Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

20 settembre 2011

Zimmer frei.

Sabato gironzolo con Ari in Val Brembana, vogliamo raggiungere un agriturismo, tanto per vedere qualche animale aiense, a lei piace moltissimo...e non se ne sta in casa a guardare cartoni animati inadeguati con la cugina grande. Ci perdiamo. Stop al primo bar, mostro il depliant del posto, l'oste mi suggerisce un'altra strada. Cominciamo a salire, tornanti morbidi si dipanano in un bel paesaggio montano, pascoli e macchie di bosco, punte di campanili. Secondo bar, nei pressi di un santuario, pure ben posizionato, giusto su una terrazza panoramica. Qui mi consigliano di cambiare meta. Per un altro agriturismo. Che l'agriturismo di cui al depliant non è bello come l'altro, lì vicino. Tanto dicono, tanto si sperticano che mi convincono. E sia. Ancora tre chilometri in salita, "si, ma non incontra nessuno", vero!, e compare un cartello di legno "Zimmer frei". Poco dopo un ingresso tipo ranch, con l'insegna "Terre alte".

Tutto tace, alle Terre alte. Lascio Ari nei pressi della stalla dei cavalli e mi aggiro per la proprietà. Spunta una testa bionda da una casa in perfetto stile tirolese. "Siamo chiusi"...poi quasi scusandosi: "Sono in ferie...". La conforto con qualche facezia e ottengo il permesso di gironzolare e visitare gli animali. "Va bene, attenzione a Pablo, che sta entrando in calore..." Ah! Pablo chi?" "Il cervo!" - e chi se no-" ...meglio non appoggiarsi alla rete". Pablo ha un'espressione torva e gli occhi iniettati di sangue che alla rete non ti appoggi nemmeno per sbaglio e mi chiedo, ma i cervi liberi e belli del Wildpark a Dusseldorf che gli facevano a settembre? Bromuro nei fiocchi d'avena?

Mentre Ari si sazia di oche, girini e asini io torno alla base e mi siedo a un tavolo, c'è una bella vista da qui. L'odore di fumo mi fa volgere lo sguardo, è la bionda, piccola, magra e tonica, un viso scavato, mani forti...Potrebbe starci, in un quadro di Hopper. Deve aver la mia età, forse anche un paio d'anni di meno...
"...parto stasera, per la Grecia..." prosegue un discorso già avviato "...sono tre anni e mezzo che non vado in ferie." "Beh, è un bel mese per la Grecia. E mi sembra bello grande qui, ci vuole un pò di riposo." silenzio. "...Quanti siete a mandare avanti la baracca?" "Due." "Due famiglie mi sembrano pochine." "Due,due...io e mia figlia. Ha 21 anni." "Ah!"
Guardo la casa, con il ristorante e il b&b annesso, il recinto dei daini, dei cervi, la stalla coi cavalli, gli asini, le capre, il pollaio, il laghetto, persino un tepee indiano sul colle...
Continua: "Lei porta fuori le bestie, abbiamo 7 mucche scozzesi" -pure!- "...io penso alla ristorazione. O il contrario, così chi si alza alle 4 del mattino non deve fare tardi la sera..." "Si lavora dal lunedì alla domenica sera...non è mai finita."
"Eh beh..."
Non so perché, ma quando incontro persone così mi sento sempre, come dire, "poco?"

16 settembre 2011

La foto è quella del mare del Nord.


Mare del Nord che non c'entra molto con il paesello collinare dove sono andata a infilarmi, ma avevo deciso di usare solo immagini di Dusseldorf e dintorni, per il Blog. E questa, risalente a 3 anni fa, non l'ho mai usata. La luce del Nord è davvero speciale. Detta così...sembra la prosa di Liala.
Però è...potente. Parola.

Il primo giorno di scuola. Parte seconda.

Dopo lo scambio di sguardi e le valutazioni antropologiche conseguenti, siamo tutti entrati a scuola. Entrati...esplosi! Urli, schiamazzi, non so chi urlasse di più, bimbi o genitori.
Per un attimo ho visualizzato la stessa situazione in una scuola elementare tedesca: stanti all'ingresso, nel massimo silenzio possibile, tutti egualmente consapevoli, bimbi, genitori e professori, di poter arrecare disturbo alle altre classi.
(Noi invece) Deposti i poderosi zaini in classe, ci siamo diretti alla palestra (diretti...capitombolati!)
Grande girotondo dei bimbi, 33 per 2 sezioni. I genitori a ventaglio, intorno ai bimbi. Una maestra biondocrinuta tenta il plug in di un obsoleto registratore a cassette. Che, naturalmente, non funziona.
E quindi si fa come i bantù, gole spiegate e incavi delle mani a coppa, cantiamo e mimiamo tutti insieme "la canzoncina della felicità".
I genitori attaccano prima dei bimbi. E, ancora, per un attimo ho visualizzato la stessa situazione in una scuola elementare tedesca: nell'imbarazzo tangibile, le voci flebili degli insegnanti e, ancor più flebili e insicure, dopo qualche secondo di lotta interiore, dei genitori; qualche bimbo che ci casca e sussurra anche lui; la maggior parte, però, muta come pesci (e questa è una cosa che mi faceva imbizzarrire, nessuno che cantava a fronte di un florilegio di canzoncine per tutti i gusti e ricorrenze...)

La tensione si scioglie, potere del canto- e della cronica incapacità tecnologica del corpo docente italiano che ha impedito la riproduzione meccanica della canzoncina.

Quando chiedono i nomi ai bimbi, Ari dichiara il suo con voce forte e chiara. Bene, mi dico,è tranquilla e padrona della situazione, va tutto bene. Non poteva andare meglio, continuo a dirmi risalendo la scala di accesso alla palestra, per essere il primo giorno, e senza conoscere nessuno! Volgo lo sguardo e vedo Ari che accetta la manina di una bimba. Perfetto, penso, adesso è davvero...perfetto. Deglutisco e la saliva non va giù. Mi trema il mento, e gli occhi si annebbiano.Un secondo e goccioloni grossi come la pioggia di marzo cominciano a cadere, inarrestabili. Plic,plic. Sulla fibbia della borsa. E più cerco di trattenerli più s'ingrossano. Mi avvicino al Neanderthaliano che non ha ancora esaurito le sue cartucce,e scatta e videoopera che è un piacere, appoggio il viso rorido alla sua spalla in cerca di conforto: "...azz fai?! ...Ma... mi bagni tutta la maglia!"
"Sì scusa, ma è che la nostra Cuci è così... così grande...così grande!"

E ci incamminiamo verso casa che sembriamo reduci dal funerale delle vittime di Bologna, io con uno strofinaccio asciugapiatti a quadri bianchi e rossi a tamponar narici e palpebre - non so che ci faceva in borsa ma era l'unico succedaneo di un fazzoletto che ho trovato- appesa al Neanderthal rigido e imbarazzato dall'increscioso comportamento.
Il "monsone" durerà, con rovesci improvvisi, fino a tarda sera.

15 settembre 2011

Istigazione alla rivolta.

Ci sono piccoli dettagli, che ti riportano concretamente alla condizione in cui versa uno Stato. Sono questi dettagli che alimentano la rabbia, la rabbia sorda, profonda. Nella lista della Scuola di Ari, accanto alla panoplia "classica", materiale da disegno e per scrivere, libri..., compaiono anche: kleenex pacco da 10, risma di fogli A4 per le fotocopie, sapone liquido un flacone, Scottex. Eh già. I soldi del fondo scuola non ci sono più.
Eccola, l'evidenza.

14 settembre 2011

Il primo giorno di scuola. Parte prima.

Il primo giorno di scuola di Ari è andato così. Ci siamo vestiti tutti in silenzio che sembrava una cerimonia sacra. Neanderthal si è munito di tutti gli apparati di riproduzione immagine che possediamo e alla fine pesava 100 kili. Poi siamo scesi da casa a piedi per dare il buon esempio alla bimba, ci siamo impaludati in un passaggio wild, lì dove non passano le scale - gli è che come bonus per il permesso di sbancare la collina e costruir villette le imprese dotano di belle scalette lastricate il territorio...ma solo negli spazi prospicienti dette villette. Prima e dopo è terra di nessuno. Terra però e come tale sporchevole assai. Tutti sudati e inzaccherati siamo giunti davanti all'ingresso della scuola. 24 minuti prima dell'ora prevista (le 9). Il papà ha iniziato la sua sporca guerra, imbracciato l'artiglieria da foto e ha sparato almeno un centinaio di scatti alla mono espressiva Ari fissa immobile di fronte alla mono espressiva entrata di cemento grigio dell'edificio scolastico. Poi (ma poi, poi...) sono arrivati gli altri. Io guardo le mamme, Ari i bimbi, Neanderthal sua figlia. Che adesso ha lo sguardo acceso e le pupille dilatate dalla curiosità.
Così a freddo ho identificato 3 gruppi di mamme: le senguene, le hi pop, le piegate.
Le ultime due sono rintracciabili anche a Dusseldorf.
Le senguene no. Il termine è direttamente tratto dal dialetto di Orzinuovi, Rovato, nella enclave linguistica BG-BS. La soggetta è una tipa che non teme la categoria del pacchiano, volgare, appariscente. Abbronzatura giallo itterico anno '80, stivaloni over knees anche d'estate, abito strizzatissimo, capelli o oro platino o nero corvino, gioielli plurimi e ubiqui, comunque vistosi. Le senguene stanno al paese come le palline d'oro all'albero di Natale. Impossibile farne senza. Attenzione, l'aspetto da pantera da tinello non tragga in inganno Di solito sono mamme presenti e dolcissime. Gli è che ricche emotivamente sono povere culturalmente. E questo è un assioma.

Le piegate sono...piegate dalla vita. Scialbe, spesso sciatte, tutto in loro si curva alla legge della gravità: le spalle, le tette, la testa, gli angoli degli occhi e della bocca. Poco trucco, sempre sbagliato. Parrucchiere semel in anno, e quella volta sbaglia la tinta. Il resto del tempo,conseguentemente, è dedicato a far tornare la capigliatura al color naturale, quindi sai che glamour. Abbigliamento:  scarpa -sempre- comoda, piatta. Osano mise come Lacoste e calzoncino al ginocchio, coloniale. Tanto per rendere chiaro il soggetto. Se non eccedono con la lamentatio, ma di solito la fanno corta che hanno raggiunto da tempo immemore i lidi palustri della rassegnazione, sono validi supporti per orientarsi nel mondo scuola. Conoscono tutto, le insegnanti, vita morte e miracoli dei bidelli. Certo, bimbi a parte una conversazione con loro è in genere allegra come il processo di Norimberga.

