altra cosa. Ci sono parole che assumono significati affatto diversi dai loro propri, se usate in un contesto colloquiale e in certe situazioni dialogiche. In inglese si chiamano particles. In Italiano..non lo so che ho trovato solo il termine inglese.
Una particle tedesca di particolare effetto è, appunto, "Hallo!"
Sì, vuole dire ciao. E fin qui...Si dice un sacco anche "ciao!", come in italiano. Ma solo quando te ne vai, che se lo usi quando incontri una persona ti guardano male (tra l'altro "ciao!" lo pronunciano benissimo. Così bene che viene facile pensare che chi lo dica sappia anche tutto il resto. Poi controllando l'etimologia salta fuori che effettivamente pare derivi da "Tschüss!" tedesco. Che vuole dire, ça va sans dire: "ciao!")
Hallo pronunciato: "Halòòò", con la mano davanti al volto come per proteggersi da un riverbero insidioso e rivolto a un'altra persona invece significa: "..Azz stai facendo, cretino!"
Sì, sì. Proprio così. Tagli la strada a un ciclista, per esempio, quello frena bruscamente, tira su la manina di taglio, ti guarda e fa: " Halòòò!"
Mica avevo capito, all'inizio. E io rispondevo bella giuliva, sorridendo rasserenata di una reazione tanto accomodante, malgrado le mie evidenti malefatte: "Hallò, good morning!"
Ricordo una coppia anziana che al mio gongolante saluto rimase letteralmente impietrita. Immobili come statue di sale. Che non è mica facilissimo sconcertare i tedeschi!
Poi come sempre, tutte queste espressioni idiomatiche, tanto suonano assurde all'inizio tanto facilmente poi ti restano dentro.
Si apprende come i bambini, se le parole si associano a particolari stati emotivi, le ricordi meglio.
http://german.about.com/library/weekly/aa010806a.htm
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