Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

27 maggio 2013

Indagine sociologica. Dal parcheggio del cantiere.

FIAT punto 1.2 – Architetto
Lambretta 125 Special – Ingegnere
Autocarro Iveco Daily 35C – Muratore
Honda CR-VTec 2WD - Elettricista
Audi Q3 2.0 – Gessista
BMW X5 Xdrive 50i – Idraulico

uscita dell'architetto. Compresa nel progetto
uscita dell'ingegnere. Compresa nel progetto
uscita del gessista. Compresa nel progetto
Uscita del muratore: 50euro min.
Uscita dell'elettricista: 100euro min.
Uscita dell'idraulico: 239euro min.


Iva esclusa.

23 maggio 2013

Mi fai una foto?

Ari, fai una foto alla mamma sul cavallino rosso, così che ride? Non prendere la panciotta, mi raccomando. Guarda che devi solo sfiorarlo il bottone. Come mi metto, così? Così va bene? I capelli? Sparano in aria o sono a posto? Vai, ora mi volto e tu scatta. Cheeese...


L'avrà fatto apposta?

22 maggio 2013

Vedi alla voce 'flessibile':..polvere da flessibile!

Alcuni vicini si sono lamentati dei rumori molesti. Capita, un cantiere è un cantiere.
In tutto il mondo.
Persino in Germania. A noi, per esempio, è capitato così. Ci avvisano che rifaranno le pavimentazioni dei balconi esterni al nostro appartamento, in affitto. Una quindicina di giorni prima dell'inizio lavori si presenta il capo cantiere. Con tanto di elmetto giallo. Ci spiega cosa faranno e quanto dureranno i lavori. In buon inglese, per aiutarmi nella comprensione. Quando stringe la mano per andarsene, ne approfitto per chiedere se è meglio mettere in salvo qualche masserizia. Nega vigorosamente poi sorride in modo rassicurante: “Kein problem” . Oh. Che dire. Ancora una volta penso che la Germania sia un paese “meglio”.
Poi.
Poi iniziano i lavori.
Dalle 6.45 del mattino. Polvere dappertutto. Estranei che s'affacciano sulle camere. Mettiamo i cellophane alle finestre e per un mese si vive come dei pesci rossi nella boccia.
Poi.
Poi cominciano con i martelli pneumatici. E tutto quanto appoggiato alla parete fronte balconi cade. Sembra di essere a Beirut sotto i bombardamenti. Cade e s'infrange anche un vaso azzurro di mia madre, che adoravo. Ho tenuto i cocci per un anno.
Chiedo spiegazioni e modalità di risarcimento.
Tutti nicchiano. A cominciare dal padrone di casa.
Ma dove è il capo cantiere tranquillizzante come JFK ai tempi d'oro?
Ha cambiato cantiere.
Ecco.

Ps: ad ogni buon conto per avere gli orari compatibili per le lavorazioni “rumorose” nel mio Comune ho dovuto attivarmi io, impresa e architetto sono stati sul generico; chiamare Ufficio tecnico e i Vigili locali per ben tre giorni. A Bergamo invece il modulo prestampato con gli orari e i riferimenti normativi da apporre ben visibile sull'edificio è scaricabile on line.

16 maggio 2013

Tutto bene! No, che peccato, davvero?!

Interclasse del 22 Aprile 2013, l'ultima dell'anno scolastico in scorso.
"I bambini si impegnano e hanno tutti raggiunto i risultati del programma ministeriale. Sono sempre più autonomi, giocano insieme e non si registrano episodi di marginalizzazione.
In Matematica siamo un po' avanti col programma. Abbiamo sperimentato diversi approcci al calcolo, e concluderemo entro la fine dell'anno tutte le numerazioni dal 2 al 10
In Italiano abbiamo deciso di adottare i quaderni a righe di terza che i bimbi dimostrano ottima padronanza nella scrittura.
Abbiamo cambiato la piscina, i bambini apprezzano la nuova sede e l'approccio didattico degli insegnanti di nuoto. Da parte loro gli insegnanti ci hanno fatto i complimenti per l'educazione dimostrata, il silenzio e il rispetto degli spazi aperti al pubblico.
Grazie ai contributi delle associazioni del territorio anche quest'anno abbiamo potuto assicurare il corso di psicomotricità, il teatro delle emozioni, il corso di pattinaggio con la maestra Sara, la gita al museo del Giocattolo."
Tutto bene, no?
Quindi possiamo alzarci, ringraziare le maestre, magari farci un caffè alla macchinetta e quattro chiacchiere e via?
Macchè, siamo in Italia e se non soffro non va bene. E infatti ecco le prime premurose genitrici:
"Noi abbiamo il problema delle letture lunghe. Se sono brevi la mia Ludo se le ricorda...se sono più di tre capitoli, diciamo, quando le chiedo di farmi un riassunto mi accorgo che fatica...Come mai?"
"Ieri sera con mio marito a letto abbiamo guardato le prove Invalsi di matematica e l'esercizio 6 proprio non l'abbiamo capito... se non l'abbiamo capito noi, ci dicevamo..."

Cominciano a mancarmi quelle belle riunioni all'asilo di Ari, dove si affrontavano questioni come: "Quella bambina è denutrita, cosa possiamo fare" e " Amrid picchia sistematicamente tutte le compagne" oppure "Anika cerca di infilare i bastoncini negli orifizi delle sue compagne..."



14 maggio 2013

Una splendida giornata.

Per Città Alta
Ari è via.
Comincia a pesarmi la sua assenza. Ho capito che il tempo d'oro, coi figli, è questo che sto vivendo ora. Quando non più piccoli (tutta manutenzione) non sono ancora troppo grandi, protesi verso la loro vita che ci riguarda, a noi genitori, solo lateralmente...
E' mattina. Allungo la mano, siamo ancora ospiti da mio padre e io e la bimba dormiamo in due letti adiacenti, nella stessa stanza. Allungo la mano ma incontro solo coperte e peluches. Già, appunto. Ari è via coi cuginetti.
Mi alzo, mi lavo, esco, attraverso la strada per comprare le brioches fresche in pasticceria, il profumo delle frolle e della torta Donizetti invade le vie.
Tanta gente, oggi, in coda. E' la festa della mamma, le nonnine sono in gran spolvero coi gioielli buoni e la messa in piega e le calze velate e un timido tacco. Cuori, cuori, torte a cuore per tutti.
La colazione è un rito silenzioso, mi piace il profumo di Earl Gray dalla teiera. Per profumare il the già nell''800 si produceva il bergamotto; il migliore al mondo proveniva dall'agro palermitano e nell'agro palermitano, nell''800, nasceva la mafia, la più forte al mondo. Chissà dove lo producono oggi il bergamotto per l'Earl Grey e che mafie si spartiscono i proventi della produzione.

