Per
esempio, confrontando, si scopre che gli italiani sono dei grandi
spigolatori. Noi, italiani, ci sorprendiamo delle micragnerie
tedesche.
Sono capaci di mantenere le scatole di tutti i loro acquisti, anche i più irrisori, per poterli piazzare meglio in caso di rivendita su ebay.
Sono capaci di mantenere le scatole di tutti i loro acquisti, anche i più irrisori, per poterli piazzare meglio in caso di rivendita su ebay.
Possono
mangiare da Aldi per tutto l'anno solo per non compromettere le
vacanze a Maiorca.
Ognuno
al momento del conto paga per sé. E questa è la regola.
Però
gli stessi tedeschi su certe cose non ci capiscono. E sorridono di
noi.
La
raccolta dei sacchetti, per esempio.
Mia
mamma li serbava in contenitori differenti e per i differenti usi.
Quelli di carta, tipo per la verdura o per il pane, venivano tenuti
per il pane secco, ma anche per scolare l'olio delle patatine fritte,
avvolgere i panini alle gite...
Le
buste di carta grandi in genere erano utilizzate per i vestiti da
portare alla sarta o in lavanderia, o a stirare – a proposito: la
Maria, la mitica cameriera dei miei, dice che aveva capito che mia
mamma non stava bene quando le ha lasciato la plancia di comando
della stiratrice...non era mai successo in 30 anni-
Quelle
medie, sempre buste di carta, servivano per il trasporto di cose,
oggetti, alimentari ed erano comode per raccogliere la carta della
differenziata.
I
sacchetti di plastica, invece: ridotti in comodi triangolini
divengono passe partout da mettere in borsa per la spesa e tutti gli
usi possibili immaginabili. Quelli grandi, resistenti, con le
maniglie in plastica rigida, sono ottimi per il trasporto di
cappotti, coperte, lenzuoli; quelli di plastica fina, trasparente per
confezionare i maglioni a fine stagione; quelli lunghi delle
lavanderie sono giusti per riporre i cappotti e i soprabiti in
guardaroba, allegati al cono antitarme.
Io
ricordo un contenitore anche per i sacchetti più piccoli, da
farmacia o da drogheria Rossmann in Germania. Perfetti per le scarpe
nelle valige o le cinture...
I
sacchetti mica è l'unica cosa che si conservava – e in parte si
conserva- religiosamente, a casa mia. Abbiamo sacchi e sacchi di
carte regalo, riciclate, stirate, riposte per dimensioni e colore. E
nastri e fiocchi, anch'essi divisi per colore. Poi stracci, cestini e
tappi, anche qui: di plastica a fungo per gli spumanti; sughero per
le bottiglie.
Lacci
e laccetti, da quelli in plastica con l'anima di metallo a quelli in
stoffa. E gli elastici verdi dei mazzi di asparagi? C'era un posto
anche per quelli, finivano avvolti al rubinetto del lavandino...i
bicchieri della Nutella e degli yoghurt in vetro, i bicchieri di
coccio dei dessert...Ma qui si entra nel mondo parallelo del
collezionismo domestico.
La
cosa strana è che sono moltissime le case dove vedo le stesse
raccolte. Forse i miei, potendo disporre di spazi grandi,
esageravano in quantità... ma è un vezzo proprio diffuso, la
spigolatura. E non dipende, almeno da mia esperienza, dal livello
economico raggiunto. I miei suoceri, che sarebbero considerati
benestanti secondo lo standard tedesco, raccolgono i vasetti di vetro
per le marmellate e anche le buste degli insaccati, le vaschette in
plastica delle verdure dell'orto, le etichette dei vestiti usati, che
poi mia suocera usa per coperture artistiche di buchetti e tagli dei
vestiti nuovi...
Ma
il massimo l'ho ascoltato alla radio.
Un
ascoltatore illustrava cosa faceva degli spazzolini usati:
li spiumava delle setole, e poi ci mangiava il SUSHI al ristorante
giapponese!
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