Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

23 luglio 2012

"Sta tutto nello zaino..."

La vita, spesso, più spesso di quanto vorremmo, è un luogo comune. Tra questi, frusto e rifrusto, l'eterna querelle moglie e marito.
Premessa filosofica a parte, filosofica...aehm, questa querelle riguarda dettagli pratici e ha inizio un paio di mesi fa quando dissi al legittimo che per la solita vacanza al mare doveva prevedere una discesa anticipata oltr'alpi. Non me la sentivo di scarrozzare, da Bergamo, da sola, bimba, bagagli e "carrozza" a Capalbio. Dove ci rechiamo ormai da diversi annetti. Stessa spiaggia, stesso mare, stesso campeggio.

E qui ci sta l'inghippo che, appunto, preparare le carabattole necessarie per un campeggio stabile, caricarle, infilare bimba recalcitrante in macchina, sciropparsi le 7 ore -mai di meno- di trasferta nel periodo più caldo dell'anno e più trafficato, poi, scesa dalla macchina, montare la tenda, predisporre l'accampamento e, dulcis in fundo, espletare le pratiche di accettazione al campeggio...ecco. Da sola, non se ne parla proprio.
Il nostro accarezzava invece l'idea di un ricongiungimento familiare in loco, lui da Pisa con volo diretto da Dusseldorf.

Indi nicchia (ma quanto lontana è la vacanza al mare ad aprile?). Poi accampa accorciamenti inspiegabili delle ferie rispetto a quanto previsto (sempre così, sempre se ne accorge d'estate), infine lancia la sfida: "Andiamo in treno, io e la bimba e uno zaino e tu ci raggiungi."

Treno. Zaino. Apperò.

L'arditezza della proposta sul momento mi zittisce.
Ma non mi convince. Non può convincere dopo 4 edizioni di vacanze pregresse, un "elenco del necessario per il campeggio" rivisto e migliorato ogni anno lungo come una geremiade e, ben impressa nella memoria, l'immagine della nostra macchina piena fino all'esplosione. Ogni santo anno da quando andiamo a Capalbio.

Allora per due lunghi mesi è tutta una scaramuccia. Io: "Hai già visto le coincidenze del treno?", "Hai fatto uno spulcio delle cose strettamente necessarie?" Segue grugnito -suo. Risposta che vuole dire grossomodo: "No ma non ce n'è bisogno che sono capperi miei e te l'ho detto che ci penso io".

Io resisto stoicamente a NON prendere accordi con il campeggio, a NON guardare le coincidenze ferroviarie e abbozzare un piano operativo, a NON selezionare IO il necessario e predisporre eventualmente un riarrangiamento leggero dell'equipaggiamento e, soprattutto, a NON dire alla bimba che, purtroppo, è figlia di un minus abens e che una laurea in ingegneria è ai fini di una vita che si deve confrontare con lo strippamento concreto, vera e propria carta straccia!
Giurin giuretta che non gliel'ho detto.

Come è andata a finire:
Il nostro chiama giovedì mattina scorso e chiede, smarrito: "Senti, dicevi che forse poteva prestarci la macchina tuo papà che ho visto i treni, sono un po' un problema." La macchina, ça va sans dire, c'è, è pronta e pure revisionata che non è per il grande, ma lì dentro ci deve viaggiare anche "l'estremo unico fior della mia inutil vita".

Il giorno dopo, venerdì, si presenta al cospetto del plotone d'esecuzione -io e la Ari- fresco come acqua di torrente e sorridente come lo stregatto. Alle 10.30 si fa un bel caffè, si stravacca sul divano e afferra il libro che sto giusto leggendo io in questi giorni. Il tempo passa...io recito tra me e me nangorenghechio.nangorenghechio e medito di sparire fino all'avvenuta partenza dei due per non logorarmi i nervi. Ore 12.30, si alza di scatto: "Stasera andiamo dai miei a mangiare?". "Benvolentieri. Guarda che domani vi conviene partire prestino che lo sai che ad Ari viene mal di testa." Leggendo così non si capisce, ma sto sibilando.

Via, si scuote come a farmi una gentile concessione e va, finalmente, in garage a preparare la roba. Armeggia per un paio d'ore. Ecco il sunto della raccolta. L'uomo del tutto in uno zaino:


 Il mucchio selvaggio rimane così in composizione sparsa sul pavimento, fino al rientro dalla cena parentale, ore 22.30. Io mi chiudo in camera con Ari che stanotte ha la concessione delle nanne nel lettone. Dalla porta si ode: "Scusa dov'è quel documento dell'assicurazione che ti ho dato il mese scorso?" "Non avevamo una lampada a Led?" "C'è un altro materassino autogonfiabile?"
Eh, no. Caro mio. Tutto il giorno in panciolle e ora, quando le oneste e laboriose formichine dormono, ti risvegli come una nottola per preparare il necessario e rompere i cabasisi. Eh, eh. Con che soddisfazione rispondo tranquilla: "Non lo so, domani se ho tempo le cerco io, potevi pensarci prima e chiedermelo oggi. Adesso scusa, (godo!) ho sonno. "

Sabato mattina alle 7 siamo in piedi. Io e la bimba. Lui tenta di resistere nelle coperte, poi messo alle strette, si alza, non fa colazione e carica tutto quello di cui sopra, compresi tinozza in materiale plastico semilucido, diametro 60cm, tre paia tre di scarponi da montagna ( durata del soggiorno a Capalbio: una settimana), materassino arcobaleno modello "cuore di panna per noi", orca gonfiabile gigante e l'abatjour della stanza degli ospiti (al posto della lampada a led), requisita giusto in tempo.

E la macchina, come sempre parte piena come un uovo. Perché poi, chi contribuisce a inzipparla fino all'inverosimile, causa capacità di programmazione a livello di paramecio, è proprio lui. L'ingegnere.

A me la consolazione dell'auto-riconoscimento di una discreta capacità valutativa. E, soprattutto, il piacere di sparlare del proprio marito, e a ragione!
Ah, piaceri dell'estate!
Summertime and the living 's easy...

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