Le hi pop sono le popolane evolute. Sono poco vistose, portano gli occhiali, frequentemente, ma l'occhio è vispo e attento, come quello di spigole appena pescate.  Corpi tonici o comunque gestiti. Hanno interessi, minimo le superiori le hanno frequentate, e, di solito, lavorano. Nella versione urban (come a Dusseldorf) si dividono in molte tribù più o meno eco oriented, più o meno shabby chic. Nel paesello ci si accontenta della rappresentanza. Allora, a parte quando attaccano con la psicologia da supermercato, o ti espongono ispirate qualche pratica di elevazione morale (dal cattolicesimo riscoperto al tantra yoga con tutto quanto in mezzo) sono il gruppo più vivace  e stimolante per le conversazioni "kissandfly" davanti scuola. Almen per me.
Chiusa la parentesi e la parte uno.

12 settembre 2011

Cera una volta il West. Point.

Vacanze da post trasloco. In Liguria. Pure di Ponente, il versante decadente. In un paese dal nome che insospettisce anche i meno scaramantici: Ospedaletti. Un’occhiata alla passeggiata: tanti vecchietti che parlano fitti fitti dei loro acciacchi, consultano con occhio rapace le Inci delle scatole medicinali, da un cortile ai balconi rimbalzano urla come: “L’hai digerito allora il Piruxan oggi?” “Sì, meglio di ieri ma ho ancora delle scariche!” (…Tutto in buon italiano che questa è una enclave di medio ricchi torinesi e milanesi). Un ambiente frizzante come un bicchiere di citrosodina. O Magnesia 2000, se siamo in vena di “movida” spasmica.
Ospedaletti deriva il nome da ‘Spitale, roba da cavalieri templari che quivi trovarono rifugio dopo un naufragio…In nomina sunt numina! Calamita per nugoli di vegliardi ammaccatelli, anche oggi a Ospedaletti tutto naufraga. I marciapiedi si stringono e spariscono, i cordoli sembrano messi giù da un muratore cieco, le scalette per il mare sono sbilenche e, la sera, pure male iluminate. Le migliaia di case e di condomini sono sparacchiati sulla collina in disordine sparso, l’unica ordinanza in materia paesistica da rispettare, evidentemente, il numero minimo di tendoni parasole per condominio:150
Si contendono la preziosa striscia litoranea di ciottoli neri e sodi, una decina di stabilimenti dai nomi incoraggianti come “Sirena, La scogliera, Mirage, la Playa, Regina, I versiliani… A parte nella creatività del naming i nostri si contendonio i favori dell’esigente clientela a colpi di design: serramenti in alluminio, passerelle in pvc, tappeti d’erba finta, piscine tinozze dall’acqua verdastra, barche trasfomate in aiuole (colpo di genio dei bagni Sirena, il rubinetto lavapiedi sbuca da un muro di ceramica nera, che quando appoggi la mano per sorreggerti ti ustioni).


Luogo simbolo di questo paese dai destini sopiti fin dalle origini, l’ultimo angolo di promontorio prima di Bordighera, chiamato West Point. Doveva diventare una ombrosa passeggiata a mare con parchi giochi e aeree pic-nic. Per anni solo un paio di tamerici smunte hanno concretizzato la promessa. Tre anni fa tutto un fermento per la ciclabile che ripercorre il vecchio tracciato ferroviaria. Risultato? Treno e bici si fermano, ancora, a Sanremo. L’anno scorso l’idea faraonica: a West Point nascerà il nuovo porto turistico. Sbancamenti, le tamerici polverizzate, una lunga cicatrice di cemento bianco nel mare…E poi…Poi boh!
Ora tutto tace, cantiere chiuso, solo cancelli e catene e chiavistelli e cartelli minatori di vietato l’ingresso. Nel mare, intorno alla cicatrice, le scie biancastre delle polveri di cememto si allungano nell’acqua salsa.


Oggi West point è un’esperienza di balneazione pop trash. Lasci la macchina in pericoloso –per la tua macchina e per le auto in transito- parcheggio sull’Aurelia, attaversi la carreggiata schivando rombanti camion sperando che non ti scivoli una pinna o si rompa una infradito: accidenti, questi, quasi certamente fatali. Ti infili in una scaletta a metrica 1-0-1 cioè un gradino sì e l’altro no. Il sentiero da dissesto orografico prosegue fino alla massicciata della ferrovia, dove ti aspetta un buco urfido trasudante urina, lo passi e spunti in un canneto impoverato, reso mosso da colorati inclusi industriali come fustini, sacchi di cemento rappresi, e consolanti rimasugli di picnic domenicali…su tutto, umide farfalle bianche: candidi kleenex dall’indubitabile flavour. Oltre, la spiaggia. Una sessantina di metri quadri di sabbia che basta a scatenare l’entusismo dei bambini, dai piedini provati dal ciottolo ligure. La doccia è fornita direttamente da un rigagnolo naturale. Qualche volenteroso ne ha incanalato gli umidi umori in un tubo di plastica nero, arditi architetti hanno trasformato flessibili canne in piloni per sostenere il tubo. Una mano gentile ha provvisto la SPA di un paio di flaconi vuoti, Vernel rosa per le signore, Dixan blu per i signori, al fine di favorire le abluzioni. Dai rimasugli carbonizzati degli alberi e da un paio di tavole smontate dalle recinzioni del cantiere del molo, si è ricavato un tavolino, pure angolare per ospitare le famiglie numerose. Insomma, un piccolo paradiso di creatività povera e spontanea.
Peccato che non siamo in Guatemala. Ma in Italia, pure in un comune del nord e, grazie all’Ici sulle seconde case, pure ricco. 

Che cos'è un negozio se non un precipitato fisico?


…e poi, invece, capita di ascoltare cose così. A Radio24. Per una buona mezz’ora l’esperta milanese di retainment, un pastrocchio tra retail e entertainment, ti spiega che il punto vendita è solo “piattaforma d’incontro con il cliente”, un “precipitato fisico” e che “on line/off line non cambia nulla” (alla faccia degli architetti e del Feng shui che pensano che le architetture condizionino la nostra percezione del mondo, la nostra vita e salute) Perché l’importante “…è la relazione che si crea in questo corridoio virtuale o reale, contenitore di eventi, giochi, sorprese allo scopo di intrattenere il cliente”. Manca la premessa, che se non la sai ti sembra siano tutti lì a fare del bene. Più ci si ferma in un negozio più si compra. Eccolo, il precipitato metafisico… 

“Se no me ne vado con il Cocco, il Giaguaro e il Gemmo domani in piscina.".


Quello che mi è mancato della conoscenza di una cultura, non possedendone la lingua mi è –dolorosamente- evidente quando incoccio in frasi così. Lui al cellulare. “Lui” è un quarantacinquenne emulo di Corona. Tatuaggi decisi che s’intorbidano appena quando incrociano le ecchimosi di qualche batosta da carichi in manovra. Le manone callose torturano l’I-phone. Parla con tale Betty – un nome denso, l’attuale degno sostituto delle care Rosine della tradizione popolare- nella voce l’urgenza di una risposta…E poi prorompe con la frase del titolo! "Oh Betty, o con te o in battuta libera coi tre portenti di cui sopra, che facciamo una strage, noi quattro, in piscina!…" 

19 agosto 2011

Trasloco, l'allunaggio...

Mi sono dimenticata di postarlo. Dopo il big bang dei primissimi giorni di trasloco ho fatto una breve passeggiata domenicale "su" alla Forcella del Sorriso. Al rientro ho preso una stradicciola, memore di quanto diceva mia nipote: "da lì si raggiunge la baita della Greta" la sua amica. Salgo, dunque, la stradicciola, per curiosità, e chi t'incontro, faccia a faccia?...la Greta! Che mi guarda con quegli occhi da cerbiatta birichina e mi invita a entrare. Guardo il cellulare, è l'una e mezza: "va bene, dai, prendo un caffè".
Chiaro che, di domenica, a Luglio, in Italia, l'orario non è proprio quello del caffè. Magari quello del post aperitivo, e di misura. Primo shock culturale da rientro.
Chiaro poi che i parenti e gli amici mi invitino a restare. Secondo shock culturale. Difficile facciano lo stesso.  In Teutonia. Per tutta una serie di ragioni, una cosa complessa tra valutazione delle risorse disponibili, rispetto del planning familiare, rispetto nei confronti degli altri invitati, cui si teme di sottrarre qualcosa, cibo o attenzione dei padroni di casa... Insomma un'altra di quelle situazioni da "trattenimento" tipiche della specie d'oltralpe.
Terzo (shock): gli uomini cucinano. Cucinano, non si limitano al BBQ. Quarto, le portate sono ottime e abbondanti. Mi ricorda, per contrasto, una delle ultime cene fuori, dai genitori del compagnetto di Arianna. Nemmeno un'insalata ad attenderci. Solo i piatti ben disposti e una bottiglietta di buon vino. Per il resto, ho portato tutto io. E per fortuna, che mi chiedo ancora se no che si mangiava...Ed era pure un invito!
Quinto, tutti parlano, si alzano, è un continuo incrociarsi di discorsi, braccia, sguardi, piatti...non posso fare a meno di sorridere, una punta di scherno?, quando qualcuno, attacca da leghista: "eh, siam mica come quelli "giù"....noo, come no, mica come loro. Uguali precisi! Penso.
Presente una cena in Germania? Uno parla, gli altri ascoltano, annuiscono, tracannano; poi parla un altro, gli altri ascoltano, annuiscono, tracannano...se ci si alza ci si alza tutti, se si è seduti tutti stanno seduti.
Qui sembra agli Obei Obei...Sesto: adulti e bambini. Si parla di corna, matrimoni, relazioni. Bordelli, prostitute, trans. Greta è con noi, i bimbi più piccoli prossimi. Nessuno fa un plissè, non si moderano i termini, non si sviano le traiettorie, non si abbassa la voce, insomma via, anche nei perigliosi mari, sempre autentici e riconoscibili...
In Germania, invece, no.

10 agosto 2011

Sembra ieri...