La grembiala ricamata
Mi vesto, una grembiala scovata in un baule, ricamata a mano da mia zia, fiori grossi e vivaci, le scarpette della Redoute di mia nipote, a 12 anni ha il mio numero di piede, e sono in cammino per la Città Vecchia. O Città Alta. I due nomi sono intercambiabili e tutti capiscono che si tratta del centro storico.
La città, questa città, in questi anni ha cambiato compagine.
Da una parte, paesaggistica diciamo, si è declassata:asfalti corrosi, cementi corrosi, muri corrosi, capannoni disabitati, aree verdi rarefatte, incroci folli, lavori perennemente in corso, centri commerciali elefantiaci e, soprattutto, l'areoporto di Orio hanno molto svilito l'immagine di piccola, ma pulita operosa cittadina lombarda.
Però, d'altra parte, mai come oggi la città è ricca di manifestazioni artistiche, letterarie, teatrali con una caterva di festival e happening e incontri e installazioni e locali all'aperto che ospitano e promuovono iniziative. Si sono moltiplicati i contenitori a disposizione ...penso ai nuovi musei che negli ultimi anni hanno aperto i battenti, quello del '500, l'ALT, il Museo del Tessile, la biblioteca Tadini. Penso al parco della Trucca, vicino al nuovo Ospedale, gli spalti di sant'Agostino, la Fiera, il nuovo Teatro Sociale, il Palamonti. E "i vecchi" contenitori si sono riattualizzati, il museo del Risorgimento, l'Orto botanico, l'Università coi chiostri. Ecco, raggiungo la Piazza Vecchia, cuore dell'orobicità. Una volta, per la ragione di cui sopra, era intoccabile. Oggi, non passa we che non succeda qualcosa che la trasforma, ne ridisegna gli spazi e i confini.
In piazza mi attardo, è bello vedere la gente vedere la gente. C'è allegria, le Comunioni e le Cresime fanno sbocciare corolle di bambine che vaporose nelle loro vestine saltellano sulle antiche pietre.
Incontro un'artista conosciuta giusto qualche settimana fa, l'accompagno a mangiare un trancio di pizza, lei è simpatica, i suoi tre figli pure, il marito anche. Fa il restauratore d'organo. Respiro l'aria serena di una famiglia unita.

Incontro: Patrizia mamma artista
Vanno. Io resto. Mi concedo una birra sotto il berceau della cooperativa Città Alta. L'unico posto in città dove si praticano prezzi pop, aperto per i pochi veri abitanti del quartiere sopravvissuti, e le loro esigenze di gioco delle carte e bianchini; intanto che si gioca a bocce, si ristruttura l'adiacente convento di Sant'Agata.
La coperativa di città Alta.

Il giornale, il sasso per evitare lo sfarfallio delle pagine.
Leggo il giornale, guardo la gente, la gente guarda me che leggo il giornale. Distrattamente.
La birra è fresca, la giornata calda.
Rientro. Oggi è giorno di trasloco, la fase b, per spostare i mobili accatastati in una stanza. Giacevano in attesa del "buco" tra i due appartamenti. Il buco c'è. I "gravi" si possono agevolmente spostare ai garage.
Per il trasloco mi sono, forse ingenuamente, consegnata al raket rumeno della bassa brembana...io do' una cucina a te, tu mi aiuti quando ne ho bisogno. Capito? Certo, ho capito, signora, capito. Vengo ma chiama prima chiama, capito signora? Ho chiamato,e ieri mi hanno bidonato. Oggi, domenica, un'ora dopo rispetto a quando concordato, dopo un paio di telefonate di sollecito, si presenta il boss dei rumeni. In mercedes da boss e occhiali da boss, con moglie vestita da moglie di boss e pargoletti. Mi sento intimorita e un filo allarmata da questo pacchiano carrozzone...speriamo che non lo vedano i vicini... Naturalmente, i vicini sono tutti fuori come le lumache dopo un'acquazzone. E vedono la band Kusturica che mi sono tirata appresso.
Poi è solo lavoro, sposta qui, attenta là, Dona portami questo, no qui non va bene, faccio io, prendilo sotto, alla francese, lo vedi che così non pesa? qui hai rovinato il mobile signora hai visto non va bene, così, no va bene...pure il rumeno mi rampogna...l'architetto mi rampogna, mio padre mi rampogna, il marito mi rampogna, il muratore, il gessista, l'elettricista, l'idraulico mi rampognano...
Via. Alla fine tutto è stipato. Altre stanze vuote. La luce del tramonto sulle colline.
E' una bella giornata di maggio. E la vita è ancora una giostra che gira.

13 maggio 2013

Tanti auguri, mamma.


Ieri giornata della mamma. L'ho celebrata così, contribuendo con tre paia di scarpe all'installazione di Elina Chauvet Zapatos Rojos: le Crocs di mia mamma, le mie zeppone e le scarpette rosse di Arianna.
Quest'anno niente fiori e torte a cuore. Ma passione e partecipazione.
 
 
 

11 maggio 2013

Via con gli KWAIO, così mi distraggo un po'.

Basta casa se no sclero...
Meglio: “Basta postare di argomenti relativi al contestuale cantiere di ristrutturazione delle due unità abitative a me afferenti. In caso contrario temo di perdere il consueto controllo emotivo e verbale e dare origine a spiacevoli turpiloqui.”
Chiarito il concetto.

Fortuna che esistono le parrucchiere, luuuuunga vita ad esse, soprattutto se brave, poco costose e prodighe di informazioni sul paese e la collettività. Pettegolezzi, via.

