Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

10 febbraio 2011

Andiamo? Andiamo pure.

Il giro del quartiere.Volevo farlo in un post solo, ma mi sono accorta che in queste poche centinaia di metri quadri si è svolta/si svolge tanto della vita di tutti i giorni. Quindi replicheremo. Usciti dal portone o si va a destra o si va a sinistra. Vabbeh. E fin qua. Però la cosa non è così scontata...quando per recarsi al supermercato il giro è più o meno lo stesso. E' bella questa possibilità di scelta.
Se si opta per la sinistra si entra in Gerthsstrasse. Che è una deliziosa Seitenstrasse -strada secondaria- con tante case anteguerra (Altbau):

Scampate ai bombardamenti del 1943, sono lì ancora tutte spaventate,

La viuzza è tranquilla, con pochi esercizi commerciali, tutti verso lo sbocco sulla Grafenberger Allèe. Il primo di questi, è il fiorista giapponese.


Ora i riflessi fotografici tolgono un pò di leggibilità. Ma il negozietto è amato dalle "sciure" del quartiere per la sua essenzialità. Le palette dei colori, fiori inclusi, sono molto rigorose: tanto bianco, una spruzzata di azzurro e di giallo, il rosso carminio per il Natale. Tinte unite per le corolle, accompagnamento della foglia, contenitori in materiale naturale o pietra. Il mercoledì è chiuso e per accidenti strani è quasi sempre il giorno in cui ho avuto bisogno di comprare fiori. E allora si volta l'angolo della strada e si ripiega sul fiorista tedesco:


E qui tutta una panoplia di ceramiche, conchiglie, sassoletti colorati e profumati, candele, vasetti a specchi, pendagli vitrei, cartellini augurali a forma di nanetto, ranocchia, pinguino, maiale, paperetta...Dulcis in fundo, quando confezionano un mazzo lo strizzano in una crinolina sgargiante che fa sembrare falso anche il più fragrante dei fiori. Consolazione: con la stessa cifra di un amarillis dal jap qui ci compri metà vivaio...

Come sempre in Germania quando lo stomaco reclama un ristorante risponde (ahimè!).  Se si è imboccata la Rive Gauche o si finisce in un giapponese o in un italiano.
Trattoria "Il Carretto"
Ristorante giapponese (no logo)

Ammetto. Nel primo non ci sono mai andata. Non tanto perché è italiano. E' che non mi adatto al monolocale senza finestre con vetrina sulla strada, tanto simile a un garage, che rappresenta il 50% del lay-out architettonico della ristorazione locale. Poi si fuma. Malgrado il divieto europeo, come del resto quasi dappertutto a ddorf. Per ragioni ignote i tedeschi hanno trasgredito la legge, raggirandola attraverso la clausola dei Rauchen Club. In sintesi un bar dichiara di essere un club fumatori e via...Si fuma. Tra l'altro anche prima dell'introduzione della legge, gli impianti d'aspirazione sono, come dire, rudimentali. Strano, per noi italiani scoprire che eccelliamo in qualche cosa rispetto ai più evoluti - ai nostri occhi- tedeschi.
Concludendo la trattoria italiana risulta piccola, fumosa e poco avvolgente. Dicono che si mangi bene.

Il secondo è invece la nostra "trattoria di famiglia". Pulitissimo, pochi tavoli, musica jazz, bellissimi magazine di grafica ricercata, solo in giapponese (ma che belli i caratteri e la scelta iconografica). Il menù non presenta sorprese, per noi sempre: ravioli e tori karage, pollo saltato in una pastella rosata, con riso e insalata che Arianna adora e divora...Sa già usare i bastoncini. Meglio della forchetta, tra l'altro.
Uno dei luoghi che più mi mancheranno, una volta in Italia. Sigh!
Faccio una sosta qui, che sono stanca...

Torniamo indietro?
– Torniamo pure.

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