Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

27 maggio 2012

Da 32 anni


"Ah bene, siete già aperti, che fortuna!” “Una fortuna che si ripete da 32 anni. Il bar apre sempre alle 5.20”. Mi rispone la barista. E non fa un plissè.

Sono le 5.40, sto per rientrare a casa, ho voglia di un cappuccio, ma intorno a me, da un lato e dall'altro della strada, solo serrande chiuse e qualche passante infreddolito in questo maggio pazzo. Pazzo...Pazzo come quasi tutti i maggio della mia vita. L'unica differenza con quasi tutti i novembre della mia vita, a maggio è la vegetazione verdeggiante e la durata delle giornate. Ma poi...freddo e pioggia, pioggia e freddo e mia madre che si lamenta che deve “tirar fuori” i piumoni dell'inverno messi via con il cambio di stagione. Mia madre. Già. E' per lei che sono qui. A quest'ora, per strada. Torno dall'ospedale dove è ricoverata da ieri. E scopro, in questo modo, che la caffetteria dell'angolo è già aperta, a quest'ora. Da 32 anni.

I due coniugi che la conducono sembrano capitani di un transatlantico. Si muovono sincronici, sicuri, pigiano tasti, azionano manopole. Lui piega meticolosamente i giornali prendendoli da una pila infinita. Uno per uno come fossero camice da stirare. Terminata una serie di cinque, la appoggia in bella mostra su uno scaffale che, s'intuisce, pensato appositamente per lo scopo. Non so quanti compratori, sospettino la cura cui è stato sottoposto il loro plico. Lei è ai comandi in plancia, dietro il bancone, aziona la macchina del caffè, sbuffo di vapore, inserimento del bricco, colmatura a livello, versa il latte nella tazza fino a un dato punto e ad una certa angolazione, poi un gesto rapido del polso solleva il coperchio del bricco tac! e candida schiuma riempie la tazza fino a sbordare...guardo incantata ogni fase della procedura.


E' un giorno strano, mi sembra che il tempo non passi mai. Accanto a me altri avventori, silenziosi afferrano il giornale, che “lui” allunga; si dispiegano al bancone, “lei” dispone le ordinazioni, sempre le stesse, immagino. Non sento richieste verbali. Forse chissà, per qualcuno è esattamente così ogni mattina, da 32 anni. Guardo l'orologio. Sono le 5.43. Rientro dall'ospedale dove mia mamma è ricoverata. Infarto. E il tempo pare bloccato.

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