Autunno

Autunno
E' un tramonto italiano ma a me ricorda Ddorf.

16 dicembre 2011

(In)soliti quattro Gatti...



Spilla e Matisse sono venuti in seguito. Dopo l'esperienza al gattile.
Io in quel luogo non  me la sono sentita più di tornarci. Onore e merito alle signore che si fanno carico di siffatte dolenze della collettività. E lo dico davvero. Però l'odore acre, lo squallore e la decadenza del capannone...e sì, loro stesse, le gattare.
Donne dure, dallo sguardo cattivo.
Io: "Certo che siete brave, tutto il giorno immerse in questa puzza..."."Puzza? Quale puzza. Sempre meglio di quella degli umani...". Io: "..E così, dopo che aveva graffiato la bimba, che era neonata ho preso la gatta, l'ho rimproverata e buttata fuori di casa". "Oh Dio! chissà come è rimasta traumatizzata.". "Beh, vabbeh, piangeva, povera Ari, ma non era spaventata..." "Dicevo la gatta..."
Stralci dal nostro dialogo di quel dì. Chiaro che si era su pianeti differenti.
Quindi ho seguito il consiglio di una iollina, un'amica del Blog di IOL ddorf, e sono andata dal veterinario del paese. Che aveva in custodia 4 cuccioli. Di due mesi. Uno bianco con gli occhi azzurri, una grigia con un ciuffo di peli rossi sul capo. E...Matisse e Spilla. Hanno scelto le bimbe, Ari e la cugina grande.
Dopo la lettura attenta di "Il gatto: una scelta d'amore e di responsabilità" mi ero convinta a prendere due gatti. Con il supporto economico logistico della cugina grande che, prima tiepidamente, poi sempre più convinta si stava appassionando alla cosa.
Perché hanno scelto proprio loro due, di gran lunga meno belli dei fratelli? Mah. Forse perché Matisse aveva quel colore così, atipico...cappuccino. Spilla non aveva nulla di che..tranne quello sguardo diretto e intelligente. Un pò inquieto. Uno sguardo acuto che ha ispirato ad Ari il nome che porta.
Anche dal pediatra, parte l'interrogatorio. E la sottoscrizione dell'obbligo alle vaccinazioni. Per fortuna non quello delle sterilizzazioni.
Ma un pò, diciamo, me lo aspettavo. Dopo la visita al gattile...

15 dicembre 2011

Adesso siamo in quattro....

Da sinistra: Matisse e Spilla

Eccoli qui. Ormai da un mesetto sono a casa nostra. Come i cuccioli i tutto il mondo prima non c'erano e poi...ci sono solo loro.
Nel senso che la giornata si articola -anche-sulle loro esigenze. Mattina si fanno entrare in casa nuova, gli si fa da mangiare (latte e acqua per la signora, lui preferisce croste di pane e acqua).Poi un paio d'ore di giardino, rigorosamente con qualcuno che da soli non si arrischiano, sono ancora piuttosto pavidi. Poi pappa grande, con avanzi nostri che i croccantini, almeno i tre tipi che gli ho procurato non incontrano il loro gusto. Indi nanne pomeridiane, poi pappa again e op! gran finale con salti e acrobazie. L'acquisizione dei gatti è stata lunga e tribolata. Mica quella cosa spontanea e casuale cui ero abituata: "Lo vuoi un gattino?" "...Uhm...ma sì dai, è maschio o femmina?" "Mah!Prova a vedere se li riconosci"
No, no. Prima sono stata al gattile, dopo uno scambio di telefonate durato circa una settimana, durante le quali,pensavo o ignara, di aver esaudito tutte le richieste in proposito. Invece...
Ecco, a caldo, l'esperienza. Dal blog di IOL Dusseldorf.


A proposito di gatti (mici),sapete che non sono stata ritenuta idonea per adottare un gattino? 
 

Sono andata al Gattile della mia città con la bimba,pure con permesso scolastico per incocciare gli orari delle gattare che si prendono cura delle bestiole. C'erano 4 gattini disponibili di cui uno malato,"basta che gli somministri pappa speciale...",uno più morto che vivo, porello, e due vispi che però li devi prendere due se no "la padrona non consente..." 

In un ambiente surreale ricavato negli spazi dei mercati generali,solo la puzza riportava a una dimensione molto terrena, mi hanno sottoposto una raffica di auto dichiarazioni tra cui: dichiarazione di possesso del giardino; sottoscrizione obbligo alla sterilizzazione; controllo da parte dei veterinari che operano con il gattile; donazione; obbligo di trasporto con il trasportino (se no non te li fanno portare fuori)... 

Le domande: "Avete provveduto all'arricchimento architettonico?" (chiedo chiarimenti, vuole dire avere un grattatoio e giochetti vari). Avete già avuto gatti- eh,una serie. Quando l'ultimo - 6 anni fa. Come mai non c'è più? - scappato di casa che l'avevo rimproverato. Perché? -graffiava la neonata... 

E qui,secondo me, mi hanno segata. 

Siamo uscite dall'antro infernale senza gattino.Una mano reggeva Ari che piangeva disperata dalla delusione,l'altra il pingue pieghevole "Adottare un gatto, una scelta d'amore e di resposabilità" 

Raramente mi sono sentita tanto frustrata.


To be continued...

13 dicembre 2011

E' arrivata Santa Lucia.

E' arrivata Santa Lucia. I bimbi si svegliano prima del tempo, cercano affannosamente i regali per la casa, seguendo gli indizi. E' tradizione lasciare a Santa Lucia e il suo macilento quadrupede, qualche bene di ristoro, bicchiere di latte, biscotti, fieno e o mele per l'animale. I più astuti, e quelli che hanno in casa una cameriera servizievole, lasciano anche un mucchietto di farina. Poi seguono le impronte biancastre lasciate dalla cieca e dal mulo sbadato e...trovano i pacchetti!



Santa Lucia è molto divertente. Dal punto di vista dei bambini, naturalmente: devi cercare i regali, una specie di caccia al tesoro, c'è tutta l'aspettativa della notte prima, condividi coi compagni di scuola la stessa esperienza (non è un giorno festivo, c'è una eccitazione collettiva nelle scuole...e questo lo rende davvero un momento speciale), poi tutti i riti della preparazione della merenda, addormentarsi con l'udito allertato sulla campanella della santa...
Tanto è divertente per i bimbi tanto è stressante dall'altra parte, dei genitori.
Si comincia con la letterina di santa Lucia. Occorre sfrondare i regali assurdi, quelli esosi, quelli che tanto ce li hanno le cugine ed è inutile comprarli che tra un anno passeranno a noi...Inviare la letterina, o portarla nella chiesa dedicata, in città. Cercare i regali, nasconderli bene, fare i pacchetti,  aiutare i bimbi nella preparazione della merenda, poi quando i bimbi dormono - e con l'acqua in gola che se si svegliano... ti beccano con le mani nel sacco- cercare un luogo acconcio, né troppo scontato né impossibile da raggiungere...che non è bello per loro andare a scuola e confessare la propria inettitudine...Poi la sveglia, almeno 40 minuti prima del tempo, ma tanto si svegliano loro, accelerare tutte le operazioni standard (prepara la colazione, i vestiti, controlla la cartella, merenda, buono mensa, giacca, cappello scarpe, pettinare, pulire muso sporco di cioccolato, controllare pulizia mani manine, prepararsi, truccarsi, la mamma né, prendere chiavi dell'auto...) dare suggerimenti senza insospettire...Mica finito. Apertura dei regali, carte e cartine in giro, "gli indizi", la farina, il fieno, il latte ovunque. Quest'anno si sono aggiunti i gatti che sovraeccitati hanno urinato sul mio piumone.

Eh, essere mamma&cameriera rende un pò cinici, anche a Santa Lucia ...

11 dicembre 2011

Natale multiculti.

Primo Natale in Italia dopo quattro in Germania. Lì -in Germania s'intende- il primo anno, Nikolaus se ne è impippato e la povera duenne s'è sentita cattiva e abbandonata dai santi protettori.
E' che si pensava, io e il primitivo, che Nikolaus fosse una versione smilza di Santa Claus e quindi passasse per camini, finestre e pianerottoli il 25 dicembre.
Non il 6!
Il secondo anno abbiamo per puro caso lasciato gli stivalini di Ari fuori dalla porta di casa più o meno nella sera demandata...e il giorno dopo eccoli pieni di dolcetti e affini...Dono dei vicini.
Così, pezzo per pezzo, abbiamo scoperto le usanze teutoniche in fatto di Natale.
La casa si è via via corredata di Adventsalender, Adventkranz e piattino in bellavista per i biscottini natalizi...

Mantenere la tradizione di Santa Lucia, il 13dicembre, tanto viva nelle lande orobiche e nei ricordi d'infanzia di noi genitori, nonché condivisa dai cuginetti, è stato un vero impegno.
Arianna il primo anno cercava rispondenze tra i suoi compagnetti d'asilo, l'ultimo invece nemmeno la nominava, la povera cieca che porta i regali a dorso d'asino e li nasconde nei pertugi più irraggiungibili per la gioia dei piccoli e l'affanno dei grandi. Prendeva i giochetti, i dolcetti e zut!.




                                                     
E quest'anno? Quest'anno è andata così. Adventskalender, Adventskranz, tanto decorativa, nel tronco di betulla comprato in val Taleggio, Nokolaus l'abbiamo pre-pensionato in favore della piccola cieca, aiutati dall'arco alpino, che protegge sì dai venti freddi, ma purtroppo rende il traffico di santi donatori, conigli pasquali, sante miopi e dei loro quadrupedi difficoltoso e poco prevedibile.
 :-)

1 dicembre 2011

L'ultimo lampone, il primo dicembre.

