Questa la scrivo che è stata un'esperienza surreale.
Lunedì 29 aprile, serata uggiosa e piovosa. Stazionando in città da mio padre, causa lavori in corso in casa, decido di andare al cinema, allo spettacolo delle 22.30.
Il centro è immeritatamente vuoto. Il tempo non è poi così tetro, è vero pure che le mie tolleranze si sono elevate dopo cinque inverni in Nordreno Westfalia. Ma via, si gira con giacchetto di jeans e maglietta...
Entro nella sala cittadina dove è
programmato il film prescelto: Un giorno devi andare... per la
cronaca.
La signorina alla biglietteria mi
accoglie con un: “Porca zozza!” che mi lascia basita.
“...Uf, e adesso?”, prosegue e
afferra il telefono. “Pronto!” fa, “C'è qui una signora che
sarebbe l'unica per un giorno devi … quello lì insomma” .
Ah ecco. Capito il motivo dello scorno.
Dopo un rapido colloquio con nonsochi,
la tipa mi allunga il biglietto, un poco contrariata. Non hanno
sondato la mia intenzione.
Però sono contenta. Mai successo di
essere l'unica spettatrice...faccio un ripasso con la memoria, che
sono stata una buona frequentatrice di cinema d'essai. Ricordo di
aver fatto parte di uno sparuto trio a teatro Litta a Milano, davano
l'Othello di Wells, versione b/n non restaurata... ma meno di così,
davvero mai.
E' l'ingresso in sala, il momento
surreale. Tutte le luci accese, tutte le poltrone vuote, il
silenzio...devo scegliere tra 150 sedute e non è così facile.
Mi siedo e mi volto verso l'oblò della
cinepresa, è più forte di me. La ricerca di un compagno di visione.
Poi le luci si spengono, lo schermo
invade lo spazio, e dimentico di essere la sola spettatrice fino alla
fine, quando ai titoli di coda sgattaiolo fuori e, alle mie spalle,
sento la musica interrompersi bruscamente.
Hai un bel sangue freddo...io sarei scappata a gambe levate!
RispondiEliminaLa tentazione di andare via c'è stata...mi ha trattenuto il fatto che altri si fermavano al cinema solo per il mio intrattenimento. Prossima volta, capitasse, mi levo dai cabasisi per tempo.
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