Dalla mia parrucchiera staziona un'ubertosa produzione di giornali riguardanti al solito persone che mancosochisiano, di chiappa e pettorali e labbra vistosamente false. Spulciando nel vetusto portagiornali però...sbuca il notiziario di Avventure nel Mondo!

Molti sanno di cosa si tratta, meno che è una species tutta italiana.

I due fondatori di Avventure hanno fatto fortuna su alcune attitudini peculiari nostre. Trattasi, sinteticamente, di un'associazione che unisce gruppi di viaggio e li spedisce a prezzi contenuti in posti esotici. Come fa? Metti insieme un gruppo autogestito, un accompagnatore in prestazione d'opera gratuita; aggiungi un'organizzazione che declina eventuali responsabilità e garantisce giusto il coordinamento per il viaggio aereo e le indicazioni basate su esperienze precedenti. Fatto. L'elemento cardine, naturalmente, è la guida gratuita.
Uguale tra gli uguali, per il privilegio di viaggiare gratis e fare il leader, sai che spasso, deve occuparsi del:

Coordinamento tra gli iscritti, telefonate, email quant'altro.
Coordinamento con i referenti in loco.
Coordinamento con Avventure.
Decidere l'itinerario tappa per tappa.
Fornire materiale di viaggio.
Accogliere e istruire gli iscritti.
Arrangiare accomodation, ristoranti, spostamenti.
Gestire malanni e richieste, coordinare il gruppo e supervisionare il cassiere di viaggio...

Grazie a una percentuale molto alta di persone con la vocazione missionaria e una buona propensione organizzativa personale, Avventure è un successo imprenditoriale.
Tra i cadeau offerti alle guide di Avventure, per blandirli, c'è la pubblicazione dei loro viaggi. Il giornale lo leggono solo quelli che in quei viaggi ci sono stati, i loro parenti e amici più stretti e, qualche volta, i candidati allo stesso itinerario per l'anno successivo. Lo legge anche chi va dalla parrucchiera e si è stancata di “Chi” (ma solo perché non sa Chicacchiosono. Mica per la fatuità dei contenuti, badaben!)

A scuola dagli Kwaio. Così s'intitola il primo articolo. Del “gruppo Castagna” -si usa così, qui, dal nome del leader, come per lo storico gruppo vacanze Piemonte la regione d'appartenenza.

Corso accelerato per insegnare a umani tecnologizzati come imparare a vivere solo con quello che la natura ci offre. I docenti? Gli KWAIO.
Wow, promettente il sottotitolo.

Mi inoltro nella lettura, tanto la permanente della signora prima di me ha l'aria di durare ancora un bel po'.

Ronnie Butala ci disse, sarete i primi bianchi che vedranno... e il nostro Castagna, giustamente dubita. L'isola non è così irraggiungibile -cosa sono 36ore di volo al giorno d'oggi- anche se sugli Kwaio “pure in rete le informazioni sono pochissime”...

Uhm. Ne mastica di antropologia, il Castagna. Se per una conoscenza più approfondita va di Google...

Convinti che certe esagerazioni appartengano ormai alla più trita retorica pubblicitaria, come le spiagge incontaminate della Costa Smeralda, i nostri partono fiduciosi per le Isole Salomone. Gli KWAIO di montagna sono là che li aspettano.

Prima però individuano in tale Ronnie Butala il profondo conoscitore delle sue tradizioni, con il savoir faire giusto per fare in modo che l'intrusione nel microcosmo degli Kwaio sia meno traumatica possibile. Il corsivo riporta testuale l'articolo. Hanno scelto lui, non esita a confessare candidamente l'autore poco dopo, soprattutto perché è l'unico a Malaita ad avere un profilo FB e ad aver risposto al nostro messaggio (sic!)

Questi sono belli pazzerelli, penso io. Cercano info su come comportarsi con una tribù cannibale fino all'altro ieri sul Web e si affidano a FB per la ricerca della guida...

Insomma, partono, arrivano dopo un giorno e mezzo di voli a Honiara dove trovano Ronnie, o forse un parente visto che questo Ronnie è 20 chili più ciccio di quello del profilo FB, sdentato e pure pelato...Dopo un paio di altri giorni di navigazione più o meno gaia, meno che più, sono a Atori e incontrano un Kwaio di fiume che sembra una persona molto buona e gentile anche se la sua gentilezza stona con lo spadone di ebano che porta al fianco... notiamo infatti che tutti gli uomini portano chi una mazza, chi uno spadone chi un arco con frecce e non li abbandona mai!

Non gli viene il rovello del sapere il perché? Penso sempre io...

La signora prima di me ora sembra Caparezza, ma tra lei e il gruppo Castagna sono più interessata a quest'ultimo. Quindi rituffo la testa nel giornale. Gli avventurieri sono ancora in viaggio lungo un fiume alla volta di un villaggetto dove si fermeranno a dormire:

Tutto ok. L'unica rimostranza, che però non ho avuto il coraggio di rivolgere al capo, sarebbe stata relativa ai materassi in gommapiuma di cui ci avevano dotati..non asettici. Piuttosto che combattere con le pulci ho preferito dormire sopra una stuoia di bambù...

Ma cosa sono due pulci per i nostri intrepidi connazionali! Il giorno dopo infatti riprendono il barchino con una decina di portatori Kwaio di fiume -che sono tanto, ma tanto diversi dai loro cugini di montagna come vengono a scoprire subito dopo:

Durante il percorso raccontano dei fatti cruenti accaduti in quei posti: “sotto quell'albero lo scorso anno abbiamo trovato i resti di un prete ucciso e cannibalizzato...”

Precisa poi che il giovane assassino se l'è sfangata con alcune collane di shell money alla famiglia dell'ucciso, a titolo compensatorio, come previsto dalle leggi tribali (oh, se Berlu lo viene sapere e importa la legge paro-paro nel nostro sistema legislativo a posto siamo! Tutti con collanine di conchiglie, in Parlamento).

Dopo queste amene considerazioni, per nulla intimoriti (del resto lui, la guida è un armalazzo di quasi 2metri, ci tiene a sottolineare) finalmente sbarcano per arrampicarsi su per una impervia montagna, si ammazzano di fatica marciando nel fango:

la rabbia maggiore è data dal confronto con i ragazzi che ci portano gli zaini: loro zompettano a piedi nudi tra una radice e una pozzanghera senza procurarsi neppure uno schizzo sui loro abiti cenciosi...mentre noi con pedule e abbigliamento tecnico sembriamo l'orso Yoghi...