La settimana scorsa Ari mi dice, in macchia scendendo dalle nostre erte colline: "Mamma, ci sono i lamponi". "Lamponi? Siii e questa qui che guida è Napoleone!".
No, ovvio che no.Quello non l'ho detto (ma l'ho pensato). Invece ho risposto edulcoratamente: "La stagione dei lamponi è finita, tesoro, adesso c'è quella dei cachi, dei melograni, dei cavolfiori...".
"Io ho visto i lamponi e ci sono." E punto lì, che Ari sa essere Mariposa dulce y definitiva.
Sorpresa!
I lamponi c'erano. Proprio lì dove Ari li aveva visti. Un ulteriore, approfondito sopralluogo lo ha confermato.
E oggi pomeriggio li abbiamo pure gustati.
Domani è prevista pioggia, neve, tregenda.Oggi era quindi l'ultimo giorno utile per:
- fare l'albero di Natale in giardino, con lucine tricolori così becchiamo due ricorrenze con una gradazione: rosso,bianco,verde, che fa tanto Natale e tanto Patria!
- ritirare la bicicletta dalla bocciofila e portarla in garage (mica nulla, ho avuto bisogno dell'aiuto di un amico maschio. Finché ce n'è qualcuno in circolazione e coopera...)
- mangiare gli ultimi lamponi,con l'ultimo sole del primo giorno di dicembre.
Che dire. E' stato bello. Il momento mi ha ricordato la storiella zen del tipo che sta per precipitare nel dirupo, si aggrappa a una radice sporgente, striminzita, quando vede una fragolina di bosco. E' rossa, è profumata.  Lui l'afferra, la sugge e mentre scivola dal ramo pensa: "Dio, com'è dolce!".

30 novembre 2011

E via, che ci vuole...

"...in ogni caso, la "medicina" per combattere il SAD non è complicata e comunque parte da un mix d'interventi: innanzitutto è necessaria  una esposizione alla luce il più possibile sia essa artificiale o naturale, poi serve esercizio fisico regolare, quindi una terapia psicologica, una dieta bilanciata con proteine magre e carboidrati integrali, e infine una serie di relazioni  sociali consolidate e affidabili..."


Bazzecole,quisquilie,pinzillacchere!


....dall'Eco di Bergamo (eh, ancora lui,ancora qui,tra noi...)









Mi manca tutto e mi stanno divorando con tasse e balzelli.

Mi ripeto come un mantra che è fine novembre, il mese più distonico dell'anno che inizia con giorni di tiepida stagione e finisce con il buio pesto, le luci si spengono, i sorrisi muoiono -e mica solo i sorrisi, poi c'è Natale e il delirio cresce e la gente è nervosa. Anche se negli ultimi anni, e per fortuna, nessuno fa più finta e recita di esser felice. Qualcuno parte. Che bello. Che fatica...!
Me lo ripeto, che è solo l'effetto S.A.D. novembrina (la depressione invernale che nel mio caso combutta con la PMS quella premestruale) , ma da tre mesi non faccio altro che cercare di risolvere intoppi burocratici, dissanguarmi di tasse e balzelli e questionare con il Neanderthaliano che si dimentica di fare i bonifici sul conto dove sono registrate le utenze. Vorrei districarmi da tutto ciò e iniziare a pensare alla casa e, soprattutto, al lavoro. Però per quello devo partire serena, propulsiva, pronta. Adesso mi sento ilare e leggera come un tacchino vicino a Natale.
Il mio corpaccione poi, ispira solo professioni piegate, umili. Che so, la spigolatrice.

29 novembre 2011

Lettera per la Germania.

Ad Ari manca la Anastasia. La sua amica del cuore. "Scriviamole una letterina?" Le propongo. "In italiano,poi la facciamo tradurre a papà." Detto, fatto. Io riscrivo la letterina dettata da Ari, poi tradotte da papi. Ari pensa all'intestazione e alla firma. Ecco la busta, l'indirizzo e il mittente, e controllo pure dove si posizionano i vari blocchi di testo, che prima si scrivevano a sinistra, quando ero bambina e ho cominciato a scrivere letterine alle amiche rimaste al paesello,  poi a destra, e adesso.... e adesso ancora a destra, ma non ne ero sicura.
Gran leccatona sui bordi della busta. Chiusa!
Dal tabaccaio per il francobollo.
"Uno per la Germania."
"Ah non lo so, io ho solo il francobollo standard."
"E quale ci vuole per la Germania?"
 "Non so, uno speciale. A noi ci danno solo i standard. Vada in posta."
Non vado in posta, ma cambio tabaccaio. "Guardi su Internet, io ho solo quelli standard da 0.60."
Vado a casa e guardo su Internet. Allora, zona uno, zona due, zona tre...la Germania in quale zona rientrerà. Boh, l'euro c'è -ancora- la UE pure...sarà zona uno: 0.75€
Terzo tabaccaio, terzo niet. O meglio: "Ne prenda due..."
Lì per lì ho pensato, brutto scialacquatore dei soldi altrui. Invece era un buon consiglio.
Che, appunto, sono andata in Posta. E c'era coda, una coda lemme e rassegnata, silenziosa.Tutti conoscono tutti e l'allegria per la cosa ha da tempo lasciato il posto a una noia sconfinata.  Dopo 10 minuti di coda ordinata e silente mi attraversa un pensiero. Siamo nell'era 2.0 e io sono qui come negli anni '50 a far la coda per inviare una lettera? Non è possibile. Neanche in Italia. Chiedo gentilmente ai signori davanti a me se posso precederli che non ho altre incombenze se non l'invio della lettera. "La lasci qui, ci pensiamo noi", dice l'impiegata senza alzare la testa, tanto ha il radar (ed ecco svelata l'arcana procedura!).
"Grazie, ma senta mi dia comunque un altro francobollo per la Germania, così lo tengo di scorta ed evito la coda la prossima volta..."
"Francobollo? Ma non li abbiamo noi...mettiamo un timbro, e via!"
...
No, non sono uscita da lì senza francobollo, insisti insisti, blocca tutti, ne hanno scovato uno da 0.80€
Ero pure bella tronfia, avevo spuntato il francobollo e bypassato la coda! Il senso di trionfo è durato circa10 secondi. Poi, mi sono afflosciata come un paracadute dopo l'atterraggio.

28 novembre 2011

Esotismo del Nord.

E questa è una cosa tutta nostra. Quella sorta di rispetto, sudditanza, o meglio "sospensione di giudizio" nei confronti della marca tedesca. Che il potere della marca non è cosa inventata dal marketing, intesse l'esperienza quotidiana. Così ancora gironzolo con la macchina, acciaccatissima, fantozziana, di una marca da paria (qui nella provincetta nordica poi...) però batte targa tedesca.
Bon, tanto basta che tutti in paese si siano passati l'informazione su chi sono e cosa faccio (ne sono sicura), tanto basta che mi lasciano passare dovunque, che posso parcheggiare in Città Vecchia senza rispettare gli orari di chiusura...e scommetto potrei osare anche di più, ma appunto non oso.
"Belli questi pastelli, dove li hai presi?": "In Germania, non so dove si possono trovare qui..", "Ah, beh..."

Ah beh, cosa! Siamo in un mondo globalizzato, metà dei marchi nati a sono oramai proprietà di chissà chi e chissà dove, il 50% delle merci è made in China e tutto, dico tutto o quasi si trova su Internet.
Ma non importa, il made in Germany è antidoto potente alla ragione...
L'ha capito pure la pistangina, che oggi  con aria saccente, mi fa: "Hai visto il disegno di Babbo Natale?"
"Bello!"
"La slitta l'ho fatta io anche a tutti i miei compagni che glielo detto, in Germania le slitte noi le sappiamo disegnare tutti benissimo!"
;-)

Che paracula!

26 novembre 2011

All'ingresso del tunnel.

Domani è la prima domenica d'Avvento.
Le giornate sono drammaticamente corte anche se, ancora, incredibilmente miti. Ma si entra nel tunnel, nello sfiatatoio dell'anno. Nuova "picture" il 6 gennaio...

25 novembre 2011

Sono andata a Torino, uno.

Questa primavera ho dato una mano a un'amica di Ddorf. Si dovevano selezionare gli articoli meritevoli di pubblicazione tra quelli, scritti a suo tempo, dalla mamma giornalista.  Le serviva un occhio "altro", emotivamente non coinvolto, poco avvezzo alla vita della città che faceva da sfondo agli articoli.
(E' stato bello, passare le ore inseme, a spulciare documenti e fogli fitti fitti battuti  a macchina, rivivere storie di persone, le loro passioni, le loro occupazioni. Un'antologia di Spoon River nostrana. Con la differenza, fortunata, che in questo caso molti dei protagonisti erano ancora vivi.)

E, ieri sera c'era, finalmente, la presentazione del libro. A Torino.

Volevo essere presente.