Notte di San Lorenzo, cielo bello lucido, stelle brillanti. C'è una cena sulla "promenade" del condominio, mi invitano al convivio. Incontro, volentieri, i genitori dei miei vicini, anziani, ma sempre pronti ad accendersi per nuovi paesaggi del sapere. Quando è stata l'ultima volta che ci siamo visti così, a tempi distesi? Certo, sei anni fa, Arianna appena nata. "Sembra ieri!" dice lui. "Sembra ieri...a voi" replico io.
In mezzo ci sono stati:
Una convivenza
Quattro traslochi (due internazionali)
Cinque case
Due asili nido
Una scuola materna
Un matrimonio
Due posti di lavoro (per me)
Quattro posti di lavoro (per Neanderthal)...
Quaranta voli Dusseldorf Orio
Sette up and down con la macchina
Tre macchine
Tre medici di famiglia
Sei controlli di crescita di cui due "U" tedeschi
Due commercialisti
Quattro conti bancari
Cinque cellulari
La polmonite di Ari
E poi: l'allattamento, lo svezzamento, le nanne -la mattina poi al pomeriggio poi, finalmente a ritmo circadiano, le vacanze con il bagnetto di plastica, poi la piscinetta, poi al mare, coi braccioli, poi senza...il pesciolino! Il marsupio, lo zainetto, il passeggino,  la prima passeggiata in montagna autogestita e quante, ma quante volte tra le braccia del papà e le gambe a penzoloni, addormentata come un sasso. Sulla bici di legno poi con le ruotine poi dritta e veloce, sulle due ruote, lungo la via della Cattedrale...
E poi, e poi, e poi...

9 agosto 2011

E adesso?

E adesso che non serve controllare le tariffe Ryanair Orio-Weeze per programmare le discese in Italia fino ad aprile? Adesso che non occorre caricare la macchina di olio e pasta e pomodori, acciughe e capperi e candeggina e aceto di vino bianco per i consumi dell'anno,senza dimenticare gli amici? Adesso che l'autunno non è la discesa nel mondo del buio e agosto è vacanza solo in Italia? Adesso che Ari non ha bisogno dei pomeriggi con le mamme d'Italia per non dimenticare l'italiano e mamma e papà non sono più il suo unico riferimento educativo latino? Adesso che cenare intorno a un tavolo con una tovaglia è normale, stare coi cugini pure, sentire i nonni tutti i giorni anche? Adesso che abbiamo il giardino e la bici ce la possiamo dimenticare, i tram veloci pure? Adesso che siamo qui.
Io e lei.
Adesso che succede?

8 agosto 2011

Chiare, fresche, dolci acque.

Così, ho bisogno, a volte, di pensieri consolatori. La virata dell'accento di Ari verso il bergamasco greve e cantilenante riaccende il mai sopito rovello: "Avremo fatto bene a tornare in Italia?"
Oggi toccando un asciugamano passato in candeggina mi ha colpito la sua morbidezza. "Però,qui l'acqua è più dolce". Ho pensato, per un attimo sollevata.

7 agosto 2011

Trasloco, utenze. Il vicino maschio.

Per il gas, la cosa ha viaggiato un pò più lentamente della luce. Anche qui: il mercato libero esiste, ma spulciando tra le offerte si scopre che non viene coperta l'attivazione. O meglio la ri-attivazione del contatore, in questo caso. E la qual cosa in gergo tecnico si chiama "subentro".
Per scovare il gestore della rete sono andata in Comune, all'ufficio tecnico. Poi direttamente allo sportello del gestore, in città.
Allora. La panoplia di documenti originali da presentare fisicamente comprende: carta d'identità, codice fiscale...e fin qui. Stato di famiglia, dati catastali dell'appartamento e del garage, dichiarazione di conformità dell'impianto...Inoltre, e il gioco si fa duro: dichiarazioni di conformità relative alla caldaia e ad eventuali interventi sull'impianto, dichiarazione autografa che non sono state apposte modifiche successive all'ultima documentata, ultima bolletta del precedente proprietario - un numero per averla!..fortuna che a- la proprietaria non era in ferie b- l'ha scovata tra gli scatoloni dell'ultimo trasloco. Infine, la chicca: autocertificazione "in fide" che l'edificio originario è una preesistenza dalla data di costruzione incerta...
Fatto ciò, letto tutto -compreso l'atto d'acquisto per verificare eventuali anomalie- provveduto a restituirmi copia integrale, scucito 39euro per le spese, mi invitano ad attendere massimo 5 giorni lavorativi.
Era un martedì...venerdì chiamo per avere ragguagli, "la richiamiamo noi signora che l'operaio è fuori" e invece...nulla.
Il lunedì passa, martedì richiamo, furente. Stavolta è un lui,al telefono: "La richiamo io signora" "L'altra volta non l'avete fatto" Discettiamo un pò sulla cosa. Chiudo. Mi richiama, subito: "Guardi che il contatore è spiombato da venerdì!","Però il gas non arriva" replico. "L'operaio si sarà dimenticato di aprire la farfalla" "E io che faccio?" "Eh, ma lei doveva essere presente se voleva che l'aprivano" -così, all'imperfetto- "Ma se non mi avete detto che venivate come facevo ad esserci! Comunque adesso come faccio ad aprire il cancello e raggiungere il rubinetto del contatore, è chiuso!","Vebbeh, con una pinza si forza...Ma scusi, lei ce l'ha mica un vicino, un vicino maschio?"
Si ce l'ho. Poveretto lui.

La prima barzelletta razzista.

"Mamma mamma, ti racconto una barzelletta!". Abbiamo ripreso il CRE alla piscina,dopo la settimana in montagna dai nonni, stiamo tornando giusto a casa. "Dimmi" faccio, incuriosita: "Sai perché i negri sono neri?" Andiamo bene..."No, perché?" "Perché mangiano tanta cacca!" Gongola, certa dell'effettone esilarante.
Cerco di non eccedere con la reazione bloccante, in fondo è la prima volta che si lancia in un barzelletta e penso a quelle, tante, battute politically incorrect che mi hanno fatto ridere fino alle lacrime...
Tento l'approccio soft: "Ari, non mi fa tanto ridere perché...ecco...è come dire che noi bianchi siamo bianchi che ci laviamo con la pipì!"..."Ma no, mamma! Quelli sono i Cinesi!"
...

2 agosto 2011

Trasloco, burocrazie. Acclariamo.

Come scritto, i tempi d'attesa per ottenere le utenze si sono rivelati consoni a un paese civile. Però il vacuum di informazioni utili fa ancora ben dire agli amici: "Bentornata in Italia, bellezza!"

Nella fattispecie.
Energia elettrica: tre giorni per reperire informazioni sulle varie opzioni offerte dal mercato libero. Dopo questo tempo ho ricavato che:
- se hai bisogno di fornitura rapida l'unico gestore sottoposto al vincolo di servizio è Enel Energia
- Enel Energia NON è Enel Mercato Libero, l'energia che ti ascolta. Stesso nome, stesso logo ma...due realtà diverse. La facile sovrapposizione crea molte confusioni e malumori. In rete c'è una black list che scoraggia anche i più incoraggiati dalle offertone di Enel Mercato Libero, quelli dell'energia che ti ascolta; tanto si tappa le orecchie.
- prima di passare a qualunque offerta occorre fare una valutazione attenta dei propri consumi. Le stime sono molto approssimative. Circola in rete un test di rapida stesura dal quale, a titolo d'esempio, il nostro consumo stimato annuale è di 2400w. Spulciando le fatture degli anni 2005/2006 scopro di non aver mai superato i 1000. Siccome le offerte sono tarate sul consumo previsto, il dato è rilevante.
- ultimo non meno importante: se pensate che aver sposato un ingegnere elettrico, che pure ha lavorato nel mercato dell'energia, possa in qualche modo esser d'aiuto, bene, ecco: scordatevelo.
Per la scelta dell'operatore il suo laconico consiglio è stato: "Cercatelo come condominio". E, sull'attivazione: lui si recava in visita liturgica al locale contatori a verificare che le lucette rosse volgessero al verde. Invece bastava sollevare l'interruttore. Fortuna che al terzo giorno di processioni vane ho chiamato io l'operatore che ha svelato l'arcano...

Su gas e asl, aggiornamenti a venire...

1 agosto 2011

Trasloco, parte seconda: burocrazie

Intanto solo una nota tecnica:
attivazione luce: 2 ore
attivazione gas: 3 giorni
iscrizione al sistema sanitario e ai medici di famiglia: 1 ora

Adesso vediamo l'attivazione Internet!

24 luglio 2011

Due cose Due...

Ping Pong a Düsseldorf  per il we- inciso: che bello scrivo da una tastiera tedesca, dotata di Ü!- Venerdi` si chiudeva l`asilo e ci tenevo Ari salutasse le sue compagne che non rivedra` tanto facilmente...
Ammetto che rientrare nel paesaggio ordinato, che si urbanizza gradualmente senza mai abbandonare la presenza di piante e fiori, e`stato serenizzante.
Un piccolo stringimento al cuore quando abbiamo imboccato la via di casa....svoltando un poco prima per raggiungere la gentile amica ospitante.
Il giorno dopo neppure mi ha infastidito l ária pungente....meglio, non subito.

Pero` poi...dal commercialista ho chiesto un caffe` ...delusione cocente all`árrivo della consueta broda schiumata...Il desiderio di un espresso mi ha tormentato tutto il giorno...
E poi, oggi ancora piu` di ieri, ma che e` sto tempo bigio e piovoso, ma dov`e` l`estate, ma come si fa a vivere senza estate?

21 luglio 2011

Bilinguismo yes, pota!

L'altro giorno parlavo al telefono con un'amica e raccontavo che, tra le cose perdute nel rientro in Patria, c'era il bilinguismo. A Ddorf molti bambini adoperano quotidinamente almeno due lingue. Perchè sono molti i matrimoni misti, molti gli stranieri, perchè la città è vicinissima ai confini con Olanda e Belgio, il Belgio Valdese dove si parla francese...

Ari deve aver ascoltato e ieri all'uscita dal CRE mi aggiorna che anche qui i bambini parlano due lingue. Davvero? Mi ringalluzzisco io.
Intanto attraversiamo il mercato, passando accanto a una signora che sbraita a un'altra, a distanza siderale: "So che, che dedrè a chel del Pes!"

"Ecco, senti?", mi dice Ari, "che non è litagliano, è l'altra lingua."

Ebbeh, che si pretendeva dal CRE di Almè?

15 luglio 2011

Le Frau del CRE.

