Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

9 ottobre 2012

Come è che io e la Ari abbiamo perso l'aereo...

Sarà l'86esimo, no il 76esimo...sto calcolando mentalmente quanti voli Bergamo Dusseldorf ci siamo sciroppate, dal 2006 a oggi io e la Ari. Siamo al gate per Weeze. Abbiamo superato il check Ryanair, passato la security, scantonato il deli-tour dell'aeroporto di Orio al serio...che prima era un aeroporto militare, poi un aeroclub, indi una pista di atterraggio secondaria di Linate in caso di chiusura per nebbia. Cioè praticamente da novembre a marzo.
Poi hanno ampliato il parcheggio e le piste d'atterraggio ed è divenuto un hub dei voli low cost. Per anni le infrastrutture sono rimaste le stesse, così per anni tutti, personale di bordo e di terra, operai, addetti alla ristorazione, passeggeri in partenza e in arrivo, parenti e amici in attesa, tutti dicevo si circolava in un corridoio largo una decina di metri, via: forse quindici.
Le collisioni tra i pedoni non si contavano.
Era anche divertente, un'atmosfera da Far West, con le macchine che parcheggiavano ovunque per lo scarico passeggeri, e la polvere dello sterrato che s'involava alta nel cielo, i pedoni in disordine sparso, gli stand dell'autostradale con l'omino al megafono per richiamare l'attenzione, i taxi come squali nell'oceano che tallonavano gli stranieri straniti girovaghi, i giovani che bivaccavano incuranti sulle scomode panchine di ferro in attesa del volo per Amsterdam delle 3:05 del mattino...
All'alba, certo! Che i voli notturni da e per Orio sono stati tollerati per un tempo incredibile dalla cittadinanza stessa, figurati dalle istituzioni... A dispetto delle leggi europee, ma soprattutto delle leggi del buon senso civile...E' l'effetto Ilva, temo. L'imprenditore al Nord ha una buona immagine (meglio se "fatto da sé", 'gnorante come un bucefalo e maschilista. Fa leadership...)
L'imprenditore che offre posti di lavoro al Nord è come San Gennaro al Sud. Forse meglio che piace anche a quelli della sinistra storica , nuovi posti di lavoro, nuovi operai...Operai che invece diventano essi stessi i primi difensori del posto di lavoro, dell'azienda, degli interessi dell'imprenditore.
La pacchia in qualche modo è finita. O almeno limitata. Ci sono state proteste, comitati, qualcuno ha fatto notare la perdita di rivendibilità delle abitazioni in molte zone funestate dal passaggio degli aerei notturni; pare che Ryanair non paghi i contributi per i suoi addetti italiani...anche sul fronte architettonico il Far West ha terminato la sua stagione più spontanea e le baracche hanno lasciato il posto a un nuovo progetto di ristrutturazione che ha coinvolto il corpo centrale dell'aeroporto e i parcheggi. Da un paio d'anni sembra di camminare in una gastronomia trendy. Una texture codice a barre verdolina riveste le pareti, i negozi si alternano vendendo i frutti del made in Italy, edibili e non. Con una netta prevalenza dei primi. La crisi che avanza.
Rimangono alcune costanti: le macchine in parcheggio selvaggio -i posti per il kiss and fly sono decisamente ridotti rispetto alle necessità, altoparlanti gracchianti grammelot inintelleggibili, segnaletica poco chiara, fagocitata da insegne chiassose e distraenti.
Soprattutto resta la lotta quotidiana alle arzigogolate imposizioni di imbarco Ryanair.
Se avessi una bomba non ho dubbi, la tirerei sull'Headquarter della compagnia Irlandese. Che ha fatto dell'espediente lambiccato la propria mission. Un monumento moderno all'Azzeccagarbugli manzoniano.
A- la prenotazione è solo on line, se la stampi dopo le 12 ore precedenti l'imbarco sono 40 euro
B- se hai bimbi e/o sei infortunato mica hai la precedenza. Devi pagare di più e chiedere la priority
C- non si possono prenotare i posti, indi ogni volo è una corsa alla diligenza, vincono i più giovani e forti
D- non puoi portare più di un bagaglio a testa. Meglio, puoi portarlo, ma ogni extra costa 40 euro a tratta (il costo aumenta ogni volta che qualche ente obbliga Ryanair a rispettare regole minime di comunicazione trasparente)
E- la borsetta, il pullover, il giornale...tutto deve stare nel bagaglio

Chi c'è passato lo sa. Basta che la valigia non scivoli in una specie di cilindro tubolare bliu e giallo che definisce le misure standard e zac! Multa. Anche se l'ingombro è contenuto e solo diversamente distribuito. Le mamme con bimbi e la borsa coi ciucci a tracolla, via! In valigia. Se non ci sta, pagare! Una volta a bordo sta ai passeggeri contrattare le disposizioni di poltrone. Io che viaggio spesso con Ari devo spesso armarmi di pazienza e convincere qualcuno a lasciarci due posti vicini. Mica finita, una volta a bordo si pone il problema della stiva bagagli. Che le cappelliere sono quasi sempre piene.
Le hostess ti possono piazzare le valige una in cima e l'altra in fondo alla cabina, così che quando si atterra devi aspettare che l'aeromobile sia vuota, prima di recuperarle.

Questo è il (dis)servizio Ryanair di default. Poi, in caso di accidenti c'è di meglio. Di peggio. Ari un giorno stava poco bene. In aereo chiedemmo una coperta per contrastare il freddo. Niente coperte e niente aspirina. Una gentile hostess mi diede il suo scialle e così fu.

Ora siamo tranquille, sedute, una mezz'oretta d'anticipo sull'ora indicata dal display del gate per WEEZE, davanti a noi. Mi appisolo per qualche minuto, un brusio acceso mi riscuote, la gente è aumentata e ora invade lo spazio visivo tra noi e il cancelletto. E, come sempre tutto avviene in un secondo, Ari mi strattona la maglia e mi mostra il Topolino che sta leggendo, macchie di sangue piovono come pioggia di marzo, guardo il visino di mia figlia, cielo! l'epistassi, afferro il fazzoletto dalla borsa, anche i vicini di sedia mi forniscono kleenex a go-go, il sangue cola, "vada la bar che le danno il ghiaccio", non voglio muovermi che so che tra poco ci imbarcarchiamo, una signora in piedi davanti a noi mi allunga una bottiglietta d'acqua, il sangue cola, "metta questa sulla fronte." Afferro da una mano una specie di medusa gelata, la metto sulla fronte della Ari, e il sangue non cola più. L'emorragia si è bloccata. Respiro di sollievo. Ringrazio i presenti, sempre accalcati intorno a noi. Mi alzo dalla sedia, controllo il display: PESCARA.
Non credo ai miei occhi. Come PESCARA. C'era scritto WEEZE.
"Hanno spostato il gate?" Chiedo, sconcertata.
"No, il volo per Parigi è sempre qui all'8." Risponde la signora della bottiglietta.
"No, per Dusseldorf! Al 7!"..."...Ma è già partito, poco fa."
Ed è così che abbiamo perso l'aereo.
A 4 metri dal cancelletto del gate.
E, per il nostro 86°, o 76°volo Ddorf-Orio abbiamo cambiato scalo e siamo atterrati ad Eindhoven.
Olanda. Ma questa è un'altra storia.

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