Smarcarmi dal trantràn per risicare un'uscita infrasettimanale è stata una fatica soverchia.
Questo post è sostanzialmente l'elenco delle cose che si sono dovute risolvere per poter andare una sera a Torino e rientrare la mattina dopo (...e una dimostrazione concreta del perché le mamme sono spesso o troppo stressate o tropo rinunciatarie, rinunciando ad ogni loro passione precedente l'esperienza di un figlio)

a- cercare una sistemazione per la notte a Torino (da un'amica...). Azioni correlate: chiedere la disponibilità all'amica ospitante via mail, accennare all'amica curatrice se eventualmente si poteva allargare l'invito all'amica ospitante.
b-cercare i biglietti del treno. Azioni correlate: consultare orari e costi -e rendersi conto che per 23minuti di meno a tratta si può spendere più del triplo, grazie ai Freccia Rossa- Prenotare con anticipo, problemi con il portale (non accetta la carta di credito tedesca?) recarsi in stazione la sera prima, dopo l'ora di yoga e dopo aver accompagnato la baby sitter di Ari a casa...
c- trovare ospitalità per Ari (dallo zio del condominio). Che è meglio che resti a casa o limitrofi che con la scuola e il turn over di libri e quaderni...Azioni correlate: preparare la valigina con pigiama, libro per la notte, ciabattine, spazzolino elettrico, completare con la tuta di ricambio che venerdì ha "motoria", aggiungere i quaderni, preparare in anticipo il buono della mensa, datarlo e firmarlo.
d- organizzare gli spostamenti di Ari da giovedì all'uscita da scuola fino a venerdì, all'uscita da scuola. Cercare qualcuno che s'incarichi di prenderla il giovedì e portarla alla festa dell'amichetta Greta. La sera poi, lo zio la va a riprendere. In soldoni: accordarsi con una mamma di un'altra bimba invitata, avvisare Ari e la maestra. Preparare anticipatamente il regalo per Greta,  impacchettato e con dedica e allegarlo alla cartella del giovedì mattina. Scrivere il numero di telefono dello zio sul diario di Ari, che qualunque cosa accada i genitori di Greta sanno a chi rivolgersi...dare allo zio l'indirizzo della casa da cui prelevare Ari dopo la festa e il cellulare dei padroni di casa Ricordare allo zio gli orari di prelievo e di inizio scuola il venerdì mattina.
e-preparare la cena per bimba e zio, sugo al pomodoro e zucca e coste al burro e parmigiano, mettere tutto in frigo nei Tupperware e indicarne l'esatta ubicazione ai fruitori.
f- cercare gli ingredienti per i lavoretti di Natale. Entro venerdì occorre dotare Ari di 2 confezioni di spilli con capocchia plastificata e 2 confezioni di caramelle gocce di pino...e ce lo comunicano mercoledì pomeriggio. Mumble, mumble...calcolando che giovedì pomeriggio scompaio e riemergo venerdì, sempre nel pomeriggio, mando qualche sms di richiesta orientamento alle mamme sui pusher di 'sta roba, mi giungono altrettanti sms di richiesta orientamento dalle mamme.
Le gocce di pino, date per ubique in qualsivoglia negozio di alimentari, sono in estinzione, sostituite da sontuosi cristalli smeraldini...vistosi, gustosi ma ai fini dell'artefatto, mi spiegano, inutili. Invece servono proprio le gocce, più piccole, dalla forma oblunga e morbide...dopo tre negozi, al quarto scopro una confezione. Una, non due. Per gli spilli, prenoto la fornitura alla merceria del paese. E mi accordo con la merciaia di chiedere ai vari genitori che hanno fatto lo stesso, ma che non conosco direttamente, se i loro bimbi sono nella stessa classe di Ari. In caso positivo lei gliela consegna, la fornitura, con preghiera di riconsegna alle maestre di Ari, la mattina del venerdì.
 E questa è andata...Adesso occorre scrivere l'avviso sul diario di Ari, rivolto alle maestre: gentili maestre la cosa è così e così, io sono via e non posso provvedere diversamente. 
Confesso che l'inghippo del lavoretto di Natale, e tutto quello che ne è conseguito, mi ha fatto quasi desistere dal progetto di fuga...
g- chiudere casa: stendere i panni, passare l'aspirapolvere, "lanciare" il lavastoviglie, raccogliere le immondizie, pulire le lettiere dei gatti, preparare la loro pappa, portarli nella sala di là, bagnare le orchidee...
h- preparare la borsa, con la guida di Torino, i biglietti stampati del treno e dell'invito, verificare i vari indirizzi su Google maps, ricercare gli orari di apertura musei e mostre alla ricerca di qualcosa aperto e compatibile con la mia schedule, verificare il look alla luce degli impegni mondani, della praticità, delle necessità del soggiorno, comunicare alla padrona di casa l'orario di arrivo previsto, prevedere nel bagaglio i dolcetti di marzapane tedeschi, omaggio alla gentile ospite... rifare la manicure, aggiustare la depilazione, scegliere i gioielli -gioielli...'na collanina e un ring da pura presenza-, un salto dalla parrucchiera per la messa in piega (e la stampa delle mappe di Google saltano, quando ubi maior...)
Che elenco noioso.

Adesso, è tutto il giorno che penso. Se fossi stata da sola? Senza prole intendo. Se fossi stata sola i punti da risolvere si sarebbero limitati drasticamente in numero e in complessità di intervento.
Si sarebbero ridotti infatti da 8 a 4: a, b, g e h.
Il punto f, chiudere casa, si sarebbe rivelata procedura parecchio più snella, pur rispettando sempre i parametri di ordine domestico minimo standard. Lassi, assicuro. Mica sarebbe occorso sistemare il caos della bimba e, soprattutto, lasciare la casa in ordine, meglio, attivabile nei suoi processi normali al rientro...

Altra notevolissima differenza, rispetto al se fossi stata sola, appunto, il rientro:
Oggi, appena messo piede fuori dalla Stazione ho provveduto alla spesa per la sera,  mi sono fiondata a casa, cambiata in tutta fretta, scesa a scuola a prendere Ari, provveduto al bagno di entrambe, recuperato vestiti e masserizie sparse dallo zio, presieduto ai compiti di Ari da svolgere a casa,controllato le comunicazioni dalla scuola,  preparato la merenda prima,e la cena dopo, cambiato le lettiere ai gatti, fornito la pappa; dopo la cena, lavaggio dentini, pipì, pettinare i capelli ingarbugliati da ieri, rigovernato casa...
Ecc, ecc, ecc.

E io non ho una occupazione fissa e ho solo una bimba! E se ne avessi avuto due di bimbi e lavorassi? Ecco, anche nel caso, improbabile, in cui fossi, ostinatamente, comunque andata a Torino....non ci sarebbe certo stato il tempo di scriverlo questo post!

23 novembre 2011

Una parola bella...

Ieri sera, a cena.
Ari: "Io ho una parola bella con la letterina "F"...ma bella,bella..."
Io: "Fata...Foca...Flauto..."
Ari: "No, no, no. FAMIGLIA!"
Io: "Bella! E io ne ho una con la letterina "L"
Ari: "Lumaca?"
Io: "No, LUCE"
Ari:"Mah! famiglia è più bella di luce"
Io: "Eh, ma la luce illumina, tutto, scalda"...
Ari: "Sì ma non dà l'affetto e il calore del volere bene della famiglia...capisci?"
...
Sì, capisco.

15 novembre 2011

Siamo andate a Ddorf.

Siamo arrivate a Weeze, c'era il vento, come al solito, che ci ha fatto impennare i baveri delle giacche e chinare la testa. Sullo Shuttle per la stazione, le musichette di carnevale ricordano che è -era- l'11/11.
Ai lati, la campagna cobalto; profili sicuri delimitano i volumi dei campi, della strada, dei nuclei dei villaggi.
Alla stazione c'era Anna ad aspettarci. Un sorriso con una donna intorno. La biblioteca, il parcheggio lì davanti, la strada dal parcheggio lì davanti alla nostra zona... Tutte cose note.
In casa di Anto, l'odore della casa di Anto. Una combutta tra gli effluvi di cucina e gli aromi dei detersivi per lavarla. Quattro chiacchiere, cinque sbadigli. Ciangottio di stoviglie nel lavello, poi il silenzio delle camere. E' tardi e la settimana è stata lunga.
Fuori dalle finestre, il buio come pece solida.
Il resto, nei restanti giorni:
Martinszug all'Ostpark, lanterne, trombe e tamburi, lieder, il cavallo di San Martino, il fuoco, i dolci per i bimbi, le candele fumigolanti nei portici delle case.
Il brunch IOL a Les Halles, sontuoso e decadente in cornice pop-gotica.
http://www.les-halles.de/
Gli acquisti pre-natalizi da Strauss, quest'anno la palette prevede il brunito argento, bronzo e un tocco di malva.
http://www.strauss-innovation.de/
Dal dentista per il controllo di Ari, lui occhi dolci da iraniano, impettito come educazione tedesca impone.
All'asilo Steineriano per una Besuch, le maestre coi pigli e cipigli da bersaglieri, intente all'opre femminili, in ossimoro evidente. Bimbi plurimi, vestiti in costosi pannolenci, in disordine sparso tra costose architetture lignee auto-assemblate.
Passeggiata lungo il Dussel, su e giù. Ne conosciamo ogni buca, ogni albero...figurati se non ci accorgevamo dell'assenza delle oche, alla fine del sentiero: un silenzio "assordante".
Domenica alla trattoria da Rika, il jap dell'angolo, cena di mamme italiane. Scopriamo che parlano qualche parola di italiano, pure, i simpatici gestori. Le mamme invece parlano, parlano, parlano...

Siamo andate a Ddorf ed era come non essere mai venute via...
    

10 novembre 2011

Le cose che oramai non noto più.