Dopo 5 ore e un collasso di uno del gruppo entrano nel villaggio. A parte che gli KWAIO sbucano dai cespugli coi corpi dipinti e armati di mazze come nelle classiche barzellette della Settimana Enigmistica, gli manca giusto l'osso intrecciato nella frangia crespa, ma quello che colpisce i nostri è che:

sono completamente nudi, solo una foglia copre le parti intime. Onestamente non pensavo di trovarli così arretrati...

Ma il Castagna ci fa o ci è? Dico, sono in viaggio da almeno una settimana e gli sembra pauca re, ha prova che questi menano, uccidono e magnano i nemici e li trova arretrati solo perché non si coprono meglio le pudenda? Rob de mat!

Con qualche problemuccio diplomatico che sfiora comunque la tragedia -alcuni guerrieri non avvisati della loro visita li sorprendono mentre mangiano empie barrette, e un paio di situazioni esilaranti - a un certo momento la donna del gruppo, l'unica, dovendo fare pipì è costretta a denudarsi completamente e ad appoggiare tutti gli indumenti su un sasso della vergogna per accucciarsi poi nel fango a urinare, i nostri riescono a rientrare fortunosamente al villaggio con i materassi pulciosi...

La fine del resoconto è assolutamente asincrona con il pathos vissuto e descritto, anche se fa parte della retorica di genere: alla fine quello che veramente conta sono le emozioni che abbiamo provato insieme, ciò che abbiamo imparato di loro e che abbiamo lasciato di noi.

Come fossero stati a Rimini in gita scolastica, insomma.

La parrucchiera Barbara mi fa segno; tocca a me. Quasi quasi mi faccio una bella permanente selvaggia pure io. Che 'sti KWAIO mi hanno solleticato la parte animala...

9 maggio 2013

Alzano Lombardo mejo de Oberhausen

Un museo sorprendente, in un luogo sorprendente.
Che non se lo fila nessuno, ho chiesto a quattro persone tra cui una maestra elementare, prima di rintracciarlo. In un paese, neh!, mica a NY... Una cosa per volta. Ieri raggiungo qui art director e regista, stanno girando un video per un'azienda che produce "soffianti a canale laterale". Che sono degli aggeggi che sparano l'aria dove serve. Nelle Jacuzzi, per esempio.
Vabbuoh, per ragioni varie il video sul nuovo marchio dell'azienda, una specie di canotto azzurro fluttuante nell'aria, si gira in questo museo, inaugurato nel 2009. Si chiama Alt per il moderno va di moda l'acronimo.
Già l'edificio:

Era un opificio, realizzato da Pirovano...quello della Stazione Centrale di Milano.
Uno stile complicatissimo, con influssi moreschi, liberty, romanici, bizantini, ma per qualche ragione ha una sua coerenza compositiva. E imponenza.
Dentro, sembra l'interno di una basilica romana, con tanto di aperture circolari sulle volte...


Un recupero attento con strutture studiate ad hoc e reversibili, accompagna l'esposizione di opere di arte contemporanea, frutto della passione di due mecenati, Fausto Radici e Tullio Leggeri. Maurizio Cattelan, Vanessa Beecroft, Serrano, Marina Abramovic,..mica paglia. Poi i "classici" Fontana, Boetti, Manzoni...
Una spruzzata di Scuola di Dusseldorf, il ritratto in primo piano nella foto ad esempio, che in quantitativo spry non guasta mai, e incursioni nei tentativi dei giovani talenti del territorio. Insomma, a Bergamo c'è anche la Gamec, con una sua collezione di arte contemporanea, ma secondo me manco gli bagna l'alluce a questa dell'Alt.
Procedo alla visione delle opere, in totale solitudine, e trovo belle pure le didascalie. Potere allucinatorio del piacere della scoperta. Il regista e l'art director intanto cercano di rimediare sconsolati ai problemi del quadro elettrico - ma perchè, in Italia sono così frequenti i problemi tecnici, microfoni che non funzionano, quadri elettrici che si disattivano, lampadine che saltano, ecc ? Ritardo infrastrutturale? semplice incuria? mancanza di procedure di controllo e verifica? -
Bah. Chiedo a una preparatissima e appassionata custode gli orari di apertura al pubblico. Faccia sconsolata. Niente da fare. A parte per ricorrenze ed eventi speciali, causa divergenze tra le proprietà, Alt è attualmente bloccato. Viene da dire, un nome malaugurante...


7 maggio 2013

E' l'otto di maggio e questa è la mia casa (sigh!).


 Camera ospiti e salotto:

Bagno e ingresso salotto:

Vista dalla cucina:

 La sala da pranzo:

E io ci ho, pure, creduto alla promessa di sole tre settimane di cantiere...e programmavo, pure, di partirmene tra una settimana con le mamme d'Italia Dusseldorf alla volta di Madrid! Me misera, me tapina. Mi consolo pensando alle grandi scopate che mi farò, dopo:


3 maggio 2013

Tutto iniziò con un buco nel muro...


Me l'ha ricordato mia sorella, ieri l'altro: volevi portare anche Jeck!” Mio nipote. Sì sì, è vero. Per abbattere la parete che divide i due appartamenti, pensavo a una soluzione tipo: una picconata per uno, io e i miei nipoti con il mio picconcino fantastico appositamente forgiato in Val di Sole, una bandana sul muso contro la polvere, quattro secchi da scaricare in discarica e via.

Ora guardo la porta che, finalmente, unisce le due unità e mi dico: 'sticaz... ehm cioè, ma come potevo pensare di cavarmela così!



Prima c'è stato progetto uno, che prefigurava un investimento di poche migliaia di euro in tutto, burocrazia semplificata, “facciamo e poi diciamolo”, e un generoso aiuto casereccio dei parenti più ferrati in riparazioni domestiche. Progetto uno è stato bocciato quando, in sede di computo preliminare si parlava già di 29.000euro.

Poi progetto due, che mi atterriva nel budget, ma affascinava nell'ipotesi di un grande luminoso vano buono per parties mondani e lunghi aperitivi meridiani (con il senno di poi il budget sarebbe stato insormontabile...)

