Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

17 marzo 2013

La meditazione.

Nei 70 euro trimestrali che costa la sessione settimanale di yoga sono comprese tre serate di meditazione presso il Centro.
Ieri, approfittando della presenza a casa del Neanderthaliano, ho deciso di partecipare ad una serata.
“Casa del materasso”. Fermo la macchina. Il Centro è qui, sopra l'esercizio.
L'ambiente è raccogliticcio, tre stanze arredate con mobili di recupero, Ikea a profusione, laminato finto legno, lenzuoli a coprire le barre di neon industriale, alle pareti riproduzioni in bassa risoluzione di simboli arcani.
Sono la prima intervenuta, mi accomodo su una panchetta in ingresso (dimentico ancora che in Italia, in certi ambienti, l'orario è solo un suggerimento, e normalmente si inizia un quarto d'ora dopo.)
Arriva un'altra donna, iniziata, sotto il soprabito infatti veste una tuta bianca.
La terza che entra è una tardona come me, sguardo inquieto, mi siede accanto, molto accanto, mi rivolge occhi famelici di attenzione...ecco, io stasera sono qui per rilassarmi, che tra visite delle maestranze in prossimità dei lavori di casa e organizzazione della caccia al tesoro per il compleanno dell'ottenne...
Con la scusa di riporre la borsa nello spogliatoio me la squaglio e le lascio la stretta panchetta dove stavamo appollaiate.
Riemergo solo quando sento altre voci e tutti insieme ci assettiamo, nella stanza più grande. Davanti si siede “il maestro” -de che?- in tuta e dolcevita bianche attillate.
Mi sto sistemando proprio di fronte a lui, ma ecco ancora la tardona con gli occhi voraci approssimarsi, pronta a irrorarmi delle sue miserie esistenziali: “erano anni che non venivo, ho perso la via..” Hiii inizia da subito, neanche disteso il materassino.
Cielo! Penso, e forse sussurro, volgo il guardo e chi ti vedo? Wow, il figo del corso yoga, mi fa un cenno, che a me basta e avanza per guadagnare la sua postazione e mollare la tardona, ancora più tardona di me.
Ah, rinfrancata.
Il maestro inizia a illustrarci cosa andremo a fare. Voce ispirata dall'alto, accento bergamasco greve dal basso: “Mi sentite voi in parte?” Sì, si, come gli asini la voce della guida alpina.
Entreremo in un Mandala. Con l'accompagnamento di una musica speciale, grazie alle capacità di tal Pino. Pino è un tipo infagottato di grigio, da un involucro estrae delle terrine in metallo, poi dei mestoli, almen così sembrano, infine una risma di fogli che dispone in ordine. I mandala.
Comincia a distribuirli, un mandala per uno. Dò una sbirciata a quelli dei miei vicini. Tanto blu, verdi e gialli acidi distribuiti intorno con effetto a sfiammata come nelle magliette degli anni '70, quelle che ci facevi un nodo, poi le tuffavi in un colorante, disfavi il nodo..e ottenevi quella cosa lì.
Piaceva. A me no. Mai piaciuta.
L'omino deve aver intuito qualcosa che quando è il mio turno, improvvisamente cambia foglio. Bene. Niente blu madonna di Fatima, ma un accrocchio arancione, violetto, verde nuovo.
Piacevole, ma dopo un paio di minuti di sguardo trapanante ho esaurito tutti i possibili richiami e associazioni. Segnatamente: tappeto balcanico, festa popolare, danze folk intorno a un albero, primavera, violini, vortice di colori, odore di erba e sudore e cumino. Guardo in giro speranzosa, forse non sono la sola ad annoiarmi, invece tutti sono lì a fissare il loro mandala, con molte cose da raccontarsi. Ci riprovo. Chiudo gli occhi, apro gli occhi, fisso il mandala e... noto solo la riproduzione scadente, il motivo non centrato, penso ad una mia ex collega grafica che per evitare di sbagliare l'allineamento dei quadri di casa ha preferito lasciare le pareti nude...
“Adesso il Mandala entra in voi...”, tuona il maestro. Guardo il mio tappetino balcanico, non mi sembra pronto per il grande sbarco.
Qualcuno vicino a me si è pure addormentato e russa sonoramente.
Sono scomoda, mi sgranchisco un poco, quando, improvviso un diapason mi trapana le orecchie. Proviene da Pino che regge in mano una delle sue terrine.
Che suono penetrante, questo sì che entra in noi, più cerco di evitarlo più si avvicina...
Quando, finalmente, si allontana, ho mal di testa.
La fine della meditazione è una vera liberazione, la tardona ci tiene a comunicare a tutti il suo entusiasmo: “mi è piaciuto tanto, ho sentito l'energia liberarsi in me”. 
In posti così si dicono e si sentono sempre le stesse cose, un po' come in Parlamento assunzione di responsabilità e rispetto delle istituzioni
Qualcuno chiede a Pino in base a cosa ha scelto il tema musicale per ognuno, e lui risponde che è sensibile. Infatti è artista anche se non sa come. Sicuramente, acclara subito dopo, è la reincarnazione di un artista “vero” e la domanda che lo perseguita da anni è chissà perché sono stato scelto.
Per me invece Pino è chiaramente la reincarnazione di un campanaro, mi sento frastornata come se il campanone di Bergamo avesse battuto i 100 colpi delle 10 di sera. Con me dentro.
Sgattaiolo via dalla sala, ringraziando farisaicamente il maestro. Che gongola soddisfatto.
Quanta frustrazione lavata via, solo per il fatto di ottenere riconoscimento da qualcuno, in un angolino della nostra esistenza.

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