Da qualche parte, deve esserci ancora. O forse l'ho proprio reso post e pubblicato: l'elenco delle cose che mi facevano pensare: "Dio, ma cosa ci faccio qui!". Per qui, in questo caso, intendo L'Italia (un elenco diverso nella sostanza, ma mosso dagli stessi moventi emotivi, giace scritto e dimenticato per quanto riguarda/va la Germania. Prima, questo succedeva prima del rientro.)
Ora però "qui" è il qui di ora e quell'elenco, e io che lo scrivo e lo stato d'animo che mi muoveva a scriverlo, ecco, sono lontani anni luce. Invece era solo 3 mesi fa.
Delle cose che non rilevo più come insopportabili:
L'andirivieni caotico e distratto delle persone al supermercato. Su e giù, avanti indietro e stop imprevedibili, con scontri di carrelli e di corpi, nessuno sguardo e scariche di irritazione subitanea. Ora non le vedo più. O probabilmente sono arrivata ad essere io, una di quelle persone.
Le macchine che accostano dovunque e pure si irritano, i conducenti, se mostri insofferenza.
Le macchine che sfrecciano a 60 orari, minimo, in zone residenziali.
I marciapiedi fantasma, che sono grandi, ampi e pavimentati poi si stringono e spariscono inghiottiti dalle corsie stradali. E i pedoni ciccia! A strisciar accanto ai muri delle case come gechi.
Le mamme che urlano ordini perentori, ma poi tralasciano di dare un seguito concreto... e persistono a sbuffare e inveire per ore.
La gente che parla, parla dei fattacci propri a voce sostenuta nelle sale d'aspetto, nei pullmann, negli uffici e nei punti vendita....e servono il cliente così, meccanicamente e pure, mentre stanno discutendo al telefono svelando al mondo le loro sanguinose faide familiari, nei momenti topici interrompono l'erogazione del servizio - la pratica del resto si inceppa, il palmo offerente parte del reso si blocca a mezz'aria, in attesa che l'altra mano completi il gruzzolo del totale dovuto...

E quelle cose, alcune almeno, che invece (ancora?) non mi vanno proprio giù:
Gli asfalti sconnessi delle strade, con il cotè di guard rail di lamiera distorta, le cartacce e lo sporco, i giardini le aree verdi semi abbandonati, l'assenza dei grandi alberi;
la città brutta, malgestita, la segnaletica improvvisata e poco leggibile, fagocitata da cartelli pubblicitari assordanti e sciatti, dalla grafica impraticabile;
l'impossibilità di un dialogo "oggettivo" senza schieramento di parte, la reattività immediata ad ogni accenno di non adesione, che sia un parente o l'edicolante all'angolo...

Se fossi giovane scriverei: "chissà se mai mi abituerò". Adesso, invece: "chissà quando mi abituerò!"

31 ottobre 2011

Oh. Non ce ne è una...

Non passa giorno, o quasi, che qualcuno degli amici di Ddorf non mandi i suoi saluti. Via mail. Via sms...Persino i  ristoratori giapponesi della "trattoria", da parte di un amico, persino le mamme del (mitico) Mamme d'Italia Club, prese come sono tra pannolini e crisi di coppia, due cose che viaggiano parallele come i binari del treno...
Ma loro niente. Loro: le donne tedesche, le amiche tedesche che ho conosciuto in Germania. Sparite. Via. Eh sì, lontane dal Termin Kalender, lontane dal cuore.

Cosa ti manca di più?

Cosa ti manca, di più di quello che mangiavi a Dusseldorf?
Uhmm...lasciami pensare. Certo! I karagià (karaage).
Ehhh...la nostra mitica trattoria jap!
Sigh,slurp...

29 ottobre 2011

Sito!

Eh già. Anche questo era prevedibile. L'ingresso di alcune key words dialettali.
Oggi Ari ci dice, ci, cioè a me e al Neanderthal: ". La prossima volta che non facete silenzio quando sono col papà sulla webcam io urlo: "sito!"
Come "sito!" Redarguisce il cavernicolo....si dice "silenzio" in italiano...
"Lo so ma non posso parlare troppo italiano che poi si scolora il tedesco!"
Ipsa dixit...

27 ottobre 2011

21 ottobre 2011

Mamma asina, secondo raglio.

"Guarda Mamma, ho fatto gli insiemi." 
"Belli...ma perché in questo degli ombrelli ce ne sono alcuni con la crocetta?"
"Quelli sono da togliere, che non c'entrano..."
"Ah, certo! Non c'entrano perché hanno le sfumature di colore più chiare..".
"Mamma?!"
"Ehm, si?"
"...non c'entrano perché quelli sono chiusi, nell'insieme sono tutti aperti...

Arghhh!

Dendrocronologia applicata.

Sabato si era in montagna. Coi nipoti contavamo gli anelli dei tronchi tagliati, per risalire all'età degli alberi.
Oggi stavo preparando il soffritto. E Arianna: "mi passi un pezzo di cipolla, per piacere?". Io: "Ma non ti è pesante, così cruda? (ha mantenuto qualche abitudine tedesca). "No, è solo per guardare". Passo il pezzo."Guarda mamma, questa cipolla ha 4 anni! Conta gli anelli!"

Si vede che è rimasta tedesca dentro...

Il commento della baby sitter tedesca di Ari al termine del loro primo incontro... Ha 22 anni, viene da Mannheim. Alta, bionda, composta. Studia letteratura tedesca a Bergamo. Che a me sembra strano,come studiare italiano a Berlino...non so. Veniamo alla cosa. Cosa vuole dire che Ari è "tedesca dentro"? Ho chiesto.
Pare sia qualcosa a che vedere con:
- capacità di identificare quello che vuole e quello che non vuole.
- capacità descrittiva
- indipendenza
Allora, io penso che la ragazza avesse un pregiudizio, giustificabile, sugli effervescenti bambini italici.
Due, penso che Ari coi tedeschi fa la tedesca. Lo ha imparato. Ma da qui a dire che la pensa come loro, non so,non azzardo...E comunque un figlio bilingue, biculturale ti mette subito di fronte al fatto che ha una vita sua, con modalità di relazione che non conosci e dalle quali sei escluso. Ti insegna, ancora una volta, che il "tu non è mai tuo".


Ps: questa è la pianta ab antiquo di Mannheim. Una delle poche città tedesche ad aver adottato la disposizione ortogonale -strano vero? Considerato quanto sono squadrati i tedeschi...- Ancora oggi solo i due assi principali hanno un nome. Per il resto...si fa come nella battaglia navale, numeri e lettere!
Così si può abitare a Mannheim C4, che suona un'ubicazione da quartiere moderno invece sei in pieno centro storico..,

18 ottobre 2011

Energia positiva...

Ieri prima riunione a scuola.
Queste le cose salienti:
Dall'aula di Arianna si gode un bel panorama sui colli, il campanile, una bella fetta di cielo azzurro accarezzato da fronde colorate di primo autunno.
I banchi sono nuovi e solidi
C'erano soprattutto mamme - erano le 4 del pomeriggio - ma anche 3 papà
I genitori erano silenziosi. Poi le maestre hanno dichiarato la loro soddisfazione sulla classe allora il casino era totale.
Una maestra, a un certo punto, espressione ispirata, ha commentato:" Il buon accordo genera una serie di energie positive..."
Naaa!

 

14 ottobre 2011

Uff...

Sarà che oggi è una giornata un pò freddina. La prima d'autunno. Dopo questa luuuunga estate calda. Oggi è uno di quei giorni insieme frenetici e noiosi. Uno di quei giorni che hai voglia di tutto, ma non sai bene cosa. Che controlli le mail in continuazione. La home page delle testate. Il cellulare. E non chiama nessuno. Nessuno che rappresenti una sorpresa. Sono giorni che vorresti cambiare il mondo, allora metti a soqquadro la casa, ma poi nemmeno raccogli il rusco con la paletta. Se ne sta giusto lì, accanto al battiscopa, mucchietto infimo di frustoli infimi.

13 ottobre 2011

Una cosa che non piace dell'Italia...

Che è da ieri che ci penso. In questi giorni conosco un pò di fauna tedesca in patria, per via del mantenimento della lingua ad Ari. Meglio, del tentativo di mantenimento. Come spesso succede gli expat sono ricchi di racconti. E' interessante il punto di vista di uno straniero, anche se ormai mimetizzato. Parlo con la mamma di un bimbo novenne. Viene da Hannover. Dico quello che penso, conoscendo gli italiani e, un pochino, i tedeschi mi chiedo come facciano a sopravvivere in Italia senza dare in escandescenze ad ogni piè sospinto...Beh, la risposta mi lascia di sale (via con le metafore da salumificio all'angolo): quello che proprio non può sopportare dell'Italia - il traffico paralizzante? Il governo? Le tasse inique? L'inquinamento alle stelle?Il paesaggio svilito? La speculazione? La sanità? La burocrazia farragginosa e insensata? Il rumore? Il mancato rispetto delle leggi? Il parcheggio selvaggio? L'evasione fiscale? Il costo della vita?  L'assenza di supporto alle famiglie? La difficoltà a crescere dei bambini? a trovare un posto di lavoro part time? Le strade piene di buche? Il ritardo perenne? Il maschilismo imperante?...insomma la scelta, ammettiamolo, era ampia..."Quando si fanno le tavolate le donne tendono a stare tra loro e gli uomini anche. e non, invece, marito e moglie".
Ecco, la cosa che...
Imperdonabile, ammettiamolo.