Poi progetto tre, che mediava tra i due, ma già si scopriva di che DIA si doveva morire. Con lui sono iniziati i pellegrinaggi in Comune per propiziarsi le zittellaccie acide in sbalzi umorali da climaterio (conosco bene la tipologia, ci appartengo!) dell'ufficio tecnico.

Poi progetto quattro e cinque e sei ovvero: alla ricerca del tubo del cesso perduto. Solo se si scovava lo scarico del cesso del vicino del piano di sopra si poteva pensare a spostare il bagno e realizzare un grande salone in continuità con la cucina...

Poi il tubo non si è trovato, tutti a dare consigli, forse è qui, per me è là, io a mandare la Ari in auscultazione delle pareti e a tifare per una dissenteria del vicino, così da aumentare le possibilità di intercettare lo scroscio dello sciacquone...e il muratore a fare buchi dovunque che alla fine la casa sembrava un gruviera.

Poi, a giochi quasi fatti – almen pareva- con progetto sette, si è scoperto che la parete divisoria, quella da bucare, era tutta spessa come il muro di un caveau, e portante, e in CA, quindi niente world wide opening, solo una rigorosa apertura di un metro max...Imposta da un rigoroso ingegnere appositamente coinvolto. Dal momento che le centraline elettriche dei due appartamenti sarebbe stato folle spostarle, progetto otto ha cambiato sede alla porta lungo la parete divisoria almeno tre volte.

Progetto nove, l'attuale, ha visto la luce praticamente in corso d'opera, e va tutto bene... peccato solo per il frigorifero che era stato pensato, e pure il mobile che lo conteneva commissionato, esattamente dove finalmente ora c'è...il vano della porta!

In corso d'opera si sta progettando anche il bagno che giàchehailcantiereaperto conviene metterci mano. Già. Ci vogliono anche 6 o 7.000 euro in più, stasera faccio giusto i calcoli...E progetto nove è già nove bis.

Altri piccoli errorucci di valutazione: si voleva stare in casa durante il cantiere. scopo: evitare un vero e proprio trasloco di tutti i mobili. Poi Ari ha scuola giusto sotto casa. Si è pure pagato per selezionare un'area di salvaguardia.
Orbene, frigorifero a parte, il gas se si avrà si otterrà solo a fine lavori, con la certificazione dell'impianto (ho già riesumato il fornelletto elettrico). Sono tre settimane che staziono da mio padre con la bimba, e mi hanno detto che comunque i mobili li devo spostare tutti... per la rilamatura e la verniciatura finali!

2 maggio 2013

L'ultima spettatrice.



Questa la scrivo che è stata un'esperienza surreale.
Lunedì 29 aprile, serata uggiosa e piovosa. Stazionando in città da mio padre, causa lavori in corso in casa, decido di andare al cinema, allo spettacolo delle 22.30.
Il centro è immeritatamente vuoto. Il tempo non è poi così tetro, è vero pure che le mie tolleranze si sono elevate dopo cinque inverni in Nordreno Westfalia. Ma via, si gira con giacchetto di jeans e maglietta...
Entro nella sala cittadina dove è programmato il film prescelto: Un giorno devi andare... per la cronaca.
La signorina alla biglietteria mi accoglie con un: “Porca zozza!” che mi lascia basita. “...Uf, e adesso?”, prosegue e afferra il telefono. “Pronto!” fa, “C'è qui una signora che sarebbe l'unica per un giorno devi … quello lì insomma” .
Ah ecco. Capito il motivo dello scorno.
Dopo un rapido colloquio con nonsochi, la tipa mi allunga il biglietto, un poco contrariata. Non hanno sondato la mia intenzione.
Però sono contenta. Mai successo di essere l'unica spettatrice...faccio un ripasso con la memoria, che sono stata una buona frequentatrice di cinema d'essai. Ricordo di aver fatto parte di uno sparuto trio a teatro Litta a Milano, davano l'Othello di Wells, versione b/n non restaurata... ma meno di così, davvero mai.
E' l'ingresso in sala, il momento surreale. Tutte le luci accese, tutte le poltrone vuote, il silenzio...devo scegliere tra 150 sedute e non è così facile.
Mi siedo e mi volto verso l'oblò della cinepresa, è più forte di me. La ricerca di un compagno di visione.
Poi le luci si spengono, lo schermo invade lo spazio, e dimentico di essere la sola spettatrice fino alla fine, quando ai titoli di coda sgattaiolo fuori e, alle mie spalle, sento la musica interrompersi bruscamente.

25 aprile 2013

Francigena due - la vendetta.


Tre anni fa è stata Lucca-Siena.
Quest'anno Siena Lucca. 170 chilometri in otto giorni.
Bello, intenso. Non come la prima Francigena, lì oltre alla scoperta, era anche la prima volta dalla nascita di Ari che tornavo a fare qualcosa che mi piaceva PER UNA LUNGA SETTIMANA... il ricordo di quell'esperienza, i paesaggi, la compagnia è ancora inebriante come l'effetto dei prosecchini che mi scolavo, che ci scolavamo alle cinque del pomeriggio, all'arrivo tappa.
Ma anche la seconda Francigena è stata bella- anche senza prosecchini...E rigenerante. Mi ha consentito di affrontare il trasloco alleggerita... 
Poi la campagna toscana in primavera è la campagna toscana in primavera...Via, ineguagliabile. un po' di foto, il resto qui:
http://www.facebook.com/#!/media/set/?set=a.3042791764357.1073741830.1699989701&type=1
 
                                          Fango e fiori..
                                         Casale, morbide colline, cipressi...'na noia!
                                          Bolsena. Il castello.
                                         Come pioveva...
                                         Sosta a Montalcino, a trovare Brunello grande amico del viandante...
Siena. Mattina di pasquetta. La partenza.

24 aprile 2013

Ossessioni da trasloco

"Sei ossessiva compulsiva". Chi, io? Mia cognata - santa donna ancora più santa durante i miei numerosi traslochi...mi gela così. Tiene tra le mani a mo' di indizio probante, un involucro. Una scatola, un po' délabré, che riproduce il tartan scozzese. Quello classico rosso, verde e nero.