Installazione nella nuova casa e intrattenimento estivo di Arianna non sono compatibili. Fortuna che esistono i CRE. Acronimo di non so che, ma suona come il Fronte di Liberazione Mamme Assediate.
Quello che ha accettato Ari da subito è un CRE legato alle piscine locali, dignitose e non particolarmente pacchiane nei gonfiabili e nei giochi d'acqua a disposizione dei bimbi affamati di esperienza balneare.
Con 145 euro bisettimanali, pranzo incluso, si ha la bimba in piscina con gruppo di coetanei, nella fattispecie soprattutto maschi -si sa devono scalmanarsi, e io mattinate tranquille a gestir pratiche e "spaccare" scatole. L'insermento al CRE è stato rapido. Ci ha accolto una vigorosa trentenne, abbronzata, dalla pelle liscia, bagliori bronzei, un corto peplo bianco fermato in vita da una cinturetta metallica. Calzoncini neri attillatissimi; ai piedi, con smalto luminescente, infradito trasparenti. La Raffaella ha, da subito, preso Arianna per le spalle e, mentre illustrava l'avvincente programma del CRE, ha ordinato i ragazzetti del gruppo Bimbolandia, quello di Ari, come si fa coi faldoni. Afferrato saldamente il destinato l'ha infilato preciso tra i due, quello precedente e il susseguente. Così, palpandoli ben bene, ha organizzato tutti i bimbi, in fila per tre.
Ho dato un occhio ad Ari, così poco avvezza alle mani delle insegnanti; non sembrava particolarmente scossa. Anzi. Ha preso la borsa e si è docilmente lasciata mettere in fila.
Oggi però che è il 4° giorno, mi ha detto: "Certo che le Frau del CRE sono tutte diverse dalle altre Frau!"

E penso ai piedi della Raffaella e a quelli delle Frau, piedoni lunghi e pallidi, nei sandaloni comodi di forma incerta, le unghie spesse color pergamena, le vene azzurrine in rilievo, che si allungano sul collo e poi sulla caviglia. Eh sì, le altre Frau sono tutte diverse.

14 luglio 2011

Trasloco, atto primo.

Il giorno fatidico. Comincia con la pulizia della cucina io e Mustafosca, che poi mica si chiama così ma è il suo cognome macedone e...con questo nome la conosco. Lei è la cognata della signora che faceva le pulizie al primo asilo di Arianna, in Davidstr. L'unica che mi sorrideva sempre quando la incontravo sul 712, accompagnando o venendo a prendere Ari. A lei chiesi se poteva venire da me a darmi una mano...lo feci a gesti e a disegnini, ma capì. E io capii che lei non poteva e che mi avrebbe fatto arrivare la cognata. E Mustafosca arrivò, quietamente si fermò. Per carità, non è un fulmine di guerra e a volte è un pò svagata. Ma ha qualità umane e poi è affidabile. A me basta. Poi pulisce meglio di quanto faccio io anche se peggio di quello che mi piacerebbe fosse fatto.
Divago. L'ultimo giorno in Simrock è stato memorabile. Su e giù da quelle scale. Svuotare una casa è impossibile. Resta sempre qualcosa. Ieri ho fatto il riassunto: le mie adorate piante d'arredamento, tutte scampate ad altri traslochi, di amici. Il lungo ramo che fungeva da icona beneagurante sulla spalliera del letto, rubato in foresta dopo che un temporale epico aveva sfrondato le cime degli alberi di mezza città. Un ometto dimenticato sui tiranti per le tende in soggiorno. Un sacchetto di bottiglie vuote scordato appoggiato in cucina. L'asta in legno dell'armadio di Arianna, che è stato un bel numero sostituire adattando un manico di scopa...Un paio di portavasi da balcone, i gessetti di Ari, il suo ritratto sul muro.
Alle 16.30 arrivano gli operai, il magazziniere della Toshiba e un suo scagnozzo. 15euro l'ora, pochi sporchi e subito. Anche nella corretta Germania il nero è più apprezzato di quanto si possa imaginare.
Puntuale anche il trasportatore, amico dell'amico dell'amica, " I miei rispetti signora!", accento siciliano, "Mi chiamo Catania, ma non sono di Catania..." E ammicca. Chissà perché. Lui 1100 euro, sempre black. 3.000 in chiaro avevamo pagato -meglio, la ditta- per il trasloco in andata.
Alle 18.30 è tutto a bordo, compresa una cassa di attrezzi da giardino del condominio. Che per i tedeschi è peggio che far sparire un carico di coca ai narcotrafficanti. Immagino la faccia della Grunewald al nunzio! Terrea.
Alle 19 arriva Luebke, il padrone di casa. Controlla velocemente, nemmeno fa un plissè quando accenno a uno sconto riscaldamento per avergli procurato nuovi acquirenti. Una cosa è certa. La generosità non circola copiosa in questi lidi. Però è in auge la correttezza. Se c'è un regolamento scritto a far da riferimento...se no, ogni scherzo vale.
Via, alle 19.30 siamo fuori di casa. Un ultimo sguardo all'entrata porta. Mi mancherà la mia bella casetta, dalle stanze grandi e comode, ognuna con una piccola sorpresa a renderla caratteristica, e le finestre sui verdi grandi alberi ...

26 giugno 2011

Arguzie da trasloco.

Questo sarà il 17°nella mia vita. E il 4° in quattro anni: il primo dall'Italia in Lakronstr., poi da Lakronstr a Josef Neubergerstr., poi in Simrock e alla fine di nuovo in Italia. Stavolta scialiamo, pure trasloco doppio, che c'è anche l'appartamentino di Paolo, una deliziosa topaietta da trasformare in bomboniera per single di ritorno, o sedicente tale. Diciamo che tenendoci così allenati alcune piccole arguzie le abbiamo capite. Mantenere sempre le scatole degli elettrodomestici, per esempio, e pure dei complementi d'arredo.
Ti fan risparmiare un sacco di tempo! Prendi l'oggetto in questione, la sua scatola con la foto e il nome ben stampato, l'anima in cartone acconciamente sagomata e oplà. Lo sbatti dentro. Niente carte da giornale, bottonato, nastro adesivo che si impeciola per via...

L'idea l'ho carpita dai tedeschi. Lo so, lo fanno anche gli italiani, ma i tedeschi di più. Loro le scatole le tengono sempre. Per svariate ragioni. Ricicli perfetti alle ricorrenze, supporto alla vendita del proprio usato sui numerosi siti dedicati a questo hobby, amatissimo, rivendere le proprie carabattole anche per pochi spicci, e , appunto accelerare l'imballaggio in caso di trasloco.
Altro "copione", mantenere gli scatoloni Umzug,quelli grandi da trasloco. Belli impilati. C'è sempre qualche amico che te li chiede, poi si restituiscono e l'etichetta prevede che quelli rovinati vadano ricomprati. Oppure gli scatoloni si rivendono...Giuro che qualcuno lo fa...E qualcuno li compra!

Il vento fa il suo giro.

Oggi è l'ultima notte in Simrockstr. Il trasloco "vero" è il 30, ma abbiamo deciso di trasferirci dalla Anto, per qualche giorno. Così si possono interrompere i cicli continui della casa, lavatrice e cucina, e pulire e raccogliere le eventuali carabattole.
Si dorme coi materassi a terra, proprio come la prima notte in Simrock Strasse. Era inverno, la prima notte e la neve scendeva a fiocchi radi. Stasera è tornato il sole, fuori  è estate. Mi ricordo che avevo dormito bene, quella notte. Malgrado il freddo nella grande stanza.
"Dove siete? Lì nella casa bianca? Lì viveva Katarina", mi ha detto oggi il mammo italiano che ho incontrato in Trattoria - il Jap sotto casa, giusto la settimana scorsa.  "Dove, a casa mia?" "Credo di sì, aveva quattro anni quando si sono trasferiti, lei e la famiglia, era una buona amica di Elisa"...Elisa "nuova" come la chiama Ari, è la figlia del mammo. Oggi ci siamo incontrati per fare giocare le bimbe, poi Ari si è fermata a pranzo, vivono giusto di fronte a casa nostra, in una specie di comune new age che condivide l'asilo e qualche spazio riunioni.
Ora ricordo, la bimba, la madre... Yvonne, si chiamava Yvonne, ma il cognome non mi sovviene. Erano gli affittuari di questo appartamento prima che subentrassimo noi. Ricordo questa donna gentile, la bimba grandi occhioni che si stringeva alla sua gamba e un bimbo, sembravano sereni e mi era piaciuta l'idea di abitare in un luogo che ospitava famiglie serene. Il pianoforte nel soggiorno, una grande casa delle bambole di legno. Per tanti mesi è rimasto l'odore di quella famiglia, di quella casa, un odore piacevole di legno e borotalco. Poi, un giorno, quando ho aperto la porta, quell'odore non c'era più.

8 e mezzo.

Otto euro e mezzo per risuolare i tacchi alle mie ballerine. Ecco un altro motivo per cui NON mi mancherà la Germania!

24 giugno 2011

Nuvole.

E' la notte di San Giovanni. Fa freddo, ha piovuto quasi tutto il giorno, ma la sera il cielo si è aperto, un sole rosso si fa strada tra le nuvole bigie. Lancia lampi lampone. Mi ricorda le prime settimane a ddorf. Abitavamo in un grazioso appartamento, all'ultimo piano, dalle finestre dell'esterno si vedeva solo il cielo. Queste nubi grosse che correvano, si scontravano, si accavallavano, si superavano, mi ipnotizzavano.
Il cielo in pianura padana è noioso. Qui grandioso. Lontano e potente. Irraggiungibile, imprevedibile. Rosa, viola, strisce color zafferano. Anche stasera un grande show. Come allora, i primi tempi. Poi, la mattina, al solito piove.

21 giugno 2011

E Ryanair merita un posto d'onore...

Tra le cose che NON mi mancheranno della Germania eccelle Ryanair, e la sua comoda linea Weeze-Orio....

20 giugno 2011

Cose che non capirò mai, due.