(Nel merito: sarà pure l'età, ma io trovo invece così rilassante la chiacchiera da tinello tra "noantre" mentre,di là, quelli si confrontano sul calcio, la borsa, le nuove tecnologie,e tutte le loro gustose pinzillacchere... )

9 ottobre 2011

Le bambine italiane sono poco coraggiose.



Eccoci, ci siamo. Dopo un paio di settimane di scuola intensa, a tempo pieno, cominciano le magagne. Ari non conosceva nessuno, e per conquistarsi amici si è lanciata come un caterpillar: chiede a qualunque bipede sotto il metro e 50 di diventare sua amica del cuore, così, sic et simpliciter...
Un approccio interventista che, forse, le ha guadagnato più diffidenza che simpatia...
Ciò detto, ho anch'io ho percepito di un paio di macrodifferenze tra un ipotetico gruppo X di bimbi tedeschi e quello Y di età corrispondente, però italiano.
Prima: meno attitudine al gioco "fisico", arrampicarsi sugli alberi, saltare...le bimbe sono frenate ("meno coraggiose") e i maschietti se partecipano lo interpretano in modo aggressivo.
Due: la costanza di gioco. "Qui" è inferiore a "là". Le bimbe saltano da un gioco all'altro senza motivazioni e non ci mettono il minimo approfondimento, sembrano mosche in casa, prima sul parquet poi sul lampadario...
Avevo notato la cosa alla festa di compleanno all'oratorio, poi, un paio di giorni fa Ari è sbottata con un gruppetto di coetanee presenti: "Antipatiche, passo tutto il tempo a rincorrervi per non fare nulla di divertente e tutto quello che dico io di fare dopo due secondi andate via..."
Azzardo alcune motivazioni:
- i bimbi italiani non sono abituati a stare a lungo tra loro, senza la costante presenza, l'intervento correttore e sostitutivo di un adulto -nonni, genitori, signorine del nido o della scuola materna...- Quindi non sono ancora avvezzi a costruire il gioco insieme, e a "tenerlo".
-i bimbi italiani, molti bimbi italiani- dormono meno di quanto avrebbero bisogno. Diversi si accostano al letto alla stessa ora dei genitori, tra le 11 e mezzanotte, e alle 7 sono già in piedi. A 5, 6,7 anni è poco. L'effetto di questa deprivazione del sonno sono irrequietezza, incostanza, incapacità di concentrarsi...
- mia figlia è antipatica ai più che se la battono (ed effettivamente Ari la "sente" come la spiegazione più calzante..)
:-)

Ps: le bimbe italiane non sono coraggiose,  ma non "mobbizzano" malevolmente le loro compagne come sanno fare tanto bene alcune bambine tedesche...

8 ottobre 2011

Mamma asina

Mamma,oggi con la pasta pane abbiamo impastato la lettera I e la lettera O.
Davvero? Bravi!!
E mamma, sai cosa fanno insieme la "I"e la "O"?
Cosa fanno? Bho, lasciami pensare...Ah, certo: Ioooo-Ioooo, il verso degli asinelli!
Ma mamma!...
Eh?!
..."I" e "O",insieme, fanno IO...IO come me Arianna. Capisci?
...(argh!)

30 settembre 2011

Il primo Einladung italiano

"Vuoi venire alla mia festa? Lunedì 3 ottobre ore 16.30. All'oratorio."
Poi un flash: "Compio 6 anni!!", un numero di cellulare e la firma.

Tutto qui. E mi sembra ci sia tutto quello che serve. Poi dicono che gli italiani non sono concisi...

Ps: da qualche parte devo avere ancora il primo Einladung di Arianna tedesco...Magari si fa il side by side per capire il mio sollievo.

29 settembre 2011

Made in Germany.


Anche oggi è successo. L’ennesimo acquisto inconsapevole "made in Germany". Questo si chiama Zenker Backformen,è una teglia universale ausziehbar, cioè con una parte estraibile. Chissà se è a tenuta d’olio o filtrerà attraverso la giunta al pavimento. Intanto l’ho presa. 16€. Era successo così anche appena sbarcati a Ddorf. A reverse. Compravamo cose pensando fossero made in Germany per poi scoprire che le facevano a casa nostra. Alcune le ho ancora.
Il portaspazzolino in legno della Sevy, di gusto tanto nordico, si è rivelato un marchio della Trudy… e la mucchetta rossa gonfiabile a pois? La Germania ne è costellata. Si chiama Rudy, Ruby un nome del genere. Beh, dopo lodi sperticate all’inventiva germanica applicata al mondo dell’infanzia scopro, casualmente, il “made in Friuli”. In Osoppo, segnatamente. Da allora per noi è “il mulo di Osoppo”. Che vuole dire anche "giovane" di Osoppo, e ci sta pure il riferimento al mulo quadrupede che a Osoppo mi sa che più di qualche alpino ci ha lasciato…le penne!
E i reggiseni Pasionaria o Occhi verdi?
Lasciando perdere il divano del mobilificio “Stella” di Padova, comprato a Who’s perfect, come pure un paio di ‘azzabuboli di Alessi…

Altre cose, invece, come il lampadario Campari, sono state acquistate multiculti consapevolmente. Fatta in Germania, da un'idea di Andrea Citterio, nella fucina del geniale svizzero, Ingo Maurer.  
(Na 'boiata galattica, secondo il Neanderthaliano...)



22 settembre 2011

La vita è troppo breve, per non essere italiani.

Italy. Love it or leave it. La segnalazione di questo documentario, fresco di premiazione al festival di Milano viene da una italiana a Roma che voleva trasferirsi a Berlino. Ecco il trailer:
http://www.youtube.com/watch?v=NnyFhSi5tPc&feature=player_embedded

Io l'ho pure visto in versione integrale, ieri, su RAI3, ad un'ora impossibile, infatti sto ancora sbadigliando. La sintesi del corto è: andare o restare? E restare perché? Una coppia gay, carini entrambi, si sta spaccando su questo dilemma, avendo la possibilità di trasferirsi.a Berlino- ovvio, mica a Oberhausen -e rendendosi conto che la situazione è critica.

Un viaggio in 500 per la penisola, incontrando fatti e persone, li illuminerà nella decisione. Che non sto qui a spifferarla, un pò di suspance impepa la vita di tutte noi, stracotte di quotidianità.

Lunga premessa per introdurre alcuni momenti illuminanti. Il più "italiano" dei due ha due radicate reticenze, apparentemente, come dire....evanescenti rispetto a quello che fa una vita degna di essere vissuta.  L'estate e il buon caffè...le stesse cose che mi mancavano dannatamente a dusseldorf come scrissi qualche settimana fa...
Fondamenta dell'italianità, insieme al calcio,agli spaghetti, il ben vestire...il vivere intensamente il fugace momento dell'esistenza nella sua interezza, quando tutti i fattori si mettono sula stessa linea: tu, gli altri, quello che fai,dove sei, e il tempo atmosferico tutto intorno.
Non è chiaro? Eppure è così che ho interpretato la frase del titolo, citata nel film, a mò di arcano...
 

20 settembre 2011

Zimmer frei.

Sabato gironzolo con Ari in Val Brembana, vogliamo raggiungere un agriturismo, tanto per vedere qualche animale aiense, a lei piace moltissimo...e non se ne sta in casa a guardare cartoni animati inadeguati con la cugina grande. Ci perdiamo. Stop al primo bar, mostro il depliant del posto, l'oste mi suggerisce un'altra strada. Cominciamo a salire, tornanti morbidi si dipanano in un bel paesaggio montano, pascoli e macchie di bosco, punte di campanili. Secondo bar, nei pressi di un santuario, pure ben posizionato, giusto su una terrazza panoramica. Qui mi consigliano di cambiare meta. Per un altro agriturismo. Che l'agriturismo di cui al depliant non è bello come l'altro, lì vicino. Tanto dicono, tanto si sperticano che mi convincono. E sia. Ancora tre chilometri in salita, "si, ma non incontra nessuno", vero!, e compare un cartello di legno "Zimmer frei". Poco dopo un ingresso tipo ranch, con l'insegna "Terre alte".

Tutto tace, alle Terre alte. Lascio Ari nei pressi della stalla dei cavalli e mi aggiro per la proprietà. Spunta una testa bionda da una casa in perfetto stile tirolese. "Siamo chiusi"...poi quasi scusandosi: "Sono in ferie...". La conforto con qualche facezia e ottengo il permesso di gironzolare e visitare gli animali. "Va bene, attenzione a Pablo, che sta entrando in calore..." Ah! Pablo chi?" "Il cervo!" - e chi se no-" ...meglio non appoggiarsi alla rete". Pablo ha un'espressione torva e gli occhi iniettati di sangue che alla rete non ti appoggi nemmeno per sbaglio e mi chiedo, ma i cervi liberi e belli del Wildpark a Dusseldorf che gli facevano a settembre? Bromuro nei fiocchi d'avena?