Trova inconcepibile che serbi oggetti cotali. Io invece trovo inconcepibile il contrario. Ma non ha notato che la scatola è originale degli anni '60, con gli stampati un poco fuori registro, in helvetica spaziata come si usava in quegli anni? Scritta: "Made in England". Mitica!

Conteneva un bambolina, regalo di nostro zio giramondo, che ci portava spesso souvenir dal sapore esotico. Noi li conservavamo con dedizione. Bastava la definizione “è dello zio Piero” perchè l'oggetto acquisisse automaticamente una sua personalità definita: era estero, inconsueto, snob. Trendy, insomma...che fosse una collana, una bambolina, l'ennesimo gingillo per cucina (ricordo un affetta cipolle in vetro per evitare lacrime per il quale mia madre nutriva una vera adorazione...)

La scatola finisce nel sacco dell'immondizia, soprattutto per dare soddisfazione a mia cognata. Salvi invece la libellula in bambù vietnamita; il suiseki casereccio, da baia dei gabbiani sul Gargano -per un anno ho dormito con 'sta pietra levigata tra le cosce perché si rivestisse della particolare patina sebacea del corpo, tipica dei suiseki- i disegni della ari; tutti i suoi inviti alle feste; la collezione di Sfera, rivista patinata degli anni '80, grande epoca delle riviste patinate; gli strofinacci con le donnine degli anni '60, corpicini stilizzati e i faccioni enormi e stirati e una serie di altro pattume per molti, piccoli dettagli ad alto valore significante per me.

Non so. A me sta mania del tossing up, space clearing per liberarsi del passato, vecchio, pesante, invasivo, mi mette in crisi, mi lacera. In linea teorica sono d'accordo. A parte per tutte le manfrine buddiste, anche solo per non doversi occupare di superflue carabattole (pulire, aggiustare, movimentare...). Ma ogni volta che butto via un oggetto è una lotta interiore, con punte forse sì, assurde.


Come quando buttai una segreteria telefonica della Swatch, verde trasparente coi fili interni in evidenza, rotta da mò. Porto in discarica, me ne vado, salto in macchina e..poi mi è venuto in mente mia sorella e il suo moroso, come si divertivano a cambiare il messaggino di saluto (era il vezzo di allora, corrispondente mas o menos al profilo fb, diceva molto di te, della tua creatività, della tua disinvoltura...ci si chiamava a volte solo per ascoltare il messaggio) e poi penso al telefono Swatch come ad un simbolo di grande design democratico ed ecco che invece ora via!, giù, buttato solo per fare spazio al più convenzionale made in China...e penso al destino delle cose e degli uomini che le creano, al destino di tutto, di noi e che la conservazione, in fondo, è una forma di ribellione al tutto passa, un tentativo di trattenere un frammento di verità stabile in questo correre prendere cambiare distruggere, non fa lo stesso anche l'arte, non nasce dalla stessa pulsione a contrastare l'irrimediabile?...e allora scendo dalla macchina, rientro in discarica, mi armo di bastone e ravano nel container per ripescare la segreteria Swatch. Che ora è ancora lì, da qualche parte, chissà dove.

Speriamo solo che mia cognata non la trovi...

19 aprile 2013

16 aprile 2013

Ma che sei tornata a fare...


Giorni come oggi, mattine come stamattina...
A volte cedo alla tentazione e mi sciroppo i vari "Nove in punto", i notiziari e gli aggiornamenti di Radio24...Ecco il Polillo che dice: "No, non vogliamo aumentare le tasse, però sì manca un miliardo per le casse integrazione...", "Ma non lo prevedevate?" "Sì, certo però sarebbe stato varato il nuovo governo..." Indi? Mi chiedo io, che non ne capisco un'acca, cosa sarebbe mai cambiato nel nuovo governo, si sperava forse nella presenza del mago Otelma che i soldi li crea con la stagnola?
In mattine così, con dichiarazioni così, ti senti proprio intriso di italianità. Un bel fango misto di rassegnazione, vittimismo, rabbia sorda, scoglionamento, tirar a campare, condito di un latente pervasivo senso di colpa. Senso di colpa, sì. Che c'è sempre una vocina, in fondo in fondo che suggerisce che un po', magari poco, ma un po' è colpa tua. Potevi fare diversamente, potevi fare di più, potevi impegnarti...Il senso di colpa. Ovvero la ruota dentata -presente quella di Sant'Agnese? che fa girare il mondo.
Del resto...con il massimo rispetto per chi crede, ma ancora oggi la prima confessione dei bimbi si fa a sette anni. Sette anni...un'età in cui comincia a capire il senso del giusto e dello sbagliato legato alla consequenzialità dei propri atti. Ma il peccato? E che sottolineatura di partecipazione familiare e collettiva alla prima confessione! 
Quasi era preferibile ai tempi miei che il parroco faceva durare la confessione delle bambine il doppio di quella dei maschi. Alla richiesta del perché: "loro non sono maliziosi...e poi devono giocare al pallone".
Beata innocenza. Io svenivo in chiesa, e questo al parroco non piaceva, era indizio di qualcosa di strano, forse luciferino. Io ero timida. Sono timida. Tutti sono timidi.
Svenivo che l'odore dell'incenso mi frastornava e poi il freddo e poi quelle immagini scure e orrende dei santi decapitati, bucherellati, tagliuzzati, accecati, detettizzati...praticamente un macello.
Eppoi c'era la comunione e quando mi avvicinavo all'ostia sentivo gli occhi di tutti addosso, e avevo paura che cadesse, o che l'odore delle dita del prete, nauseabondo, mi facesse rigurgitare il sacro boccone...eppure mi avvicinavo all'altare, cric cric, le suole delle scarpe di vernice, i piedi gelidi nei calzini di cotone, duri come cartavetro... Prima della comunione c'era il segno della pace, scambiatevi un segno di pace e io avrei fatto la guerra a chiunque purché non mi toccasse. Se erano persone della famiglia temevo i sorrisetti furbi o il sorriso accennato di mio padre che interpretavo sempre allusivo... se erano estranei temevo il contatto delle loro mani sulle mie, se non c'era nessuno cui offrire la mano mi sentivo la pecora nera del sacro gregge che nessuno voleva vicina.
Odiavo la messa, la chiesa, il prete, gli oranti, i canti che erano ragli, le omelie...tutte quelle parole senza senso pronunciate senza amore.
Però mi sentivo in colpa a non andarci a messa, e scontentare le aspettative di quel cattolico anomalo di mio padre che si è disegnato una religione a sua immagine e somiglianza. Come del resto ha fatto con tutto nella sua vita. E che fortunato a riuscire in questa fantastica operazione di tailor cutting di ogni riferimento importante. Se ne fosse consapevole vivrebbe più felice.. no, correggo. Lui è felice, avrebbe solo rotto un poco meno le scatole a chi gli stava e gli sta intorno. Privilegi degli italiani di qualche generazione fa.
E noi, invece? Noi italiani di oggi s'intende. Noi qui. Tra la paura, il disagio, l'incomprensione e prospettive future lievi e incerte come ombre cinesi.
Parcheggio, sono arrivata, spengo la radio, allontana da me questo calice o straziata politica peninsulare.
Ecco. In Germania stavo meglio. Lontana dal gravame letale. A casa mia a farmi gli affari miei e a malapena sapevo chi era il cancelliere tedesco.
E tanto bastava.

