Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

10 agosto 2012

Questo è per Reiner.

Che ho imparato di più dei tedeschi e della Germania in quei pochi incontri con lui che in 4 anni di soggiorno in Germania. Reiner V. l'ho incontrato per caso, cercando casa, la terza  a Dusseldorf. Essendo la terza esperienza di ricerca case, mi sono affidata con fiducia al giornale locale, all'inserto del sabato, se ben ricordo il giorno, ricco di annunci von Privat, senza foto, intermediari e indirizzi Internet. Solo l'indirizzo reale e la data dell' appuntamento, collettivo, ad ora fissata.

Quello dove ho incontrato Reiner V. era, appunto, un appartamento scovato tramite questi annunci. Una bella casa Atbau, dagli alti soffitti in una zona storica di Ddorf, Burgmuller Str. Mi piacque subito. L'appartamento, intendo. La luce autunnale filtrava dalle ampie finestre verticali del soggiorno, una rarità che di solito sono orizzontali, drappeggiando un impapabile mantello dorato intorno ad una distinta signora altezzosamente seduta sulla poltrona; del tutto intenzionata a starsene così, almeno apparentemente, per l'eternità. Simbolo in carne e ossa della meritata pace domestica.

Il Reiner dal sorriso accogliente e dignitoso era il padrone di casa, meglio, l'affittuario in procinto di lasciare l'appartamento per una nuova magione.

L'appartamento era perfetto, nella zona perfetta della città. Costava un po'oltre le aspettative, ma visto che me n'ero innamorata sollecitai sovvenzioni familiari. Si sa che per la casa dei figlioli i genitori italiani sono malleabili.
...Invece non se ne fece nulla. No, non che la famiglia rifiutò la sovvenzione, anzi. C'era un'altra coppia in lizza, senza figli e "autoctona" cosa che a parità di solvibilità, li avvantaggiava. E poi che dico! Neanderthal proprio non ne voleva sapere!
- Si chiama Neanderthal mica per nulla, a lui basterebbe una caverna con un paio di letti a castello che c'è spazio pure per gli ospiti, figurati se è sensibile all'appeal di un appartamento Altbau dalle pareti candide e la luce morbida...
Adesso scrivo così, con leggerezza, ma piansi calde lacrime per la rabbia e il rammarico di non poterci abitare...
Poi un nuovo appartamento e una vita da organizzarci intorno richiesero tutte le energie, rimboccai le maniche e inghiottii le lacrime.

Con Reiner ci messaggiammo per un po' di tempo, cose tipo: "Mi spiace, eh anche a me, però non era detto che sarebbe stata vostra, eh lo so appunto, è stato comunque un piacere incontrarci, molto anche per me, arrivederci, arrivederci..." Poi le comunicazioni si spensero.

Ma alla fine c'incontrammo,"per fatal combinazion, perché insieme riparammo dalla pioggia in un porton..."
Così, papale papale. Pioveva, in Altstadt, non avevo l'ombrello, corsi sotto l'androne di un portone. Mi voltai e c'era un signore, accanto a me, il signore si voltò verso di me ed era ...Reiner. Un incontro fortuito e simpatico. In attesa che spiovesse, non ricordo se lui o io, lanciammo l'idea di incontrarci per bere un caffè, un caffè italiano, in un locale dove lo facevano propriamente.

Sembrava cosa fatta, invece il tempo passò, che non sa fare nulla di così bene, e ci perdemmo di nuovo di vista. E ancora, una sera ci ritrovammo, di nuovo senza preavviso, quasi vis à vis, ad una cena da Mercurio, un'associazione professionale italo -tedesca.

Da allora ci siamo incontrati per il famoso caffè quattro o cinque volte.Sempre con congruo anticipo, che Reiner è un avvocato molto impegnato, sempre in centro, sempre per un'oretta e sempre ad ora...caffè. Le 11 o le 14, al massimo.

Argomenti di conversazione con Reiner: suppellettili di casa sua che io ricordavo benissimo nella loro esatta collocazione; il denaro e la sua importanza nella vita e nelle relazioni: l'educazione dei ragazzi; la guerra mondiale, la seconda; viaggi e vacanze. Soprattutto si parlava di soldi e non ne ho mai parlato così serenamente con nessuno.
E' stato quasi liberatorio. I soldi nelle parole di Reiner apparivano come semplici portatori di opportunità e dignità.

A Reiner devo qualcosa per la conoscenza del mondo tedesco. A volte, se c'era tempo, ci accompagnavamo per riprendere la bici-la mia o l'auto -la sua. Un giorno in particolare arrivammo ad un passaggio pedonale. C'era l'alt, ma io sapevo che quella strada era chiusa al traffico veicolare, causa lavori per la nuova metropolitana, così feci per attraversare le strisce. Stavo per spiccare il passo quando sentii un tocco leggero sulla spalla.Una lieve stretta, quasi un impulso, con il pollice e l'indice
Fermi tutti! Il Reiner mi aveva toccato. E siccome non l'aveva mai fatto, e mai più lo fece, mi paralizzai immediatamente. Il mio sguardo interrogativo sollecitò la spiegazione, a bassa voce, all'orecchio...Vedi chi c'è dall'altra parte? Quattro o cinque persone stavano pazientemente aspettando il verde, uhm...non capivo, vedi che c'è una signora in bicicletta? Si...E dietro di lei un bimbo, in bici che la segue...Ah, sì!...Ecco, lei starà insegnando al bimbo a seguire le regole della strada. E noi l'aiutiamo.

In un attimo mi parve che davvero tutti, tra quelli della rive gauche e quelli della rive droite di quella maledetta strada senza macchine, tutti davvero avessero avuto lo stesso pensiero di Reiner e, per questo si erano bloccati. Tutti, tranne me. L'italiana gaglioffa.

Sono arrossita fino alla radice dei capelli, per la seconda volta nella mia vita.

Grazie Reiner, per il caffè.





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