Mentre Ari si sazia di oche, girini e asini io torno alla base e mi siedo a un tavolo, c'è una bella vista da qui. L'odore di fumo mi fa volgere lo sguardo, è la bionda, piccola, magra e tonica, un viso scavato, mani forti...Potrebbe starci, in un quadro di Hopper. Deve aver la mia età, forse anche un paio d'anni di meno...
"...parto stasera, per la Grecia..." prosegue un discorso già avviato "...sono tre anni e mezzo che non vado in ferie." "Beh, è un bel mese per la Grecia. E mi sembra bello grande qui, ci vuole un pò di riposo." silenzio. "...Quanti siete a mandare avanti la baracca?" "Due." "Due famiglie mi sembrano pochine." "Due,due...io e mia figlia. Ha 21 anni." "Ah!"
Guardo la casa, con il ristorante e il b&b annesso, il recinto dei daini, dei cervi, la stalla coi cavalli, gli asini, le capre, il pollaio, il laghetto, persino un tepee indiano sul colle...
Continua: "Lei porta fuori le bestie, abbiamo 7 mucche scozzesi" -pure!- "...io penso alla ristorazione. O il contrario, così chi si alza alle 4 del mattino non deve fare tardi la sera..." "Si lavora dal lunedì alla domenica sera...non è mai finita."
"Eh beh..."
Non so perché, ma quando incontro persone così mi sento sempre, come dire, "poco?"

16 settembre 2011

La foto è quella del mare del Nord.


Mare del Nord che non c'entra molto con il paesello collinare dove sono andata a infilarmi, ma avevo deciso di usare solo immagini di Dusseldorf e dintorni, per il Blog. E questa, risalente a 3 anni fa, non l'ho mai usata. La luce del Nord è davvero speciale. Detta così...sembra la prosa di Liala.
Però è...potente. Parola.

Il primo giorno di scuola. Parte seconda.

Dopo lo scambio di sguardi e le valutazioni antropologiche conseguenti, siamo tutti entrati a scuola. Entrati...esplosi! Urli, schiamazzi, non so chi urlasse di più, bimbi o genitori.
Per un attimo ho visualizzato la stessa situazione in una scuola elementare tedesca: stanti all'ingresso, nel massimo silenzio possibile, tutti egualmente consapevoli, bimbi, genitori e professori, di poter arrecare disturbo alle altre classi.
(Noi invece) Deposti i poderosi zaini in classe, ci siamo diretti alla palestra (diretti...capitombolati!)
Grande girotondo dei bimbi, 33 per 2 sezioni. I genitori a ventaglio, intorno ai bimbi. Una maestra biondocrinuta tenta il plug in di un obsoleto registratore a cassette. Che, naturalmente, non funziona.
E quindi si fa come i bantù, gole spiegate e incavi delle mani a coppa, cantiamo e mimiamo tutti insieme "la canzoncina della felicità".
I genitori attaccano prima dei bimbi. E, ancora, per un attimo ho visualizzato la stessa situazione in una scuola elementare tedesca: nell'imbarazzo tangibile, le voci flebili degli insegnanti e, ancor più flebili e insicure, dopo qualche secondo di lotta interiore, dei genitori; qualche bimbo che ci casca e sussurra anche lui; la maggior parte, però, muta come pesci (e questa è una cosa che mi faceva imbizzarrire, nessuno che cantava a fronte di un florilegio di canzoncine per tutti i gusti e ricorrenze...)

La tensione si scioglie, potere del canto- e della cronica incapacità tecnologica del corpo docente italiano che ha impedito la riproduzione meccanica della canzoncina.

Quando chiedono i nomi ai bimbi, Ari dichiara il suo con voce forte e chiara. Bene, mi dico,è tranquilla e padrona della situazione, va tutto bene. Non poteva andare meglio, continuo a dirmi risalendo la scala di accesso alla palestra, per essere il primo giorno, e senza conoscere nessuno! Volgo lo sguardo e vedo Ari che accetta la manina di una bimba. Perfetto, penso, adesso è davvero...perfetto. Deglutisco e la saliva non va giù. Mi trema il mento, e gli occhi si annebbiano.Un secondo e goccioloni grossi come la pioggia di marzo cominciano a cadere, inarrestabili. Plic,plic. Sulla fibbia della borsa. E più cerco di trattenerli più s'ingrossano. Mi avvicino al Neanderthaliano che non ha ancora esaurito le sue cartucce,e scatta e videoopera che è un piacere, appoggio il viso rorido alla sua spalla in cerca di conforto: "...azz fai?! ...Ma... mi bagni tutta la maglia!"
"Sì scusa, ma è che la nostra Cuci è così... così grande...così grande!"

E ci incamminiamo verso casa che sembriamo reduci dal funerale delle vittime di Bologna, io con uno strofinaccio asciugapiatti a quadri bianchi e rossi a tamponar narici e palpebre - non so che ci faceva in borsa ma era l'unico succedaneo di un fazzoletto che ho trovato- appesa al Neanderthal rigido e imbarazzato dall'increscioso comportamento.
Il "monsone" durerà, con rovesci improvvisi, fino a tarda sera.

15 settembre 2011

Istigazione alla rivolta.

Ci sono piccoli dettagli, che ti riportano concretamente alla condizione in cui versa uno Stato. Sono questi dettagli che alimentano la rabbia, la rabbia sorda, profonda. Nella lista della Scuola di Ari, accanto alla panoplia "classica", materiale da disegno e per scrivere, libri..., compaiono anche: kleenex pacco da 10, risma di fogli A4 per le fotocopie, sapone liquido un flacone, Scottex. Eh già. I soldi del fondo scuola non ci sono più.
Eccola, l'evidenza.

14 settembre 2011

Il primo giorno di scuola. Parte prima.

Il primo giorno di scuola di Ari è andato così. Ci siamo vestiti tutti in silenzio che sembrava una cerimonia sacra. Neanderthal si è munito di tutti gli apparati di riproduzione immagine che possediamo e alla fine pesava 100 kili. Poi siamo scesi da casa a piedi per dare il buon esempio alla bimba, ci siamo impaludati in un passaggio wild, lì dove non passano le scale - gli è che come bonus per il permesso di sbancare la collina e costruir villette le imprese dotano di belle scalette lastricate il territorio...ma solo negli spazi prospicienti dette villette. Prima e dopo è terra di nessuno. Terra però e come tale sporchevole assai. Tutti sudati e inzaccherati siamo giunti davanti all'ingresso della scuola. 24 minuti prima dell'ora prevista (le 9). Il papà ha iniziato la sua sporca guerra, imbracciato l'artiglieria da foto e ha sparato almeno un centinaio di scatti alla mono espressiva Ari fissa immobile di fronte alla mono espressiva entrata di cemento grigio dell'edificio scolastico. Poi (ma poi, poi...) sono arrivati gli altri. Io guardo le mamme, Ari i bimbi, Neanderthal sua figlia. Che adesso ha lo sguardo acceso e le pupille dilatate dalla curiosità.
Così a freddo ho identificato 3 gruppi di mamme: le senguene, le hi pop, le piegate.
Le ultime due sono rintracciabili anche a Dusseldorf.
Le senguene no. Il termine è direttamente tratto dal dialetto di Orzinuovi, Rovato, nella enclave linguistica BG-BS. La soggetta è una tipa che non teme la categoria del pacchiano, volgare, appariscente. Abbronzatura giallo itterico anno '80, stivaloni over knees anche d'estate, abito strizzatissimo, capelli o oro platino o nero corvino, gioielli plurimi e ubiqui, comunque vistosi. Le senguene stanno al paese come le palline d'oro all'albero di Natale. Impossibile farne senza. Attenzione, l'aspetto da pantera da tinello non tragga in inganno Di solito sono mamme presenti e dolcissime. Gli è che ricche emotivamente sono povere culturalmente. E questo è un assioma.

Le piegate sono...piegate dalla vita. Scialbe, spesso sciatte, tutto in loro si curva alla legge della gravità: le spalle, le tette, la testa, gli angoli degli occhi e della bocca. Poco trucco, sempre sbagliato. Parrucchiere semel in anno, e quella volta sbaglia la tinta. Il resto del tempo,conseguentemente, è dedicato a far tornare la capigliatura al color naturale, quindi sai che glamour. Abbigliamento:  scarpa -sempre- comoda, piatta. Osano mise come Lacoste e calzoncino al ginocchio, coloniale. Tanto per rendere chiaro il soggetto. Se non eccedono con la lamentatio, ma di solito la fanno corta che hanno raggiunto da tempo immemore i lidi palustri della rassegnazione, sono validi supporti per orientarsi nel mondo scuola. Conoscono tutto, le insegnanti, vita morte e miracoli dei bidelli. Certo, bimbi a parte una conversazione con loro è in genere allegra come il processo di Norimberga.

Le hi pop sono le popolane evolute. Sono poco vistose, portano gli occhiali, frequentemente, ma l'occhio è vispo e attento, come quello di spigole appena pescate.  Corpi tonici o comunque gestiti. Hanno interessi, minimo le superiori le hanno frequentate, e, di solito, lavorano. Nella versione urban (come a Dusseldorf) si dividono in molte tribù più o meno eco oriented, più o meno shabby chic. Nel paesello ci si accontenta della rappresentanza. Allora, a parte quando attaccano con la psicologia da supermercato, o ti espongono ispirate qualche pratica di elevazione morale (dal cattolicesimo riscoperto al tantra yoga con tutto quanto in mezzo) sono il gruppo più vivace  e stimolante per le conversazioni "kissandfly" davanti scuola. Almen per me.
Chiusa la parentesi e la parte uno.

12 settembre 2011

Cera una volta il West. Point.

