Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

1 luglio 2013

La signora.

Io nella vita vorrei fare la signora. 
L'età l'ho raggiunta, la stazza anche. 
La signora, ma mica come quelle stolide vecchie ragazze di adesso. La signora come una di quelle che incontravo da bambina, al Forte, d'estate.
La signora aveva tutto un suo modo di incedere, di comportarsi, di muoversi, di parlare, di alludere. Arrivava in spiaggia con occhialoni e prendisole sgargiante. Gioielli a profusione. La fede al dito. Il brillante del fidanzamento. Ogni gioia rappresentava una tappa della vita, prima che Pomellato inventasse una linea apposta. Ogni gioia aveva un senso. Gli orecchini della madre, il cameo appartenuto alla sorella morta di leucemia, il pendente regalo dello zio Claudio prima di partire per l'Africa, il rubino il primo figlio, la spilla della vecchia zia assistita durante la lunga degenza. Erano gioielli belli, usati e sensati. La signora nel raccontare la loro storia a volte si commuoveva, giusto un po'. Ma manteneva sempre desto il senso del qui e ora. E del comportamento acconcio. Mica facile scomporre una signora. Mica reattiva come quella pescivendola della Santanché. Sangue freddo. Tempra d'acciaio. Cicatrici di gravidanze plurime e a volte, peritoniti, testimoniavano il valore acquisito sul campo. 
Cicatrici evidenti su pance non trattate, molli, abbronzate e tirate a lucido. La signora arrivata in spiaggia e assettata sul lettino, infatti, per prima cosa s'impomatava. E la cosa durava almeno una mezz'oretta. Con dita lunghe ed esperte cominciava dagli stinchi, poi le cosce lisce, s'addentrava sull'addome largo, s'infilava nel reggipetto, rinforzato, per poi indulgere sulle spalle e le braccia. Sempre toniche. Che tra figli piccoli e nipoti e tappeti da volgere e riavvolgere, le tende, sempre pesanti, di velluto, e i mobili da movimentare con la fida cameriera...I bicipidi restavano la parte soda del corpo. 
Si lustravano, le signore, con oli profumati, intensi e persistenti tratti da flaconi pesanti, dai nomi improbabili, quasi sempre francesi. Alla fine la pelle riluceva come l'impiallaccitura dei mobili delle loro case. Brunite e levigate, finalmente, si allungavano al sole. 
Gli occhialoni. Il turbante. I gioielli. Vestite anche se nude, come dee greche. Il reggipetto era rispettosamente tenuto in loco. Ma si sganciavano tutti i laccetti. Brutti i segni sulle spalle! Un tramestio infinito, per evitare i ponti pallidi sulle spallucce. 
La signora era sempre truccata. Almeno sulle labbra. E, rigorosamente, unghie smaltate. Pedicure perfette. Smalti spessi come resine epossidiche. Brillanti rossi, rosa corallo, ammalianti. 
La signora parlava, eccome. Melliflua s'informava dei fatti di famiglia, come un boss mafioso. Si ricordava tutto. Non tralasciava nulla. Del resto, essere il nume familiare era il senso primo ed ultimo della signora. 
Tradimenti, nascite, morti...Quello che non si poteva accettare era il divorzio. Il divorzio mai.
La signora sapeva come blandire il proprio uomo. Mantenendo una sua identità e dignità. Accettava a testa alta le corna, plurime, del marito. Se tradiva, o aveva tradito, lo faceva discretamente. Mai pubblicamente. Che il modo si trovava. 
Parlando dei fatti della vita, di tutto il resto se ne impippava bellamente, passava da un tono scaltro a uno allusivo, e sempre attenta alla presenza dei bambini. Mai commozioni troppo evidenti... si prediligevano gli aspetti istruttivi, i consigli per curare le varici, depilare le ascelle, nascondere una scollatura troppo evidente, i rimedi contro l'alitosi, la fuga del marito, la presenza di zanzare, i tarli nel sideboard, le crisi adolescenziali...non c'era nulla che la signora non sapesse affrontare. Niente che la potesse scalfire. Rassicurante e certa come le Apuane, sullo sfondo dietro al mare, dietro alla spiaggia. L'eterna nube bianca incastrata sulla cima.
La signora, alla fine offriva sempre una nuvoletta di gelato a noi bambini. 
E ancora ricordo l'asprigno del limone, il mio gusto prediletto, sulla lingua. 
Pretendeva in cambio un bacio, sulla guancia, ma per finta. 
Mica si rovinava la cipria, in cambio di un gelato, la signora.

2 commenti:

  1. Pittoresca la signora....ma sei sicura di non essere gia´ diventata cosi´? Uno da fuori mica si vede...

    RispondiElimina
  2. Con ritardo, sono al mare che tento di rinverdire il mito della signora, rispondo.
    No. Non sono una signora. Primo, occorre uno status che non c'è più. La signora aveva un ruolo importante, ma sempre "in relazione a" suo marito. Portava alto il vessillo familiare, presidiando il suo posto. Ora quel posto non è nemmeno riconosciuto dalla legge! Secondo, occorre un comportamento che non ho. Non ho acquisito la resistenza granitica che mostravano loro, la loro capacità di smistare immediatamente i fatti, le emozioni, le incombenze della vita e dare il peso giusto da dare. Come i pescatori coi pesci, appena la rete si posa sul ponte. Purtroppo, come molti, sono sempre qui a chiedermi se faccio bene o male, e mi muovo goffa e preoccupata, come un tacchino vicino a Natale...

    RispondiElimina