Via cartacce e immondizie. Ma il vetro invece no.
La Germania è più pulita dell'Italia. Punto. Poche cartacce, anche ai bordi di strade e autostrade, il verde pubblico è amato e rispettato. Gli spazzini sono dappertutto, non c'è evento che non s'inauguri con la sfilata dei mezzi della polizia e non termini con il camion aspiramonnezza (bello lindo e scintillante nei suoi colori vivaci, e già che sfila, aspira...)
Però frammenti e schegge di vetro sono ubique e rappresentano un pericolo potenziale nei parchi, sulle spiagge del Reno, le piazze. Ma perché il vetro "no"? Nei riti della bevuta conviviale, pare che ci il lancio della bottiglia sia il momento clou. Durante l'interminabile Carnevale renano è davvero difficile dribblare i mucchi di vetri e bottiglie sui marciapiedi. Le bottiglie sono frequentemente consumate per strada, ricordo lo shock nel vedere i gruppi di ragazzini e ragazzine marciare passandosi la bottiglia da cui bevono "a canna"; il venerdì sera è normale trovarsi sulla scalinata fronte Reno e bersi la bottiglietta in piacere solipsistico. In questi casi, tra l'altro è consuetudine lasciare il vuoto in qualche angolo discosto. Un barbone la raccoglierà e ci ricaverà qualche spicciolo. Una maniera tutta tedesca, senza contatto umano e scambio verbale, di fare beneficenza!
 

19 giugno 2011

Cose che non capirò mai.

Comincia un elenco, parziale e sempre aggiornabile, dei controsensi teutonici.

Primo:
In ogni bagno di casa, ormai, c'è il notouch dispenser per il sapone (evita ogni contatto digitale tra gli utilizzatori) però penzolano "en plein air" le pezzette afferenti ai vari deretani della famiglia (...e quando non penzolano, c'è poco da stare allegri che, a queste latitudini, il bidet non c'è)

18 giugno 2011

Quello che non mi mancherà, della Germania...

Sigh,sniff, sob. Ci siamo. Tutto si addensa. Tempo di trasloco, di scatole dovunque, di bimba nervosa che si aggira in un paesaggio domestico sovvertito, di documenti da preparare per il rogito, di pratiche da sbrigare, di ciao senza arrivederci, di pensieri densi sul futuro, da ridisegnare. La spinta positiva si assottiglia, le energie calano. Il sorriso si spegne. E allora, ogni tanto prendo nota, mentre mi vedo vivere, delle cose che NON mi mancheranno.Che non rimpiangerò. Penso che sarà bello, per esempio, cantare in macchina con i finestrini aperti qualche canzonetta. Qui istintivamente ormai i finestrini li chiudo, che ti guardano tutti come se fossi matta. In Germania non si fischietta, né si canta. La musica a paletta è presidio tamarro. Lo fanno solo i bambini, cantare, e pure malvolentieri. Penso che sarà bello andare al bar e prendere un caffè, che è un espresso vero e magari anche un cappuccio di dimensioni normali e con la schiuma regolarmente fitta. Sarà bello bere un aperitivo, parlare fuori dalla scuola con le altre mamme, mandare a quel paese gli automobilisti nella tua lingua, sorridere al postino e aspettarsi un sorriso di risposta. Penso che sarà bello fare la spesa in un supermercato dove scegliere tra vari tipi di mozzarella, di parmigiano,di cacciatori,di pasta. Andare in montagna. In gita al lago. Al mare in un mare dove puoi farci il bagno. Ascoltare le canzoni. Andare al cinema. Discutere di politica. Uhm. Ma davvero sarà bello?

16 giugno 2011

Grazie all'esterichia, la Germania scopre il Bicarbonato.

Vardala lì, la Esterichia, forme paffute in negligè rosa. Come le pin-up degli anni '50.


Da quando c'è lei, o meglio la versione "dark lady", tante piccole abitudini a Ddorf sono cambiate. Sparite le scatoline con le fette di mela, merenda sana dei bimbi al parco (e siccome le scatolette sono sempre le stesse, in offerta periodica da Tchibo, ognuna è personalizzata con nome cognome e indirizzo del minore...); fine delle insalate fantasia, spesso il top delle velleità culinarie locali - e di questo non ci crucciamo più di tanto-; riscoperta del Natron. il Natron altro non è che il multifunzionale bicarbonato. Blando antibatterico, utile per lavare a fondo vegetali e frutta nonché gli utensili. Ante Esterichia giaceva nell'angolo più nascosto dei supermercati, ignorato da tutte. Oggi ha guadagnato il front row nel reparto farine e preparati per dolci.
E ha pure vivacizzato il packaging, con banda rossa in campo verdebianco ( ...che sia una strizzata d'occhio al tricolore, omaggio alle casalinghe italiane in quanto uniche affezionate consumatrici?) Mah!

14 giugno 2011

Niente resterà impunito - e tre!

E' successo. "Ravanando" tra documenti e frustoli di carta vari, sbuca un foglietto ben ripiegato, il frontespizio di un libro (...così a naso): "Alla donna che amo." Scrittura nervosa, bic blu. Segue firma a monogramma di difficile interpretazione.
Nella mia mente il buio totale. Non so DAVVERO chi diamine possa essere il tale che mi ha omaggiato di una dedica tanto impegnativa.
Eh, tra poco sono 46, gli anni, e si sentono tutti. Mi consolo pensando che il segreto di una vecchiaia felice è buona salute e cattiva memoria.
Almeno per una parte del detto, mi sto preparando alla grande!

12 giugno 2011

Niente resterà impunito - due

Eccolo, slurp!, che chicca:


Scovato in uno dei faldoni che tento, ad ogni trasloco, di assottigliare. Correva l'anno 2001, che sembra ieri ma sono dieci anni fa e, insieme al crollo delle torri gemelle, direi che ha rappresentato l'evento dell'anno. Berlusconi lo fece inviare a tutte le famiglie italiane. Pagine e pagine sulla sua vita, i suoi affetti, i suoi progetti. A leggerlo oggi nemmeno la Santanchè riuscirebbe a reprimere un sorriso di scherno e incredulità. Ecco come titolano alcuni capitoli: "Veronica il grande amore". "Zero in mondanità." "I piccoli segreti di Silvio..".
Però, rileggendolo, devo dichiarare vera ammirazione per il copywriter, la sua coerenza stilistica, la scelta del linguaggio piano, la sintesi tra agiografia eroica e i ritratti da rotocalco di gossip.
Irraggiungibile quando si tratta di aggirare alcuni argomenti delicati, come il divorzio dalla prima moglie, (l'elettorato cattolico non gli aveva ancora voltato le spalle): sposato con Carla,  “qualcosa” si era rotto nel rapporto con lei. L’amore si era trasformato in una grande amicizia e Silvio e Carla decisero di comune accordo di separasi e di divorziare. Ma molte cose continueranno ad unirli, innanzitutto i figli Marina e Dudi....

Nel suo genere, ammettiamolo, un capolavoro.
Chi era il copy? Tale Sandro Bondi. E bravo Bondi.

10 giugno 2011

Cielo, mio marito!

Lo so. Si lamentano -quasi- tutte del disordine maritale. E quelle che non si lamentano c'è da pensare siano sposate a uno psicopatico. Vero. Acclarato.
Poi dicono anche di non entrare nel loop della lamentatio continua, e magari nel frattempo continuare a sistemargli la roba. Che poi non c'è verso che smettano a incasinare il paesaggio domestico. Come i bambini. E come i bambini, alla parola pacata segua il gesto. Pacato.
Se non si riesce a trattenersi, e si sbotterebbe: mettere a posto di nascosto. E zut!

tutto ciò in 5 secondi

6 giugno 2011

Niente resterà impunito - uno

Meno 22. Giorni al trasloco. Da adesso si fa sul serio. Le cose più lunghe da travasare negli scatoloni sono le librerie e gli armadi. Per le prime ho sempre la tentazione di buttare documenti, articoli di viaggio, senza approfondire l'analisi. Così, "a saco"come dicono in Spagna -tra l'altro sto ascoltando di Grignani "Mi historia entre tus dedos" la prima volta che l'ascoltai stavo lasciando Barcellona ed ero al supermercato e questa canzone mi colpì moltissimo e mi ricordo come se fosse ieri, di quel momento persino il caldo, i colori della strada, in Balmes 106-
Poi però scovo chicche come questa, frammenti di vita vera. E allora mi blocco e riprendo lo spoglio, con la cura adeguata.

Mia sorella mi lascia le istruzioni per l'uso dell'allora neonata Chiara, 10 anni:

ISTRUZIONI PER CHIARA
(da seguire, grazie!)
Per pappa: minestrone con grana/un goccio d'olio poi prosciutto a pezzettini e formaggio philadelfia/pane
da bere: acqua e succo mela in biberon rosa
h.20,45: attaccare umidificatore camera baby
h 21,15: 1 cucchiaino con 4 gocce di Hederixplan mescolate a sciroppo Drosetux poi, nello stesso cucchiaino, 4 gocce di Zymafluor.
h 21.20: sempre che non abbia fatto prima la cacca e non sia stata cambiata nell'ultima mezz'ora, cambiarla con abbondante crema Lineablu e pannolino grande più pigiamino- Risciacquo mani e musetto e crema su guance (vasetto con tappo rosso)
h 21.30: 180gr. latte tiepido con 1 biscottino Milupa, dato nella sua cameretta o in salotto e,comunque,con luce molto bassa per rilassarla e poi metterla a letto dopo ninna nana in braccio con sottofondo carillon orsetto (attaccato a maniglia porta sua cameretta)
Staccare umidificatore che avrai provveduto ad azionare alle 21...

Che se non sei mamma sono operazioni queste che richiedono come minimo il doppio del tempo indicato in tabella. Comunque Chiara era la prima figlia. Al secondo pargolo, già tanto se la mamma degenere ti diceva dove stava il pigiamino!

3 giugno 2011

Motivi di salute.

Oggi vado dal medico. Sono tre giorni che non mangio, ho il mal di gola e la febbre che va e che viene. Chiamo mio padre, giusto stamani che è il quarto giorno (la regola dei tre giorni in casa mia ha una allure sacra. Solo al quarto, di febbre, occorre passare a più seri provvedimenti che il digiunoriposoepazienza).  "Vai". Ipse dixit. Vado. La mia in realtà è una dottoressa, sciantosissima. Bionda, alta,bella come s'immagina possa essere un angelo di mezza età. Oggi è in ferie. E per forza, mi sarei stupita del contrario. Il sostituto è il dottor Schnitter. La piacevole scoperta è che il dottor Schnitter sta alla mia dottoressa come il Ken alla Barbie. E' alto,biondo, abbronzatissimo, bello come si immagina possa essere un angelo se raggiungesse la mezza età. E fosse del sesso opposto.