Vacanze da post trasloco. In Liguria. Pure di Ponente, il versante decadente. In un paese dal nome che insospettisce anche i meno scaramantici: Ospedaletti. Un’occhiata alla passeggiata: tanti vecchietti che parlano fitti fitti dei loro acciacchi, consultano con occhio rapace le Inci delle scatole medicinali, da un cortile ai balconi rimbalzano urla come: “L’hai digerito allora il Piruxan oggi?” “Sì, meglio di ieri ma ho ancora delle scariche!” (…Tutto in buon italiano che questa è una enclave di medio ricchi torinesi e milanesi). Un ambiente frizzante come un bicchiere di citrosodina. O Magnesia 2000, se siamo in vena di “movida” spasmica.
Ospedaletti deriva il nome da ‘Spitale, roba da cavalieri templari che quivi trovarono rifugio dopo un naufragio…In nomina sunt numina! Calamita per nugoli di vegliardi ammaccatelli, anche oggi a Ospedaletti tutto naufraga. I marciapiedi si stringono e spariscono, i cordoli sembrano messi giù da un muratore cieco, le scalette per il mare sono sbilenche e, la sera, pure male iluminate. Le migliaia di case e di condomini sono sparacchiati sulla collina in disordine sparso, l’unica ordinanza in materia paesistica da rispettare, evidentemente, il numero minimo di tendoni parasole per condominio:150
Si contendono la preziosa striscia litoranea di ciottoli neri e sodi, una decina di stabilimenti dai nomi incoraggianti come “Sirena, La scogliera, Mirage, la Playa, Regina, I versiliani… A parte nella creatività del naming i nostri si contendonio i favori dell’esigente clientela a colpi di design: serramenti in alluminio, passerelle in pvc, tappeti d’erba finta, piscine tinozze dall’acqua verdastra, barche trasfomate in aiuole (colpo di genio dei bagni Sirena, il rubinetto lavapiedi sbuca da un muro di ceramica nera, che quando appoggi la mano per sorreggerti ti ustioni).


Luogo simbolo di questo paese dai destini sopiti fin dalle origini, l’ultimo angolo di promontorio prima di Bordighera, chiamato West Point. Doveva diventare una ombrosa passeggiata a mare con parchi giochi e aeree pic-nic. Per anni solo un paio di tamerici smunte hanno concretizzato la promessa. Tre anni fa tutto un fermento per la ciclabile che ripercorre il vecchio tracciato ferroviaria. Risultato? Treno e bici si fermano, ancora, a Sanremo. L’anno scorso l’idea faraonica: a West Point nascerà il nuovo porto turistico. Sbancamenti, le tamerici polverizzate, una lunga cicatrice di cemento bianco nel mare…E poi…Poi boh!
Ora tutto tace, cantiere chiuso, solo cancelli e catene e chiavistelli e cartelli minatori di vietato l’ingresso. Nel mare, intorno alla cicatrice, le scie biancastre delle polveri di cememto si allungano nell’acqua salsa.


Oggi West point è un’esperienza di balneazione pop trash. Lasci la macchina in pericoloso –per la tua macchina e per le auto in transito- parcheggio sull’Aurelia, attaversi la carreggiata schivando rombanti camion sperando che non ti scivoli una pinna o si rompa una infradito: accidenti, questi, quasi certamente fatali. Ti infili in una scaletta a metrica 1-0-1 cioè un gradino sì e l’altro no. Il sentiero da dissesto orografico prosegue fino alla massicciata della ferrovia, dove ti aspetta un buco urfido trasudante urina, lo passi e spunti in un canneto impoverato, reso mosso da colorati inclusi industriali come fustini, sacchi di cemento rappresi, e consolanti rimasugli di picnic domenicali…su tutto, umide farfalle bianche: candidi kleenex dall’indubitabile flavour. Oltre, la spiaggia. Una sessantina di metri quadri di sabbia che basta a scatenare l’entusismo dei bambini, dai piedini provati dal ciottolo ligure. La doccia è fornita direttamente da un rigagnolo naturale. Qualche volenteroso ne ha incanalato gli umidi umori in un tubo di plastica nero, arditi architetti hanno trasformato flessibili canne in piloni per sostenere il tubo. Una mano gentile ha provvisto la SPA di un paio di flaconi vuoti, Vernel rosa per le signore, Dixan blu per i signori, al fine di favorire le abluzioni. Dai rimasugli carbonizzati degli alberi e da un paio di tavole smontate dalle recinzioni del cantiere del molo, si è ricavato un tavolino, pure angolare per ospitare le famiglie numerose. Insomma, un piccolo paradiso di creatività povera e spontanea.
Peccato che non siamo in Guatemala. Ma in Italia, pure in un comune del nord e, grazie all’Ici sulle seconde case, pure ricco. 

Che cos'è un negozio se non un precipitato fisico?


…e poi, invece, capita di ascoltare cose così. A Radio24. Per una buona mezz’ora l’esperta milanese di retainment, un pastrocchio tra retail e entertainment, ti spiega che il punto vendita è solo “piattaforma d’incontro con il cliente”, un “precipitato fisico” e che “on line/off line non cambia nulla” (alla faccia degli architetti e del Feng shui che pensano che le architetture condizionino la nostra percezione del mondo, la nostra vita e salute) Perché l’importante “…è la relazione che si crea in questo corridoio virtuale o reale, contenitore di eventi, giochi, sorprese allo scopo di intrattenere il cliente”. Manca la premessa, che se non la sai ti sembra siano tutti lì a fare del bene. Più ci si ferma in un negozio più si compra. Eccolo, il precipitato metafisico… 

“Se no me ne vado con il Cocco, il Giaguaro e il Gemmo domani in piscina.".


Quello che mi è mancato della conoscenza di una cultura, non possedendone la lingua mi è –dolorosamente- evidente quando incoccio in frasi così. Lui al cellulare. “Lui” è un quarantacinquenne emulo di Corona. Tatuaggi decisi che s’intorbidano appena quando incrociano le ecchimosi di qualche batosta da carichi in manovra. Le manone callose torturano l’I-phone. Parla con tale Betty – un nome denso, l’attuale degno sostituto delle care Rosine della tradizione popolare- nella voce l’urgenza di una risposta…E poi prorompe con la frase del titolo! "Oh Betty, o con te o in battuta libera coi tre portenti di cui sopra, che facciamo una strage, noi quattro, in piscina!…" 

19 agosto 2011

Trasloco, l'allunaggio...

Mi sono dimenticata di postarlo. Dopo il big bang dei primissimi giorni di trasloco ho fatto una breve passeggiata domenicale "su" alla Forcella del Sorriso. Al rientro ho preso una stradicciola, memore di quanto diceva mia nipote: "da lì si raggiunge la baita della Greta" la sua amica. Salgo, dunque, la stradicciola, per curiosità, e chi t'incontro, faccia a faccia?...la Greta! Che mi guarda con quegli occhi da cerbiatta birichina e mi invita a entrare. Guardo il cellulare, è l'una e mezza: "va bene, dai, prendo un caffè".
Chiaro che, di domenica, a Luglio, in Italia, l'orario non è proprio quello del caffè. Magari quello del post aperitivo, e di misura. Primo shock culturale da rientro.
Chiaro poi che i parenti e gli amici mi invitino a restare. Secondo shock culturale. Difficile facciano lo stesso.  In Teutonia. Per tutta una serie di ragioni, una cosa complessa tra valutazione delle risorse disponibili, rispetto del planning familiare, rispetto nei confronti degli altri invitati, cui si teme di sottrarre qualcosa, cibo o attenzione dei padroni di casa... Insomma un'altra di quelle situazioni da "trattenimento" tipiche della specie d'oltralpe.
Terzo (shock): gli uomini cucinano. Cucinano, non si limitano al BBQ. Quarto, le portate sono ottime e abbondanti. Mi ricorda, per contrasto, una delle ultime cene fuori, dai genitori del compagnetto di Arianna. Nemmeno un'insalata ad attenderci. Solo i piatti ben disposti e una bottiglietta di buon vino. Per il resto, ho portato tutto io. E per fortuna, che mi chiedo ancora se no che si mangiava...Ed era pure un invito!
Quinto, tutti parlano, si alzano, è un continuo incrociarsi di discorsi, braccia, sguardi, piatti...non posso fare a meno di sorridere, una punta di scherno?, quando qualcuno, attacca da leghista: "eh, siam mica come quelli "giù"....noo, come no, mica come loro. Uguali precisi! Penso.
Presente una cena in Germania? Uno parla, gli altri ascoltano, annuiscono, tracannano; poi parla un altro, gli altri ascoltano, annuiscono, tracannano...se ci si alza ci si alza tutti, se si è seduti tutti stanno seduti.
Qui sembra agli Obei Obei...Sesto: adulti e bambini. Si parla di corna, matrimoni, relazioni. Bordelli, prostitute, trans. Greta è con noi, i bimbi più piccoli prossimi. Nessuno fa un plissè, non si moderano i termini, non si sviano le traiettorie, non si abbassa la voce, insomma via, anche nei perigliosi mari, sempre autentici e riconoscibili...
In Germania, invece, no.

10 agosto 2011

Sembra ieri...

