Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

12 novembre 2012

Tremate, tremate le tardone son tornate...

Sabato serata di proiezione di un film dedicato al Karnak. Ai pastori nomadi del Karnak nel Piccolo Tibet, gli ultimi. Pare, infatti, che piano piano tutti se ne vadano in città, dove trovano più interessante fare i muratori, guadagnando poco o nulla, ma con la consolazione di morire accanto ai figlioli e di non rischiare di finire assiderati durante l'inverno (-40°). Certo. Son mica cose da poco.
Ci scriroppiamo un'ora e mezza di dialoghi smozzicati tra i nomadi e la regista, francese. Sempre serafica come se pippasse oppio da mane a sera.
Quelli, i nomadi, sgozzano capre, si arrabattano sui picchi, spignattano brode orrende, s'accapigliano per quattro rupie in più per vendere la pashmina -che poi in Italia costa l'ira di dio!- e questa, la regista, sta lì a girare tutto con un sorriso da Monna Lisa. Che non si capisce se ha trovato l'immenso fuori e dentro di lei, o semplicemente ha una costipazione da ingestione di qualche intruglio tibetano che le ha mummificato l'espressione facciale.
Fortuna che una nomade non glielo manda a dire - eh, le donne- e la riprende: "Ma ci trovi così buffi da mostrarci in giro per il mondo? Niente di meglio da fare, figli, badare alle tue di capre?...Almeno lavati i capelli. Ne hai bisogno."
Ganza, la mongola!
In quella sequenza la regista non si vede, ma da quanto intuisco sbirciandoli in sala, lei e il marito possono appartenere a quella schiatta di stranieri che fuori dal recinto della propria patria si dimenticano di essere umani e si lasciano crescere addosso ogni cultivar di muffa interdigitale.
Dal loro punto di vista è una mimetizzazione coi locali, e li fa sentire più viaggiatori e meno turisti.
Dal punto di vista dei locali è la dimostrazione che molti stranieri sono zozzi oltre che disturbati mentalmente. Pur contando su ingenti ricchezze, infatti, pare non trovino altra soddisfazione che imbruttirsi, degradarsi e girovagare in luoghi polverosi e senza servizi igienici. Che se loro potessero darebbero via millenni di cultura religiosa per un bidet e un bollitore di thè caldo...
Mentre mi faccio queste considerazioni in sala sfila una notevole quantità di fauna maschile, strano. Di tutte le età, strano. E pure prestante, strano.
Mi sovvengo che questa è la sede del CAI, una vera potenza alle latitudini nostre. Persino il nome, uè!: Palamonti.
Al Palamonti, le strette di mano sono virili, accompagnate da maschie pacche sulle spalle. Il presentatore della serata a cinquant'anni sfodera una camiciola ballerina che quando s'alza il bicipide mostra un torso ben scolpito.
Abbronzature, camminate elastiche, scarponcini da trekking e mise boscaiole. Via, per chi è avezzo al pubblico standard da cinema d'Essai...(presente? Zitelle d'antan e i loro amici gay, vedove dei circoli bibliotecari, insegnanti veterosettanta, con sandali da frate e gonnnellone a balze, studentesse magre e allampanate accompagnate a volte, raramente,  dai loro annoiati fidanzati...tutti con gli occhiali, tutti -immagino io- proprietari di almeno un felino, più facile tre.) è uno spettacolo ringalluzzente.
Tra il pubblico femminile, molte signore di mezz'età. Poco appariscenti, come si confà al mondo sportivo. Pantaloni, un filo di trucco, capelli nature, tacchi bassi, unghie corte, grandi borse. Eppure...eppure i Campioni occhieggiano, furtivamente, raccogliendo i muti consensi del consesso femminile...Abitudine? Certo. Ma anche no.
A differenza di quanto ho sempre pensato, con l'età vado a scoprire che la tardona, la donna un poco frolla, non magra, non grassa, non bella, non brillante, non vistosa, non palestrata, non ritoccata ha i suoi atout da giocare nel grande Bridge della seduzione.
Tre armi sbaraglianti come alabarde spaziali, magli perforanti, raggi fotonici.
La prima: l'ascolto.
La seconda: l'assecondamento devoto.
La terza: l'accudimento costante.
Non conosco cinquantenne che non aspiri alla silenziosa, rassegnata, mite nelle pretese, speranzosa corte di una coetanea. Qualcuna che lo faccia sentire desiderato per quello che è davvero in grado di offrire (è un uomo, c'è...) gli restituisca sempre il sorriso alle sue battute, lo sostenga esponendosi nelle conversazioni in compagnia, lo assecondi nelle sue rivendicazioni, ascolti assorta e partecipe i resoconti dall'ufficio, non lo sfidi con battute al vetriolo, non lo ridicolizzi con gli amici, non lo renda geloso, non lo carichi di richieste. Qualcuna che a casa lo faccia sentire "a casa". Tranquillo, rilassato, qualche buon manicaretto, una poltrona comoda ("No, stai seduta tu.", "Figurati, te la cedo volentieri, tanto con la mia cervicale...") e intanto che si gode un poco di riposo, spenga il cellulare per dedicarsi interamente a lui. Musica soft, e finito lo sformato ("Ho sbollentato i pomodori, prima di aggiungerli al composto, che so che le bucce ti danno noia...") ecco ha già in mano il bicchiere con il Porto che le aveva regalato lui, a una cena..."E il Lupetti? Sta ancora cercando di inimicarti il capo? Chissà cosa c'ha in testa, quell'omuncolo..."
Il campione inzigato, aggiorna, racconta particolari, s'infervora, alle 10 avrebbe l'appuntamento con quella conosciuta su fb, l'amica di quell'altra pazza, che lo voleva fare in auto, in Piazza Sempione, figurati, proprio davanti al portone dove abita la Pucci con il bambino, fortuna che c'hanno fermato i vigili per il contromano, se no..questa sembra più normale, sorriso dolce, però mah anche l'altra sembrava a posto...e senti come piove! Abita dall'altra parte della città, e stasera lavano pure le strade...che qui ho il parcheggio garantito, a proposito: " Ho parcheggiato dove mi hai detto tu, va bene?" "Certo, hai fatto bene, quando mi hai detto che venivi ho lasciato la macchina in ufficio e ho preso la metro...stai comodo che ti sto portando un avanzo del cesto del San Carlo, ieri c'è stata la festa aziendale e me ne sono fatta dare un pò...", "Buono! grazie."...uhm quasi quasi le mando un sms, dico che faccio tardi in ufficio e ci arrangiamo un altro giorno. Mah sì. Ho un sonno. Piove. Il parcheggio...




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