Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

11 dicembre 2012

Sguardo multiculti su un villaggio svedese nel 1959

Una cosa bella che ti lascia l'esperienza di espatrio è che guardi da più punti di vista. Il che poi è tipico delle esperienze  più dense, quelle che ti impongono di riscrivere i tuoi ritmi, le gestualità, i modi di esprimerti...quelle che incidono sul corpo. Che so, maternità, malattia, galera, viaggio...
La mia vita a 4 zampe è un film svedese, ambientato nella Svezia degli anni 50/60. Un bimbo deve affrontare la dura esperienza del lutto. La mamma muore di tisi, il padre è lontano e se ne sta lontano - niente di nuovo sotto il sole- il fratello va da uno zio e lui è destinato a un altro zio materno. Nel lutto perde il cane cui è affezionatissimo.
Storia a parte, nella ricostruzione della vita di un villaggio svedese di 60 anni fa, alcune cose sorprendono noi mediterranei. Altre molto meno.
Sono esperienze comuni:
Un passato molto più comunitario, per esempio. Tutti si conoscono al villaggio dello zio, nella vetreria del paese ci si trova per lavorare, ma anche per giocare a carte o per scaldarsi, i bimbi sciamano nelle viuzze, la gente si invita a casa con spontaneità, i vecchi burberi vengono presi in giro dai monelli (una cosa del genere attualmente è impensabile, qua come là...)
A dispetto di quanto -noi mediterranei- potremmo immaginare c'era molto pudore in Svezia negli anni 50.
E' vero che la bbona della vetreria posa nuda per un artista...ma si fa accompagnare dal ragazzino che veglia sulla sua virtù. Il capo della vetreria distrugge le brocche pettorute di un designer avanguardista...
A corrispettivo, gli uomini sono arrapati, come i mediterranei. In una scena gustosa il vecchietto infermo chiede al ragazzetto di leggergli stralci di un catalogo di lingerie femminile...lo zio richiede goloso particolari sulla carrozzeria della bbona che il bimbo ha sbirciato nell'atelier dell'artista.
I bimbi vivono molto più tra loro. Organizzano incontri di box, vanno a fare il bagno al fiume, si lasciano lanciare da una navicella spaziale, era il periodo della conquista dello spazio, sulla fune della teleferica...
E fin qui, le corrispondenze.
Le differenze:
Le donne sono molto meno mamme. Tralasciando la mamma del protagonista, poveretta, a letto con la tubercolosi, che ogni tanto esplode di rabbia contro i figli discoli, piangendo poi di disperazione e senso di inadeguatezza, anche tutte le altre figure femminili del film amano la loro privacy, detestano il rumore...e seminano volentieri i bimbi dai nonni (tra l'altro se si ascolta l'intervista del regista, tra la sua esperienza e quella dello scrittore...tanto senso di esclusione e insofferenza da parte delle(loro) bionde mammette)
C'è più affettuosità e confidenza tra padri, quelli che restano, e bimbi.
L'iniziativa sessuale la prendono le bambine. E sono parecchio dirette, quasi feroci. E, almeno ai miei tempi , via, questa non era proprio cosa.

La mia vita a quattro zampe (Mitt liv som hund) 1985 diretto da Lasse Hallström, basato su un romanzo di Reidar Jönsson.

Nessun commento:

Posta un commento