Mi compiaccio con me stessa che mi sono infilata un vestituccio sottoveste, quello che indossavo ieri sera e che era il primo a disposizione sulla sedia a sdraio, al posto dei soliti jeans e magliotta in cotone organico.
Peccato che la visita sia decisamente sbrigativa, unico segno di attenzione peculiare la cura con cui ha ripiegato sulla spalliera la giacca di jeans (lercia) che ho lasciato scivolare il più maliziosamente possibile appena richiesta (nella scena includete anche Arianna in posizione gambe in su sulla sedia e braccia a salice piangente espressione del volto "mammanoncelafacciopiùchenoiamifamalelatestatipregomamma" che ha sempre il suo bell'effetto bromurizzante)

Ken in forma umana dice che la mia è una forma virale, passerà quando passerà. Un paio di lenitivi per la gola, Ibuprofen per le difese immunitarie (cazziato da mio padre per non appesantire il fegato). "Due o tre giorni di riposo, in casa bella tranquilla." "Con la bimba che non va all'asilo e un trasloco in atto..." Concludo io, vagamente sarcastica. "No, no, niente sforzi. Vada via con un'amica piuttosto,dove può riposare magari anche al pomeriggio". Detto fatto.
Domani a Den Haag con la Anna. Motivi di salute. Dottore, sei un angelo!
 

1 giugno 2011

Come sono teneri i nostri politici!

Meglio, politicanti. Che sembra sarcastico, invece non lo è. Grillo è approdato a Colonia. si fa intervistare sdraiato sui gradini della cattedrale. Che è bellissima, certo. Ma è l'unica cosa bella del centro di Colonia sventrato dalla ferrovia, sporco quanto mai e abitato da caseggiati costruiti alla bell'è meglio negli anni '50 -avete presente il crollo dell'archivio di Stato?- Eppure Grillo la trova una città esaltante, così cosmopolita, così pulita, così ordinata...Non ci sono cartelli pubblicitari nelle stazioni, racconta estasiato, e questo in parte è vero, è così contento che mangia persino i würstchen (no wurstel che non si chiamano così) in un urfido fast food in metropolitana. Tapino. Se sapesse quanto sono vaghi i controlli igienici qui e quanto poco risciacquino le griglie ci penserebbe due volte!

Ma perché gli piace tanto Colonia? Principalmente per il silenzio e per l'ambiente cosmopolita. Che sono le classiche cose che colpiscono chi non ha mai avuto una seria esperienza al'estero. E poi è tipico da italiani questa esaltazione dell'estero, generico, come luogo in cui tutto funziona e non come da noi che invece...

Insomma, anche i politici hanno dei lati vulnerabili...

30 maggio 2011

Non tutti i mali vengono per nuocere

Sabato, al Wildpark. Ari si fa male a un ditino. Dopo la prima reazione piagnucolosa, riprende a giocare, come al solito. Dopo dieci minuti si blocca. Tiene il braccio fermo con l'altra mano. Controllo, il dito si sta gonfiando ed è livido. Via, al pronto soccorso. A Gerresheim. C'è poca gente, chiedo alle info dove andare per l'accettazione. In inglese. Mi rispondono in tedesco. Mi dirigo dove suggerito. Ari mi blocca: "Mamma, di qua, non di là!". "Sicura?", "Certo, ha detto a sinistra, non a destra.". "Ah."
Entriamo nell'ufficio dell'Aufnahme. La signora, cotonata bionda faccia da mucca buona, non parla tedesco. Ci pensa Ari, spiega il fattaccio e dove è successo, scandisce bene il suo nome e il cognome. Mi passa un foglio e la penna che la mucca le ha mostrato e mi dice, secca: "Firma qui.""Firmo per me o per te?" "La tua firma, mamma!".
Bon. Stessa scena dall'infermiera, poi al Roentgen, i raggi X , dove sparisce con un energumeno di circa 2 metri e il muso da "Bella e la Bestia". Della bestia, naturalmente.
Il gigante e la bambina riemergono dieci minuti dopo, chiedo delucidazioni, la bestia risponde, in inglese, che me le darà Arianna. La quale è così presa da quello che dobbiamo fare dopo che mi afferra la mano e mi trascina "dove lei sa dove dobbiamo andare". All'infermiera che provvede al bendaggio spiega ancora una volta come si è infortunata: "Al Wildpark. Conosci?" "Sì." "Ecco, dove c'è il nanetto di legno. Lì. Lo sai?" "Mah, ci sono stata una volta." "Io tante. Col papi. La mamma non le piacciono "i cinghialoni" -in italiano-" "Che brava quante lingue conosci?" "Tedesco, italiano e un pò di Russo...." "Russo?" "Sì -fa la ganassa- la mia migliore amica è russa." "Chi è?" "La Anastasia." "E'il nome di una principessina!" "Lo so, lo so però quella è morta...vuoi che ti canti una canzone?" "Sì, la sai?" "Certo! E attacca: Rascvetali jabloni i grushi,
Poplyli tumany nad rekoj,Vyhodila na bereg Katjusha,Na vysokij bereg na krutoj...

Vedi i vantaggi di non sapersela cavare da genitori? E' così che i bimbi crescono...davvero!

27 maggio 2011

Kolumba vola alto

...Semplicemente il più bel museo della Renania Westfalia!



La cosa impressionante è che tutto in quel museo è un pezzo da museo. La serratura del cancello del giardino come le sculture moderne come l'abside della chiesa gotica come le rovine della basilica romana come le finestre quadro sulla città come la cattedrale di Colonia riquadrata dalle finestre come i sassolini sferici e candidi delle aiole come il portaombrelli come le lampade della reading room come la lunga passerella in legno  come le scale che salgono verso l'alto come i disegni strazianti di uomini malati. Risucchiati dalle macchine mediche che li tengono in vita. Un Cristo crocefisso irrigidito dalla sofferenza e dalle forme gotiche li veglia...
Ah, l'architetto è Peter Zumthor, svizzero.


Gli altri musei:
http://www.inselhombroich.de/tour.htm
http://www.wallraf.museum/start_e.php
http://www.museum-folkwang.de/

23 maggio 2011

Non so se ti adatterai

Profumo di rientro. Aria di rientro. Puzza di rientro. 
Oggi sono partiti i miei ospiti. Gli ultimi qui a Dusseldorf. Ora, davvero, si comincia a impacchettare e a preparare lo sbarco in Italia. Che sembra un allunaggio.
Almeno, a quanto mi dicono quelli, molti, che mi trovano tanto, ma tanto, ma tanto bene qua. Così bene che non mancano mai occasione per dirmelo: "Vedrai che farai fatica, a rientrare."
Sarà. Mi concentro sulle positività. In Italia ho una casa, una casa mia intendo; i miei nipoti, che adoro e che voglio vedere crescere; la mia famiglia; i miei amici; la possibilità di ricominciare il mio lavoro.
Si impara a concentrarsi sulle cose concretamente positive, da migrante!

18 maggio 2011

La solita routine

Mi accorgo che Ari cresce anche da cose così. Oggi, mercoledì, all'uscita dall'asilo mi chiede il donut. Di solito me lo ricordo io di ricordarglielo. Che è mercoledì, giorno di wandertag, giorno in cui esce prima dall'asilo e c'è tempo per andare da Kamps a comprare il perlen donut.

La nostra settimana scivola tranquilla e veloce tra appuntamenti e riti fissi. Il lunedì, incontro con le mamme d'Italia, uscita dall'asilo alle 15; martedì giorno pieno fino alle 15.45, la sera la mamma va a yoga; mercoledì wandertag che significa che i bimbi vanno in foresta e pranzano al sacco. E' uno dei momenti prediletti di Arianna. Si esce alle 15 e insieme si va a comprare il donut; giovedì lezione di violino, si esce alle 15; fino ad Aprile il martedì c'era la lezione di pattinaggio e, fino a gennaio, pure la ritmica musicale il sabato mattina e l'atletica il venerdì pomeriggio...Ma adesso Ari comincia anche a "stare" a casa relativamente tranquilla. Dio, tranquilla...un'ora a fare qualcosa senza coinvolgerti o rivoltare tutta la casa -in genere gioca con tutti i giocattoli a disposizione- è ancora un obiettivo lontano.
Però si sta avvicinando. Del resto cosa aspettarsi da una bambina che ha cominciato a gattonare alla fine del quinto mese? Neanche iniziato lo svezzamento. Mo suocero ha dovuto recintare il giardino che si era d'autunno e Ari usciva di casa, usciva dal giardino e si arrampicava fino all'orto, a metà collina.
E quando la tenevi in braccio o sulle spalle ti spronava come un cavallo. Vai! Ma anche in gravidanza non mi riusciva di stare ferma e, ora che ci penso, della bella valle dove è stata concepita ricordo ancora gli stambecchi che saltavano da una macchia di neve all'altra, da un versante all'altro... imprinting?

16 maggio 2011

Düsseldorf Marathon. Back stage

Inizialmente era il Mamme d'Italia team. Poi sembrava che non ci fossero quattro candidate. Eravamo rimaste in tre, poi due. Poi la terza del gruppo ci ha richiamato per far parte di un altro team, sempre italiano. La mia socia ha desistito, troppi impegni e poco tempo per allenarsi. E ci siamo trovate di nuovo in quattro. Tre mamme d'Italia.... e una futura mamma d'Italia.
Cambio di logo: Sorelle d'Italia. 
Martha ha creato le uniformi. Interamente frutto delle sue manine. Un pò di suspance per il posizionamento del logo. Che doveva coprire la schiena. Però oscurava  il cartello "Staffel". Abbassare! Abbassato. 
Uhm..forse troppo basso. No, ve lo immaginate un commento tipo "Italiane bunga bunga?". Che se sei in patria replichi vivacemente, ma qui...girano i cabasisi come pale eoliche ma che gli dici: " Meglio di voi brutti copioni?" Dai! Copiare la tesi sarà pure sconveniente, però al confronto è la colpa di uno scolaretto discolo contro i capi d'imputazione di Al Capone. Tra l'altro il loro "campione" si è pure dimesso. 


Poi ci siamo trovate il venerdì per la prova generale. E tutte e quattro insieme, di tricolore vestite...ah,come eravamo belle! Pure il lato b, ci guadagnava!


 Cheek to cheek!

1.02

Domenica 9 maggio Dusseldorf Marathon. Alle 8.45 sono già all'area di partenza. Sole accecante, mare di gente. Parcheggio la bicicletta. Sono tesa. Martha, la numero 2, mi chiama che hanno perso il treno e sono in ritardo. Argh. Dove lascio lo zaino? Dall'altoparlante cominciano a chiamare le squadre della staffetta. Un tipo vicino a me si sta allacciando le scarpe. Mi avvicino, titubante: "Do you speak English?"."A bit. Any problem?". "I do not know where to put my backpak, my partner is late"... "Martha?"..."Sì, Martha...ma, la conosci?". 


