Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

1 agosto 2013

Dimmi come IKEA e ti dirò chi sei.

Come tutti vado all'Ikea. 
Molto meno di quanto dovrei (c'è sempre qualche pezzo di Ribba mancante per casa ), molto più di quanto vorrei. 
Acclaro. L'Ikea l'apprezzo. Dai, impossibile non apprezzarla. Ha cominciato con un principio da Magna Charta della democrazia moderna: "Tutti hanno diritto a un buon design a un prezzo compatibile con uno stipendio normale". E bravo Ingvar Kamprad. Ha scopiazzato i Salone del Mobile di Milano per qualche anno ma, presto, ha assoldato buoni designer proponendogli la sfida: facile fare il designer di nicchia. Prova a farlo per le case di tutti in tutto il mondo... 
Dell'Ikea ammiro l'innovazione, sempre attualissima basta guardare la palette di colori, e la tradizione nordica di grafica pulita, di comunicazione diretta - mai spocchiosa, mai banale, pop e non popolare nel senso retrivo. 
Di Ikea ammiro il sito, veramente completo, pure con i configuratori, il semaforo per la disponibilità della merce in magazzino...e l'attenzione al testo, sempre localizzato. Preferiscono lasciare worldwide le immagini, con signore biondissime ancora piuttosto improbabili alle nostre latitudini, piuttosto che le headline delle campagne. 
Poi, che sollucchero! A pagina 90 del catalogo 2013 ecco qui: "Il caos è subdolo...". Subdolo...in un catalogo per le masse un aggettivo cotanto. Solo in Topolino e nella Settimana Enigmistica trovano posto parole così desuete (di solito in bocca a Paperone, che è anziano... ci sta!).

Quindi GRANDE IKEA! 
Però. Però poi ogni volta che ci vado, sempre con qualcuno che se no mi demotivo, mi viene uno scoramento...innanzitutto alla presentazione dei settings non ci casco. Come nelle pubblicità, quello che fa belli i mobili sono le location (sempre con i soffitti altissimi, la vista splendida, i pavimenti ed i rivestimenti curati e pregiati) l'accostamento gradevole con altri pezzi e la grande attenzione per i tessili e le palette dei colori. 

Poi. Poi c'è il fatto che ad ogni visita sono 200euro. Anche se non hai trovato il pezzo così conveniente che cercavi. Già che "balini" lì, le candele, i tovaglioli, un paio di lenzuola, due vasetti, il piumino, il cuscino, la sedia da esterno, la panchetta e un bel Lack per l'angolo dell'ingresso li compri...e sono 200euro ogni volta, poco più poco meno.

Che in questo periodo di ristrutturazione non rappresentano mica paglia...
Ma poi. Poi, poi c'è la cosa più grave: l'acquisto di qualcosa di seriale e per questo non avente valore intrinseco percepito. E' terribile, ma disfarsi dei mobili Ikea è facilissimo. Non stimolano nessuna affezione particolare, sono come dei replicanti di gradevole aspetto con una data di scadenza incisa nel patrimonio genetico. "Lo cambio quando voglio, tanto è Ikea!"

Nessuno chiede soldi per un mobile Ikea usato, a meno che sia praticamente nuovo. 
Per tutto quello sopra si esce, io esco, dalle casse blu e gialle scontenti e paganti. Non si compra un mobile in effetti, ma una soluzione a un problema funzionale afferente all'abitabilità del tuo comparto domestico.

Tutto il contrario del design, se ci si pensa. Tornando a bomba ecco perché ogni volta che lascio le casse Ikea sono molto più triste di quando varco l'ingresso.

Io sono triste. Ma mica vale mica per tutti...Mia sorella, per esempio. Prima di giungere all'Ikea sembrava la Santanchè il giorno in cui le hanno condannato per diffamazione il fidanzatino. Urticante, acida, maldisposta. Ha urlato con tutti gli automobilisti che abbiamo incocciato per strada; guidasse come Thierry Sabine... macchè, giusto per far tracimare un po' di bile cattiva dal fegato, avrebbe detto nonna mia...

Però, dopo l'acquisto di un buon 500euro di carabattole, sembrava la Teresa del Bernini durante l'estasi. E lì ho capito il potere taumaturgico dello shopping, che tanto ha fatto scrivere nella letteratura femminile (e nelle barzellette della Settimana Enigmistica). E mi ha fatto capire che l'Ikea è meglio del prozac, meglio dell'ideologia nazista: promette ordine e pulizia e per chi ha necessità estrema che tutto sia a posto, una seduta di shopping all'Ikea, con tutti i contenitori di cose e cosine, fa più che bene. E' la promessa concretizzata di ordine nella vita. 
Ho capito (e tre) che la fugacità dei mobili Ikea per qualcuno non rappresenta un minus, tutt'altro. Consente di rinnovare la casa costantemente. Compro, butto, ricompro, con un effetto stira e ammira del proprio spazio domestico. E di noi stessi per logica conseguenza. Sempre nuovi, sempre belli, sempre giusti.

Ho capito tanto di chi, in fondo, non ho mai capito per nulla, in una giornata all'Ikea. 

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