11 aprile 2013

Non lo fo per scelta mia...

C'è da invidiarle, le donne sposate di una volta. Almeno loro avevano due appigli forti per mandare avanti i loro matrimoni a tutti i costi. Uno, immanente: la dipendenza economica. In un mondo dove la divisione a metà dei doveri di spuppamento dei pargoli era al di là da venire, una donna con figli manco poteva immaginarlo un lavoro.

L'altro appiglio era trascendente, religioso. Il matrimonio è sacramento sacro e l'uomo non sciolga ciò che Dio ha unito. Quindi ragazze, su la greppia e giù col groppone a testa bassa.

Che poi acclariamo: gli stessi mariti e padri erano a loro modo contenti di avere una famigliona ubertosa di bimbi e nipoti. Alla fine almeno, quando a testosterone minimo s'innalzava la vocazione patriarcale e la disponibilità a passare il proprio tempo in famiglia. Si apprezzavano le case comode e i pasti caldi e abbondanti.

Se guardo indietro, ai miei genitori, ai miei zii, lo schema era sempre quello. Ci si sposava per abbaglio di gioventù, si procreava, illo schizzava di qua e di là tra bravate di amici e accoglienti braccia clandestine per una ventina d'anni; illa piangeva, minacciava, ricattava, soprattutto si lamentava...però resisteva. Se tradiva stava bella zitta e quatta, e comunque lo faceva per vendetta mica per accrescere l'autostima o per mollare tutto e ricominciare una nuova vita. Poi, passata la boa degli anta, la seconda boa degli anta, illo si chetava; illa si ringalluzziva. Illo diventava buono, nostalgico e pure un po' piagnone; illa con tutta quella rabbia repressa in corpo, dura come il silicio e, a volte, cattiva come il peccato.

Come contropartita, a onor di verità, nessuna delle mie zie o mia madre han mai patito di deprivazioni materiali o di rivendicazioni in tal senso. Illi erano consapevoli di aver la famiglia sulle spalle, e se illo viveva nell'agio, mogli e bambini vivevano nell'agio.

Questo una volta. Fino agli anni '70 dello scorso secolo, per tentare una data. E oggi? Oggi sarebbe più o meno la stessa cosa. Sta sommamente alle donne il compito di “salvaguardare l'unione”, “difendere il matrimonio”, “credere nella coppia”, “tenere unita la famiglia”. Mica frasi a vanvera, tutte cose che si sentono in giro e si leggono sulle testate femminili, tra un consiglio per gli acquisti da zoccola di lusso e un articolo su come migliorare la propria fellatio.

Lo fanno, le donne e, a mio parere di donna matura, spesso fanno bene. Col senso di poi.
Qualcuna, poche, avrà la riconoscenza del marito.
Tutte, a differenza delle loro ave, non potranno più contare sulla solida, stolta, serenizzante certezza di doverlo fare per cause di forza maggiore.

10 aprile 2013

Welcome home.


Ieri rientro. Dopo 9 giorni, 8 di cammino sulla via Francigena Siena Viterbo, il Camino di Santiago de' noantri.
Alle cinque, ieri appunto, mi sono svegliata, camminato con lo zaino in spalla fino alla stazione fiorentina di Viterbo.
Cambiato quattro treni: Viterbo Attigliano, Attigliano Firenze, Firenze Milano, Milano Bergamo.
Alle due del pomeriggio rientro finalmente a casa. Stanca e felice.
Sistemo i cuscini del divano, raccolgo tutti i vestiti di Arianna, che sono ovunque; disfo lo zaino; organizzo le lavatrici, scopo il pavimento, annaffio le piante disidratate, cambio la lettiera ai gatti, sostituisco le lenzuola, rifaccio i letti, arieggio le stanze, passo i sanitari del bagno; leggo le comunicazioni dalla scuola, firmo e preparo i soldi per le gite di Ari; controllo i quaderni, li ripongo nel loro scomparto, sistemo la borsa per la piscina di domani; ritiro la posta, leggo le comunicazioni; passo lo straccio, vuoto la lavastoviglie, sgelo il sugo per la sera; porto i libri alla biblioteca, e il leggio alla scuola di musica; preparo la merenda, imposto la cena.
Alle quattro e mezza del pomeriggio, mi precipito a scuola per il ripescaggio della bimba. Stanca e infelice. Sono pure in ritardo...Welcome home!

29 marzo 2013

Esistono, sono tra noi e...sono sempre sposati ad altre.

Checcheionedica di uomini supportivi nello sfangamento della routine quotidiana ne esistono. In percentuale rilevante, anche se minoritaria.

Non credo siano tanto il frutto di decenni di femminismo e di educazione scolastica; da qualche tempo è semplicemente conditio sine qua non per mettere su famiglia.

Una costrizione dei tempi che lascia poco spazio ad interpretazioni differenti.