E il tipo che mi è capitato a tiro, tra 2.700 persone che come me corrono la prima tappa della staffetta, e migliaia di altri, tra corridori, amici, parenti, incaricati è proprio il compagno del marito di Martha! Mai visto prima. Giuro. Lasciamo gli zaini a sua moglie. Ancora incredula raggiungo con lui la dirittura di partenza. Lo sparo (sì, lo sparo!) e via. Si comincia.


Ecco i commenti al passaggio, io in tenuta tricolore come da foto di copertina:


*Viva l'Italia (5). 
*Bella Italia (plurimi). 
*Abbasso Berluskoni,viva l'Italien (1 -accento Sturmtruppen) 
*Bella italiana (1) 
*Forza azzurri (1- un bambino) 
*Que viva Mexico! (1) - confusione sulla bandiera 

*Dolce Italia (1)


La foto all'arrivo della mia tappa:
Stanca, ma felice...

Pausa Iso(tonica). Con le birre che girano qui devo proprio bere quei drink per sportivi duri e depressi?:


"Cucco" alla Kneipe -e che cucco! Ex elicotterista bello ciucco :


Arrivo tutte insieme, appassionatamente, baci e abbracci:


Grazie alla Vince e ad Anto e Elisa. Tutte e tre presenti e pure irreprensibilmente eleganti.
Grazie particolare a Marti e Maspy che: si sono spupazzati Ari la sera prima; sono venuti, puntuali, con le tre bimbe al mio arrivo,all'arrivo di Martha, di Monika, di Daniela; hanno fatto tutte le foto; portato gli zaini; brindato con tutti i compagni e amici incontrati per strada...
Grandi supporter!


PS: 1.02 del titolo è il mio tempo di percorrenza. Qualcosa di più che in allenamento, ma...sono felice lo stesso! 

15 maggio 2011

Fatta!

A dicembre del 2010 mi sono ripromessa di lasciare Dusseldorf con un segno forte. Un evento simbolico, testimone insieme dell'avvenuta appartenenza alla città e dell'addio/avvio di un nuovo capitolo del libro della vita (la mia vita).
Detto, fatto.
Che non è che succede spesso nella vita (nella mia vita).

Alla Dusseldorf Marathon 2011 c'eravamo anche noi. Le sorelle d'Italia. Pure piazzate benino, in 4 ore e 42minuti! Questo post s'imponeva come commento alla foto di copertina. Seguiranno i racconti sui momenti topici. Bis Gleich!


I No che aiutano a vivere

Come lo sanno dire loro...nessuno. Che poi il bisillabo è simbolo condensato del potere. Fateci caso. La prima parolina che i bambini -tutti i bambini sia di qui che di là delle Alpi- tentano di usare è: "no", anzi: "NO".


La dici e già ti senti grande!


Il no in Italia è farlocco. Spesso è un: "Nooo!" oppure: "No, no,no...cioè". In Germania è semplice, quadrato. Un mattone. "No.". Detto così, come un "sì." Tranquillo. Senza esclamazioni, senza tensioni, senza recriminazioni. Spesso senza niente di personale. Se proprio si chiede perché segue spiegazione logica alla negazione di prestazione di un servizio, tanto per fare un esempio. All'inizio la spiegazione la chiedi....Condizionato dalle esperienze in patria dove tutto è riarrangiabile, figurati un no. Dopo qualche tempo impari a fidarti. Quel "No." piano, semplice e definitivo è...vero.


Tempo fa mi chiama un'amica, tra l'altro pure tedesca di nascita e passaporto, ma in Italia da quel mò. Ha intrapreso una nuova attività e quel giorno doveva telefonare a un cliente per comunicargli che non poteva fare fronte agli impegni presi, causa forza maggiore. "Non si può dire di no, occorre trovare una buona scusa, siamo solo agli inizi!". Che approccio strano. Siccome sei agli inizi inventi una fandonia, con il rischio che venga intuita, senza pensare che potrebbe pure rivelarsi controproducente. Perché non raccontare semplicemente quello che è successo, sottolineando che la propria politica è massima trasparenza e si è pronti a fornire uno sconto per il disagio...o quant'altro?


Insomma qui impari che il no esiste (orari dei supermercati, degli uffici, disponibilità delle persone, competenze...) come dato di fatto. E dove c'è il no c'è sempre un si. E ti adatti. Alla fine la bilancia è in pareggio. Se arrivi oltre il quarto d'ora dal dentista non t'incazzi e pensi sia razzista quando ti dice no, mi spiace, mostrandoti l'agenda fitta di appuntamenti e ringrazi sentitamente se invece ce la fanno lo stesso...


Sembra strano ma si vive, bene, con i "No."

10 maggio 2011

Finalmente soli

Ahhh....Oggi c'è in visita la migliore compagnetta di Ari, la bionda e affascinante Nastasia. Quindi la mamma è libera di fare quello che crede, visto che le due hanno altro da fare e da dirsi. Che il fatto di non parlare neppure la stesa lingua, io e la prole, in questi casi è un bel passaporto di indipendenza. Per lei. Già me la immagino:" Tanto mia mamma non capisce!", "Lei non parla tedesco", "Vuoi sentire come parla male la mia mamma?"...
Eh,eh. Piccole vipere crescono.
E finalmente mi posso dedicare al mio blog. Che è un attimo non scrivere per giorni! Basta vivere un pò più intensamene e...A Pasqua il black out mediatico è stato quasi totale, causa perdita della SIM italiana, collegamenti Internet difficoltosi e, soprattutto, tanto lavoro manuale in casa nuova!

Ecco, appena messa alla scrivania e arrivano le due con la richiesta di vedere un DVD. E che DVD! Le Winx! Un'altro successo del made in Italy.. Eh, cosa sappiamo esportare di bello e sano della nostra grande patria!

2 maggio 2011

E l'Osterhase decise di attraversare le Alpi



Pasqua in Italia. In macchina, prima timida prova di trasloco. A parte la prima tranche del viaggio; Arianna dopo 10 minuti, su 6 ore di viaggio previste, ha dichiarato un mal di testa imbattibile...A parte, dicevo, direi che è andato tutto bene. Arrivo in patria incoraggiante, cantando felici "Il gatto e la volpe" di Bennato incuranti delle code dei frontalieri a Chiasso e dei pendolari sulla A4...

Appena messo i piedi fuori dall'auto Ari annuncia ai cuginetti l'arrivo imminente dell'Osterhase. Il coniglietto pasquale. La tradizione, pare, provenga dall'Alsazia. L'effervescente roditore dissemina uova benauguranti per casa o nel giardino e i bimbi tedeschi la mattina di Pasqua si dedicano gongolanti alla caccia al tesoro. I bimbi tedeschi. Gli italiani mangiano le uova di cioccolato, si baloccano per pochi minuti con orripilanti sorprese in plastica made in China e morta lì.
Questo delle diverse ricorrenze e dei diversi riti è un pò un problema del biculturalismo. Per ogni festività occorre decidere se omologarsi (esempio concreto: san Martino e l'esposizione degli stivali per ottenere dolcetti) o se lavorare per sostituzione ( San Nikolaus il 6 dicembre viene sostituito in casanostra da Santa Lucia il 13, a Bergamo tradizione molto sentita... e ora Ari è probabilmente l'unica bimba del Nord Reno Westfalia ad essere allietata dalla visita della povera cieca).
Spiego che l'Osterhase è un coniglio, e come tale si stancherebbe troppo a valicare le Alpi. Le abbiamo giusto passate da poche ore, conto sulla memoria ancora vivida delle impervie cime innevate. Pare che funzioni. Fiuuu! Penso.
Giusto il sabato precedente Pasqua ci rechiamo al vicino maneggio per prenotare una lezione. Incontro fortuito con mamma tedesca, pure insegnante di lingue. Si attacca bottone, si passa alla presentazione della rispettiva prole. Si incita la prole a dialogare in tedesco. E quale argomento diventa oggetto della conversazione?: "Ce la farà l'Osterhase ad attraversare le Alpi?". Risposta secca della novenne teutonica: "Sono quattro anni che viviamo in Italia e ce l'ha sempre fatta!". Arghh...Penso.

Come è andata a finire: Pasqua da mamma. La chiamo, la invito a preparare 3/4 uova sode e a nasconderle per il giardino, impacchettare corrispettivi 3/4 regalucci. Sbuffa un pò ma si piega alla ragion di Stato e ...l'Osterhase viene celebrato degnamente anche a Scanzorosciate, Bergamo.

Vedremo se l'anno prossimo circolerà ancora a disseminare uova o ce lo cucineremo in fricassea con buona pace di tutti.

14 aprile 2011

Le aspettative soddisfatte e quelle deluse. Parte prima



Comincia il Countdown, psicologico, al fatidico rientro. Me ne accorgo perché capita spesso di pensare a quelle cose che mi hanno sorpreso durante la mia esperienza tedesca; positivamente e negativamente. Quando sono arrivata non avevo copertura culturale di questo paese. Non conoscevo la lingua, non avevo studiato nulla di specifico a scuola -che non fossero le vicende storico-belliche e qualche bla-bla di storia della filosofia-
Diciamo che avevo dei preconcetti, ma non sapevo di averli. Il riferimento concreto più attuale mi era offerto dalle pagine dei numerosi cataloghi di corrispondenza che sfogliavo distrattamente a casa della Marghe, specificamente nel cesso, e da qualche racconto delle mamme delle mie amiche italo-tedesche...Ma quelli erano tranche de vie di un'epoca comunque distante. Poi all'idea, sempre generica, di efficienza, solidità, affidabilità teutoniche contribuivano, così alla rinfusa, i cataloghi delle istruzioni di lavatrici, macchine e lavastoviglie; le cucine Bulthaup, tutto un riflettere di acciai e cassetti che sccccivolano silenziosi su cuscinetti in materiali sofisticati; le sorelle Kessler -Omsa che gambe!- che in un'intervista dichiaravano la loro ossessione per la puntualità.

