Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

8 novembre 2013

Ich gehe mit meiner Laterne und meine Laterne mit mir...


Chissà perché non ho ricordi dell'estate. La prima estate in Germania. Solo dell'autunno. Sarà che ad agosto, era agosto quando siamo arrivate, l'estate è finita o sta finendo a Ddorf.
Come sia, il primo autunno invece lo ricordo bene.
E soprattutto ricordo il mio primo San Martin. Ci spiegano al Kiga di Ari che si festeggia San Martin...meglio, non spiegano nulla, ci ritroviamo un bel dì a seguire una piccola processione tra i frustoli di verde e parco stretti tra la tangenziale e la collina buia della foresta demaniale della città.
Davanti due trombette e un tamburo, dietro bimbe e bimbi e genitori e insegnanti, silenziosi e compunti, e infine la macchina della polizia, a passo d'uomo, con le spie luminose accese.
Si parte. Pioviggina. Nessuno fa un plissè. “San Martin, Saan Martin”...i bimbi belano, a fil di voce, canzoncine meste, le maestre canticchiano, a fil di voce, le stesse canzoncine meste, le trombe straziano, il tamburo lacera i timpani, tump, tump,
“Che è successo a San Martin?” Chiede la mia cucciola preoccupata, allora neppure treenne.
Eh, che è successo... cose brutte, che i santi morivano male una volta...
Sto inventando. In realtà di San Martino ho dei ricordi di un ragazzone sano, tirato a lucido, sul suo cavallo, che preso da improvviso raptus di generosità dona il suo mantello, anzi una parte del suo mantello, ad un anziano mendicante. 
Già...che lì per lì non rinuncia a impressionare il vecchio e le folle - qualcuno deve pur averlo visto per tramandarne le gesta- e zac! Ne taglia un lembo con la sua bella spada.
Uhm...e se il tutto fosse partito da lì? Dall'esigenza tracotante di provare il taglio dello spadone sulla flanellona color porpora, per provare se era davvero micidiale come gli aveva assicurato il fabbro: “la provi, taglia come un grissino il tonno!”.
Però, via, non so nulla del dopo, che magari a seguito di una qualche delusione amorosa, il tapino si è rivolto al cristianesimo e si è impelagato in qualche gruppo catacombaro, rimettendoci poi le penne nei modi folkloristici e truculenti che si usavan allora.
Del resto il corteo e le musiche sono così lugubri da lasciare poco adito a dubbi...morto male, deve essere morto male.
Finalmente finisce, i genitori e i bimbi sono visibilmente sollevati dall'idea di non dover più esibirsi, rientriamo nel piazzale del Kiga e lì si distribuiscono dolcetti e affini...Ah. Dolcetti. Chiedo del perché dei dolcetti e mi si dice che a) è usanza per questa allegra tradizione renana! 
b) la commemorazione riguarda proprio l'episodio del mantello. San Martin è morto bene. Almen lui.

Però. Penso, vedi mo' che atmosfera diversa, per un evento collettivo lieto, o che dovrebbe essere tale...tutto si svolge in silenzio. Questo penso mentre la macchina della polizia vede bene di innestare la sirena, andando in strada e ci lascia tutti lì. Sotto l'acqua. Fradici. Sul piazzale nero e bagnato di pioggia a biascicar dolcetti.  

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