Sabato mattina ci si incontra a volte con il vicino, fuori nel giardino condominiale. E' lui infatti che il sabato provvede alle due bimbe, di 2 e 5 anni. Le lava, le sveste, prepara la colazione, rigoverna, le copre adeguatamente per uscire. Sabato scorso era una giornata freddolina, ma soleggiata. Anche la ari voleva giocare in giardino. Porto il caffè, una coperta e mentre le pupe giocano, noi ciacoliamo. Propongo un pic nic, io vado al mercato a prendere pollo e patatine per tutti. Lui rilancia con una pastasciutta e la macedonia.

Mentre cucina, deve dare un occhio alle bimbe, cambiare le scarpe a una che si è bagnata, cercare il cane, ha anche un cane anzi una cagna, completamente pazza, assistere l'altra bimba che vuole arrampicarsi come la Ari.

Mi dispiace lasciarlo lì con 3 bimbe e la cagnetta, ma devo scendere a fare la spesa e poi penso a quante volte l'ho fatto io, e che se fosse una lei non mi sentirei altrettanto in colpa. Retaggi culturali.

..Lo lascio.

Al rientro, mi aiuta ad apparecchiare, nel frattempo si sono aggiunte all'allegra comitiva un paio di persone, e siamo in 8. Quando arriva la moglie le serve da bere e da mangiare: “E' stanca, dice, povera! ha una supplenza terribile”. La moglie effettivamente è reduce da una supplenza terribile, la lasciamo sfogare un poco, e io riconsidero l'idea di far frequentare un professionale a mia figlia.

Pare, per esempio, che in quell'istituto il problema non sia più sospendere dalla scuola i ragazzi che si drogano, magari!, ma di non farli rientrare per spacciare.

Mentre noi sciure alluciniamo, parlando e confrontando, lui sparecchia, sistema tutto, conforta la moglie che i piatti messicani per la cena con gli amici li ha cucinati la sera prima. Carica la mountain bike in macchina e ci saluta, non prima di avvisare la moglie di non preoccuparsi che al rientro dalla sgambata, all'Esselunga per la spesa settimanale ci passa lui.
 
Sigh.

28 marzo 2013

All'americano non far sapere quanto è BELLO il formaggio con le pere...

Accostamenti pantone assolutamente inediti. Bellissima idea. Però, quanto sarebbero stati "meglio" in versione Italian food:
http://www.dschwen.com/#Pantone-Pairings

Pere e gorgonzola
Fragole e aceto balsamico
Basilico e pecorino
Zafferano e riso
Riso venere(nero) e seppioline (rosa)
...
solo per esempio, neh!

Italians keep it better

Il lavoro di catalogazione tra i popoli, spulciando tra le abitudini domestiche, quotidiane delle persone è complesso, ma intrigante.

Per esempio, confrontando, si scopre che gli italiani sono dei grandi spigolatori. Noi, italiani, ci sorprendiamo delle micragnerie tedesche.

Sono capaci di mantenere le scatole di tutti i loro acquisti, anche i più irrisori, per poterli piazzare meglio in caso di rivendita su ebay. 

Possono mangiare da Aldi per tutto l'anno solo per non compromettere le vacanze a Maiorca. 

Ognuno al momento del conto paga per sé. E questa è la regola. 

Però gli stessi tedeschi su certe cose non ci capiscono. E sorridono di noi.

La raccolta dei sacchetti, per esempio.

Mia mamma li serbava in contenitori differenti e per i differenti usi. Quelli di carta, tipo per la verdura o per il pane, venivano tenuti per il pane secco, ma anche per scolare l'olio delle patatine fritte, avvolgere i panini alle gite...

Le buste di carta grandi in genere erano utilizzate per i vestiti da portare alla sarta o in lavanderia, o a stirare – a proposito: la Maria, la mitica cameriera dei miei, dice che aveva capito che mia mamma non stava bene quando le ha lasciato la plancia di comando della stiratrice...non era mai successo in 30 anni-

Quelle medie, sempre buste di carta, servivano per il trasporto di cose, oggetti, alimentari ed erano comode per raccogliere la carta della differenziata.

I sacchetti di plastica, invece: ridotti in comodi triangolini divengono passe partout da mettere in borsa per la spesa e tutti gli usi possibili immaginabili. Quelli grandi, resistenti, con le maniglie in plastica rigida, sono ottimi per il trasporto di cappotti, coperte, lenzuoli; quelli di plastica fina, trasparente per confezionare i maglioni a fine stagione; quelli lunghi delle lavanderie sono giusti per riporre i cappotti e i soprabiti in guardaroba, allegati al cono antitarme.

Io ricordo un contenitore anche per i sacchetti più piccoli, da farmacia o da drogheria Rossmann in Germania. Perfetti per le scarpe nelle valige o le cinture...

I sacchetti mica è l'unica cosa che si conservava – e in parte si conserva- religiosamente, a casa mia. Abbiamo sacchi e sacchi di carte regalo, riciclate, stirate, riposte per dimensioni e colore. E nastri e fiocchi, anch'essi divisi per colore. Poi stracci, cestini e tappi, anche qui: di plastica a fungo per gli spumanti; sughero per le bottiglie.

Lacci e laccetti, da quelli in plastica con l'anima di metallo a quelli in stoffa. E gli elastici verdi dei mazzi di asparagi? C'era un posto anche per quelli, finivano avvolti al rubinetto del lavandino...i bicchieri della Nutella e degli yoghurt in vetro, i bicchieri di coccio dei dessert...Ma qui si entra nel mondo parallelo del collezionismo domestico.

La cosa strana è che sono moltissime le case dove vedo le stesse raccolte. Forse i miei, potendo disporre di spazi grandi, esageravano in quantità... ma è un vezzo proprio diffuso, la spigolatura. E non dipende, almeno da mia esperienza, dal livello economico raggiunto. I miei suoceri, che sarebbero considerati benestanti secondo lo standard tedesco, raccolgono i vasetti di vetro per le marmellate e anche le buste degli insaccati, le vaschette in plastica delle verdure dell'orto, le etichette dei vestiti usati, che poi mia suocera usa per coperture artistiche di buchetti e tagli dei vestiti nuovi...

Ma il massimo l'ho ascoltato alla radio.

Un ascoltatore illustrava cosa faceva degli spazzolini usati: li spiumava delle setole, e poi ci mangiava il SUSHI al ristorante giapponese!