Per la pomposità le musiche di Beethoven, per me legate sempre e solo alle musicassette nel contenitore in similpelle "Selezione del Reader Digest", che troneggiava nella macchina di mio padre. Quella della quinta sinfonia era smangiatissima, risultava di gran lunga la più ascoltata. Seguivano quelle della sesta, la pastorale, la nona..le altre credo giacciano ancora intonse nel loro sarcofago di plastica sagomata...Per le insane abitudini riguardo all'alimentazione delle famiglie tedesche ricordavo un famoso "nanetto" dei bambini che si mangiavano il dentifricio, dai tempi delle vacanze a Jesolo, quelli che sugli spaghetti ci volevano la ketchup, la cipolla tagliata fresca e divorata sul pane nero alle otto del mattino...E poco altro.

Quattro anni dopo ecco l'elenco, in ordine rigorosamente sparso, delle illusioni deluse e delle realtà confermate.
- La lingua...impossibile! adesso capisco perché gli immigrati poterono stare in Germania 20 anni senza imparare un tedesco decente!
- Un rapporto più disinibito con il corpo. Negativo. l'impressione in Italia è viziata dal fatto che, ancora, qui sussistono le saune unisex...ma c'è molta ritrosia e diffidenza rispetto al corpo "sensuale".
- Il cibo...Non so se sono capitata in un'onda mediterranea, ma almeno a ddorf si trova praticamente tutto quello che serve a un italiano medio per riproporre le ricette di casa nostra. Magari un pò più caro, ma a volte anche no.
- Il cibo. La cucina locale. Difficile da trovare nei locali e quasi impossibile nelle case dei tedeschi...però alcune ricette meritano di essere provate. Grande uso di carne di maiale, e la base sono sempre i lardi e le sugne animali, schmaltz, però, ogni tanto. Standing ovation alla birra, alle Matjes, le aringhe sfilettate servite con anelli di cipolla bianca e pane nero, al pane, alle noci, alle fragole...l'elenco si fa lungo, occorre dedicarci più righe.
Tanto questo è un post "to be continued", intanto ecco il link alla mia kneipe preferita!

11 aprile 2011

Tutto in uno

Fine settimana intenso. Venerdì cena con le Mamme d'Italia, e abbiamo scoperto parlando con le nostre "rivelatrici culturali", le due mamme tedesche che hanno figliato con due italiani,  che mentre in Italia le parti genitali dei bimbi si indicano con nomignoli simpatici, vezzeggiativi, in Germania invece già da piccoli: quella è la Scheide e quello il Penis...
"Ari, vieni che puliamo la sabbietta dalla vulva!", agghiacciante.
Per puro intento ludico sto raccogliendo i nomignoli italiani: frinfina, pimpinella, passerotta, giuseppina, farfallina, patatina...E, per lui: pisellino, giovannino, pipino...

Sabato a passeggio in Flingern. Raccatto Vince che dimentica la chiave nell'appartamento; a Ddorf  le porte degli appartamenti si chiudono a scatto, clack: 100€. E' il costo dell'omino che te la riapre. 2 secondi la durata dell'intera operazione. Comunque la Vince la chiave di scorta l'ha lasciata alla vicina di sotto che però rientra nel pomeriggio. Usciamo e decidiamo per un caffe da Zia Pina, un barino - in realtà si chiama Oma Erika- che ha l'indubbio vantaggio di fronteggiare il parco giochi della piazzetta. Ci sediamo, ordino contro il suo parere, un espresso, difendo la mia scelta quando nella tazza scorgo una bella schiumetta, "è troppo chiara" fa lei,secca. Assaggio, disgustoso, penso, disgustoso dice la mia faccia, "te l'avevo detto" dice la Vince. Non replico non perché non voglia, ma perché ci viene incontro Ari che era sgattaiolata al parco giochi, ora sembra una maschera di sangue. Argh. Farfuglia qualcosa, pulisco bene e scopro che il dentino dondolante superiore anteriore destro, è caduto. Lo salvo da sicuro inghiottimento. Brandisco al sole il piccolo trofeo. Ari è felice. Vince ha un mancamento -non sopporta la vista del sangue, e io mi sento vendicata. Per il caffè.
E per il dente, ci voleva una bella altalena in faccia per chiudere questo lento dondolio...

Sabato sera suggello della riconciliazione con R. A casa sua. Discorsi piacevoli, sembrava tutto come due anni fa, prima che R. si separasse. Stessi mobili, stessa gente, il carrello degli antipasti...Tutto. Quasi. Sono cambiati due fidanzati, il padrone di casa, e il fidanzato dell'amica americana, il contenitore -la casa intendo- che adesso è un appartamento, e c'è un solo gatto...Ma, come due anni fa, la televisione è accesa, su Rai uno. Nessuno ascolta, si discute appassionatamente, di politica. Italiana. Che di quella tedesca, se mai si discute, lo si fa con pacatezza e distacco.

Domenica c'è il sole e, finalmente, fa caldo. Passiamo in bici per i parchi in piena fioritura, l'erba è verde e lucida. Pioggia di petali dai rami,...
La sera alle 20,30 è ora delle nanne. Ma c'è ancora tanta luce. Tre giorni fa era buio. Penso che la Primavera, così come in Germania, non l'ho vista mai.

6 aprile 2011

Due culture diverse.

Quando sono arrivata in Germania mi sembrava tutto così diverso e distante. Un altro mondo. Poi, piano piano sono diventata un pezzetto di questo mondo. E adesso faccio fatica a rintracciarle tutte quelle differenze, e soprattutto a percepirle come disagevoli. Esempi acclaranti. La gente ferma immobile alle fermate del tram; il silenzio nei tram; la gente che arriva sempre tutta insieme, puntuale, 5 minuti prima in palestra e 5 minuti dopo la lezione, è già scivolata via, silenziosa; la verdura, certi cavolfiori, le lunghe radici nere, il rabarbaro...; il banco dei latticini; tutti in bicicletta e sdraiati al parco quando c'è il sole e due ore dopo, con la pioggia, non c'è in giro nessuno. E dove si sono rintanati?; l'arredo delle vetrine dei negozi, un tripudio di galline e animali aiensi; l'abbondanza di deco più o meno kitsch legate alla stagione, la Pasqua, San Martino, il Natale; le notti. Così buie. L'inverno, così lungo...E mille altre. Ora tutto scorre intorno a me e io con la corrente.  E le previsioni si seguono ora per ora, e non è un problema, in palestra ci si va 5 minuti prima e 5 minuti dopo, via veloce tutta roba in borsa, si è già in strada, alla bicicletta; ogni tanto mangio pure le radici che hanno un gusto tra la patata e l'asparago...

Però ogni tanto incappi in qualcosa così platealmente ambiguo, a seconda del punto di vista cambia totalmente di significato. In genere ha a che fare con quella cultura che s'iscrive nei nostri corpi. Tipo questo:


All'ingresso del Saturn, un invito per le grandi offerte del periodo. In Italia, via, l'invito a entrare lì dentro creerebbe qualche timore...

Sai, lui è malato per la frinfri...

Sabato è giorno di pulizia accurata, anche dell'ostrichetta. "Ah, se Amrid vedesse così la mia frinfri." Commenta Arianna. "Come scusa?" Faccio io, antenne sollevate- Amrid è un suo compagnetto dell'asilo: "Amrid è malato per le frinfri..."."Cioè?". "Cioè -sbrigativa- come tu sei malata per lo Yoga e papà per il Russo, lui è malato per le frinfri, gli piacciono, proprio..."." E cosa fa?". "Le guarda!". "Ah, e a te non dà fastidio". "Mah...mamma sai, è la vita..". Arianna la saggia.
Ieri mattina all'asilo guardavo Amrid, il piccolo indiano Sikh con le passioni carnali, e pensavo che l'imprinting sessuale di mia figlia è indissolubilmente legato ad un maschio magro, alto, scuro di pelle, con una lunga treccia di capelli lucidi e neri avvolta a cucù -per mesi l'ho scambiato per una bimba- e grandi occhi verdi chiari.

Mooolto multiculti...

4 aprile 2011

Stereotipi in musical, vai Romeo Ca(l)zone!

Domenica è stata una giornata particolare. Siamo state alla Tonhalle con Arianna. La Tonhalle è la filarmonica di Dusseldorf:

 e all'interno:


Alla Tonhalle organizzano rassegne, alcune per i single vetusti che (s)popolano questa città, altre specificatamente dedicate ai bimbi, le Sternschnuppen. Lo scopo è avvicinare i bimbi alla musica, attraverso rappresentazioni e gli strumenti musicali "dal vivo". Bello vero? Peccato che trovare posto è quasi impossibile. Dati il costo abbordabile e le molte richieste... Caso ha voluto che Petra e Tomek, i genitori di Pola, compagna di Arianna, siano dovuti partire,  lei in Tibet e lui in Polonia con la bimba. E avevano dei biglietti inutilizzati...ed ecco che domenica siamo qui.
Arriviamo, Ari sfoggia un vestitino di velluto rosso e un paio di scarpe "normali", e non i soliti scarponcini che accompagnano i bimbi tedeschi dal primo anno di vita fino alla pensione, si fionda al centro dove hanno predisposto cuscini multicolori Dopo una decina di minuti entrano gli attori-musicisti; si presentano: Mozzarella, Romeo Calzone (pronunciato Cazzone) e Diavolo...Occhiali scuri, gestualità spiccata...Il sorriso mi si è, come dire, un attimo bloccato sulle labbra...
La trama è pressapoco così: un gruppo di suonatori di origine italiana non riesce a suonare bene insieme, si accusano l'un l'altro dell'insuccesso, litigano, alla fine chiamano un commissario specializzato in "musicalità" e questo, anzi questa che è una lei, coinvolgendo nell'indagine i bimbi, scopre le ragioni dell'insuccesso, legate al fare musica. Si aggrega infine al gruppo e ne diventa la prima ballerina.
I quattro attori sono bravi, ci sanno fare coi marmocchi e l'happy end spazza via il sospetto di razzismo. Ma tutti,proprio tutti gli stereotipi sugli italiani sono sciorinati con dovizia di particolari, dall'aspetto esteriore: abito scuro stile pizza connection, capelli neri, occhiali scuri, gesti esagitati e, venendo alle caratteristiche umane, litigiosità, tendenza alla corruzione e al non rispetto delle regole, timore dell'autorità, servilismo, seduzione compulsiva...
Che dire. Io non mi ci ritrovo. Però con le nostre alte sfere che non fanno altro che reiterare e ratificare questi atteggiamenti, e in Italia non ci si rende bene conto di quanto costi perdere immagine, mi sa che hanno ragione loro...

Per chi fosse interessato: Kommissarin Flunke und die Schurken