Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

16 aprile 2013

Ma che sei tornata a fare...


Giorni come oggi, mattine come stamattina...
A volte cedo alla tentazione e mi sciroppo i vari "Nove in punto", i notiziari e gli aggiornamenti di Radio24...Ecco il Polillo che dice: "No, non vogliamo aumentare le tasse, però sì manca un miliardo per le casse integrazione...", "Ma non lo prevedevate?" "Sì, certo però sarebbe stato varato il nuovo governo..." Indi? Mi chiedo io, che non ne capisco un'acca, cosa sarebbe mai cambiato nel nuovo governo, si sperava forse nella presenza del mago Otelma che i soldi li crea con la stagnola?
In mattine così, con dichiarazioni così, ti senti proprio intriso di italianità. Un bel fango misto di rassegnazione, vittimismo, rabbia sorda, scoglionamento, tirar a campare, condito di un latente pervasivo senso di colpa. Senso di colpa, sì. Che c'è sempre una vocina, in fondo in fondo che suggerisce che un po', magari poco, ma un po' è colpa tua. Potevi fare diversamente, potevi fare di più, potevi impegnarti...Il senso di colpa. Ovvero la ruota dentata -presente quella di Sant'Agnese? che fa girare il mondo.
Del resto...con il massimo rispetto per chi crede, ma ancora oggi la prima confessione dei bimbi si fa a sette anni. Sette anni...un'età in cui comincia a capire il senso del giusto e dello sbagliato legato alla consequenzialità dei propri atti. Ma il peccato? E che sottolineatura di partecipazione familiare e collettiva alla prima confessione! 
Quasi era preferibile ai tempi miei che il parroco faceva durare la confessione delle bambine il doppio di quella dei maschi. Alla richiesta del perché: "loro non sono maliziosi...e poi devono giocare al pallone".
Beata innocenza. Io svenivo in chiesa, e questo al parroco non piaceva, era indizio di qualcosa di strano, forse luciferino. Io ero timida. Sono timida. Tutti sono timidi.
Svenivo che l'odore dell'incenso mi frastornava e poi il freddo e poi quelle immagini scure e orrende dei santi decapitati, bucherellati, tagliuzzati, accecati, detettizzati...praticamente un macello.
Eppoi c'era la comunione e quando mi avvicinavo all'ostia sentivo gli occhi di tutti addosso, e avevo paura che cadesse, o che l'odore delle dita del prete, nauseabondo, mi facesse rigurgitare il sacro boccone...eppure mi avvicinavo all'altare, cric cric, le suole delle scarpe di vernice, i piedi gelidi nei calzini di cotone, duri come cartavetro... Prima della comunione c'era il segno della pace, scambiatevi un segno di pace e io avrei fatto la guerra a chiunque purché non mi toccasse. Se erano persone della famiglia temevo i sorrisetti furbi o il sorriso accennato di mio padre che interpretavo sempre allusivo... se erano estranei temevo il contatto delle loro mani sulle mie, se non c'era nessuno cui offrire la mano mi sentivo la pecora nera del sacro gregge che nessuno voleva vicina.
Odiavo la messa, la chiesa, il prete, gli oranti, i canti che erano ragli, le omelie...tutte quelle parole senza senso pronunciate senza amore.
Però mi sentivo in colpa a non andarci a messa, e scontentare le aspettative di quel cattolico anomalo di mio padre che si è disegnato una religione a sua immagine e somiglianza. Come del resto ha fatto con tutto nella sua vita. E che fortunato a riuscire in questa fantastica operazione di tailor cutting di ogni riferimento importante. Se ne fosse consapevole vivrebbe più felice.. no, correggo. Lui è felice, avrebbe solo rotto un poco meno le scatole a chi gli stava e gli sta intorno. Privilegi degli italiani di qualche generazione fa.
E noi, invece? Noi italiani di oggi s'intende. Noi qui. Tra la paura, il disagio, l'incomprensione e prospettive future lievi e incerte come ombre cinesi.
Parcheggio, sono arrivata, spengo la radio, allontana da me questo calice o straziata politica peninsulare.
Ecco. In Germania stavo meglio. Lontana dal gravame letale. A casa mia a farmi gli affari miei e a malapena sapevo chi era il cancelliere tedesco.
E tanto bastava.

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