“Lo sai vero che ti ritroverai in
mezzo a una strada?”
Il commento del padre tedesco a sua figlia
22enne, che gli annuncia che sposerà quell'italiano conosciuto due
anni prima. In Sicilia.
Fine anni '70, che sembra ieri, ma sono
millenni fa. Lei Iris, diciannovenne renana, decide di accettare l'invito di
un'amica e prendono il treno che da Duesseldorf le porta a Milano, da
Milano in Sicilia. In bus e autostop visitano Catania, Palermo,
Trapani, le Egadi, infine Agrigento. L'ultima tappa prima del
rientro. Ad Agrigento chiedono ad una ragazza, con il loro italiano
stentato, dov'è la stazione. “Chiamo mio cugino, parla inglese!”
E il cugino arriva. Faccia scura, occhi dolci. Camicia bianca,
pantaloni neri. A ricordarlo, Iris ancora si commuove. “Siete
sole?”, “ Non è bello. Sto con voi”. E si ferma, tutta la
notte in stazione ad Agrigento, ad aspettare con loro il treno per
Milano. Si ferma e s'invaghisce di questa ragazza tedesca dai capelli
selvaggi, fiammanti d'hennè, i sandali di cuoio sui piedi ben
saldi, la lunga gonna indiana, il libro “On the road” nello zaino.
Si invaghisce di lei e di quello che rappresenta: è straniera, viaggia, fa l'autostop, vive già da sola, lontano da casa. Lui, di
Bergamo, casa sua non la riesce a lasciare anche se ci vive male, lei
si sorprende che pur lavorando da anni, non disponga
di soldi suoi. Vengono versati alla madre a fine mese. Come tradizione.
Arriva il treno. “Non ci vedremo
più!” fa lei. “Chi lo dice?!” fa lui. Un mese dopo, a
Duesseldorf, al pensionato dove vive, lei riceve un biglietto aereo per Ustica.
E' lui. La invita, ancora, in Sicilia. Le amiche la invidiano, già
tanto se i loro boyfriend tedeschi offrono un caffè, ma la
preparano: gli italiani sono così, infiammabili ma poco affidabili.
Esattamente quello che pensa il padre di Iris, orgoglioso ferroviere renano di origini
contadine.
Dopo Ustica, è il ragazzo, orgoglioso
infermiere padano di origini contadine, che viene a Duesseldorf, a
sorpresa, e a lui Duesseldorf sembra New York. Le ragazze che
ricevono i ragazzi al pensionato, sarebbe vietato, ma si fa... i bagni al lago -tutti nudi- le saune...
Poi lei scende da lui. Per qualche
mese, giustifica alla famiglia. In attesa che la chiamino all'Università. Non tornerà più, stabilmente in Germania.
Lui si vergogna a riceverla in casa,
prende coraggio e va a convivere con un paio di amici. Dopo cercano
un appartamento solo per loro. “Infermiere cerca appartamento arredato
per lui e la sua Fidanzata”. Un signora anziana li contatta.
Nell'appartamento, che sa d'antico, c'è tutto: anche i pitali nei
comodini! Loro non hanno nulla, neppure una federa. Lo stesso giorno
da Croff Casa, si comprano scolapasta, piatti, posate e bicchieri. Il
sapore di quella prima spaghettata in casa loro è indimenticabile: sapore
d'indipendenza, di libertà, di futuro. Due anni insieme. Iris trova lavoro,
come baby sitter da una insegnante tedesca. Poi si sposano. In
Germania, con rito protestante. A lui va bene, rinuncia volentieri
agli ingessati rituali cattolici. La suocera, invece, non le rivolgerà la parola
per anni.
Il primo figlio, un anno dopo il
secondo. Il terzo. La suocera perdona.
Un'altra casa, sempre in affitto, dal
giardino immenso e - purtroppo- un unico bagno!
Trent'anni insieme. Anni densi.
L'anno scorso il padre di Iris si
ammala.
E' grave. Iris e suo marito fanno
continuamente la spola, Orio Duesseldorf, Duesseldorf Orio. L'unica
persona che lascia avvicinare, a curarlo e provvedere alle sue
necessità di malato, il vecchio ferroviere tedesco, è il genero
italiano, quello che avrebbe lasciato la figlia per strada.
“Per me sei come un figlio. Meglio di
un figlio.”
Fa in tempo a dirgli, con gratitudine.
In italiano.
Iris è la mamma tedesca della scuola di Arianna. Capelli corti, pantaloni, giacca sportiva, cestino delle compere, bicicletta, fischietto per richiamare i figli. In caso di necessità. Via! La classica brava mamma tedesca. E quando parla di se, come in questo caso, insieme alle nostre bimbe nei luoghi più selvaggi della valle del Giongo, sempre sorprendente. Come spesso le brave mamme tedesche.
RispondiElimina