Notte di San Lorenzo, cielo bello lucido, stelle brillanti. C'è una cena sulla "promenade" del condominio, mi invitano al convivio. Incontro, volentieri, i genitori dei miei vicini, anziani, ma sempre pronti ad accendersi per nuovi paesaggi del sapere. Quando è stata l'ultima volta che ci siamo visti così, a tempi distesi? Certo, sei anni fa, Arianna appena nata. "Sembra ieri!" dice lui. "Sembra ieri...a voi" replico io.
In mezzo ci sono stati:
Una convivenza
Quattro traslochi (due internazionali)
Cinque case
Due asili nido
Una scuola materna
Un matrimonio
Due posti di lavoro (per me)
Quattro posti di lavoro (per Neanderthal)...
Quaranta voli Dusseldorf Orio
Sette up and down con la macchina
Tre macchine
Tre medici di famiglia
Sei controlli di crescita di cui due "U" tedeschi
Due commercialisti
Quattro conti bancari
Cinque cellulari
La polmonite di Ari
E poi: l'allattamento, lo svezzamento, le nanne -la mattina poi al pomeriggio poi, finalmente a ritmo circadiano, le vacanze con il bagnetto di plastica, poi la piscinetta, poi al mare, coi braccioli, poi senza...il pesciolino! Il marsupio, lo zainetto, il passeggino,  la prima passeggiata in montagna autogestita e quante, ma quante volte tra le braccia del papà e le gambe a penzoloni, addormentata come un sasso. Sulla bici di legno poi con le ruotine poi dritta e veloce, sulle due ruote, lungo la via della Cattedrale...
E poi, e poi, e poi...

9 agosto 2011

E adesso?

E adesso che non serve controllare le tariffe Ryanair Orio-Weeze per programmare le discese in Italia fino ad aprile? Adesso che non occorre caricare la macchina di olio e pasta e pomodori, acciughe e capperi e candeggina e aceto di vino bianco per i consumi dell'anno,senza dimenticare gli amici? Adesso che l'autunno non è la discesa nel mondo del buio e agosto è vacanza solo in Italia? Adesso che Ari non ha bisogno dei pomeriggi con le mamme d'Italia per non dimenticare l'italiano e mamma e papà non sono più il suo unico riferimento educativo latino? Adesso che cenare intorno a un tavolo con una tovaglia è normale, stare coi cugini pure, sentire i nonni tutti i giorni anche? Adesso che abbiamo il giardino e la bici ce la possiamo dimenticare, i tram veloci pure? Adesso che siamo qui.
Io e lei.
Adesso che succede?

8 agosto 2011

Chiare, fresche, dolci acque.

Così, ho bisogno, a volte, di pensieri consolatori. La virata dell'accento di Ari verso il bergamasco greve e cantilenante riaccende il mai sopito rovello: "Avremo fatto bene a tornare in Italia?"
Oggi toccando un asciugamano passato in candeggina mi ha colpito la sua morbidezza. "Però,qui l'acqua è più dolce". Ho pensato, per un attimo sollevata.

7 agosto 2011

Trasloco, utenze. Il vicino maschio.

Per il gas, la cosa ha viaggiato un pò più lentamente della luce. Anche qui: il mercato libero esiste, ma spulciando tra le offerte si scopre che non viene coperta l'attivazione. O meglio la ri-attivazione del contatore, in questo caso. E la qual cosa in gergo tecnico si chiama "subentro".
Per scovare il gestore della rete sono andata in Comune, all'ufficio tecnico. Poi direttamente allo sportello del gestore, in città.
Allora. La panoplia di documenti originali da presentare fisicamente comprende: carta d'identità, codice fiscale...e fin qui. Stato di famiglia, dati catastali dell'appartamento e del garage, dichiarazione di conformità dell'impianto...Inoltre, e il gioco si fa duro: dichiarazioni di conformità relative alla caldaia e ad eventuali interventi sull'impianto, dichiarazione autografa che non sono state apposte modifiche successive all'ultima documentata, ultima bolletta del precedente proprietario - un numero per averla!..fortuna che a- la proprietaria non era in ferie b- l'ha scovata tra gli scatoloni dell'ultimo trasloco. Infine, la chicca: autocertificazione "in fide" che l'edificio originario è una preesistenza dalla data di costruzione incerta...
Fatto ciò, letto tutto -compreso l'atto d'acquisto per verificare eventuali anomalie- provveduto a restituirmi copia integrale, scucito 39euro per le spese, mi invitano ad attendere massimo 5 giorni lavorativi.
Era un martedì...venerdì chiamo per avere ragguagli, "la richiamiamo noi signora che l'operaio è fuori" e invece...nulla.
Il lunedì passa, martedì richiamo, furente. Stavolta è un lui,al telefono: "La richiamo io signora" "L'altra volta non l'avete fatto" Discettiamo un pò sulla cosa. Chiudo. Mi richiama, subito: "Guardi che il contatore è spiombato da venerdì!","Però il gas non arriva" replico. "L'operaio si sarà dimenticato di aprire la farfalla" "E io che faccio?" "Eh, ma lei doveva essere presente se voleva che l'aprivano" -così, all'imperfetto- "Ma se non mi avete detto che venivate come facevo ad esserci! Comunque adesso come faccio ad aprire il cancello e raggiungere il rubinetto del contatore, è chiuso!","Vebbeh, con una pinza si forza...Ma scusi, lei ce l'ha mica un vicino, un vicino maschio?"
Si ce l'ho. Poveretto lui.

La prima barzelletta razzista.

"Mamma mamma, ti racconto una barzelletta!". Abbiamo ripreso il CRE alla piscina,dopo la settimana in montagna dai nonni, stiamo tornando giusto a casa. "Dimmi" faccio, incuriosita: "Sai perché i negri sono neri?" Andiamo bene..."No, perché?" "Perché mangiano tanta cacca!" Gongola, certa dell'effettone esilarante.
Cerco di non eccedere con la reazione bloccante, in fondo è la prima volta che si lancia in un barzelletta e penso a quelle, tante, battute politically incorrect che mi hanno fatto ridere fino alle lacrime...
Tento l'approccio soft: "Ari, non mi fa tanto ridere perché...ecco...è come dire che noi bianchi siamo bianchi che ci laviamo con la pipì!"..."Ma no, mamma! Quelli sono i Cinesi!"
...

2 agosto 2011

Trasloco, burocrazie. Acclariamo.

Come scritto, i tempi d'attesa per ottenere le utenze si sono rivelati consoni a un paese civile. Però il vacuum di informazioni utili fa ancora ben dire agli amici: "Bentornata in Italia, bellezza!"

Nella fattispecie.
Energia elettrica: tre giorni per reperire informazioni sulle varie opzioni offerte dal mercato libero. Dopo questo tempo ho ricavato che:
- se hai bisogno di fornitura rapida l'unico gestore sottoposto al vincolo di servizio è Enel Energia
- Enel Energia NON è Enel Mercato Libero, l'energia che ti ascolta. Stesso nome, stesso logo ma...due realtà diverse. La facile sovrapposizione crea molte confusioni e malumori. In rete c'è una black list che scoraggia anche i più incoraggiati dalle offertone di Enel Mercato Libero, quelli dell'energia che ti ascolta; tanto si tappa le orecchie.
- prima di passare a qualunque offerta occorre fare una valutazione attenta dei propri consumi. Le stime sono molto approssimative. Circola in rete un test di rapida stesura dal quale, a titolo d'esempio, il nostro consumo stimato annuale è di 2400w. Spulciando le fatture degli anni 2005/2006 scopro di non aver mai superato i 1000. Siccome le offerte sono tarate sul consumo previsto, il dato è rilevante.
- ultimo non meno importante: se pensate che aver sposato un ingegnere elettrico, che pure ha lavorato nel mercato dell'energia, possa in qualche modo esser d'aiuto, bene, ecco: scordatevelo.
Per la scelta dell'operatore il suo laconico consiglio è stato: "Cercatelo come condominio". E, sull'attivazione: lui si recava in visita liturgica al locale contatori a verificare che le lucette rosse volgessero al verde. Invece bastava sollevare l'interruttore. Fortuna che al terzo giorno di processioni vane ho chiamato io l'operatore che ha svelato l'arcano...

Su gas e asl, aggiornamenti a venire...

1 agosto 2011

Trasloco, parte seconda: burocrazie

Intanto solo una nota tecnica:
attivazione luce: 2 ore
attivazione gas: 3 giorni
iscrizione al sistema sanitario e ai medici di famiglia: 1 ora

Adesso vediamo l'attivazione Internet!

24 luglio 2011

Due cose Due...

Ping Pong a Düsseldorf  per il we- inciso: che bello scrivo da una tastiera tedesca, dotata di Ü!- Venerdi` si chiudeva l`asilo e ci tenevo Ari salutasse le sue compagne che non rivedra` tanto facilmente...
Ammetto che rientrare nel paesaggio ordinato, che si urbanizza gradualmente senza mai abbandonare la presenza di piante e fiori, e`stato serenizzante.
Un piccolo stringimento al cuore quando abbiamo imboccato la via di casa....svoltando un poco prima per raggiungere la gentile amica ospitante.
Il giorno dopo neppure mi ha infastidito l ária pungente....meglio, non subito.

Pero` poi...dal commercialista ho chiesto un caffe` ...delusione cocente all`árrivo della consueta broda schiumata...Il desiderio di un espresso mi ha tormentato tutto il giorno...
E poi, oggi ancora piu` di ieri, ma che e` sto tempo bigio e piovoso, ma dov`e` l`estate, ma come si fa a vivere senza estate?

21 luglio 2011

Bilinguismo yes, pota!

L'altro giorno parlavo al telefono con un'amica e raccontavo che, tra le cose perdute nel rientro in Patria, c'era il bilinguismo. A Ddorf molti bambini adoperano quotidinamente almeno due lingue. Perchè sono molti i matrimoni misti, molti gli stranieri, perchè la città è vicinissima ai confini con Olanda e Belgio, il Belgio Valdese dove si parla francese...

Ari deve aver ascoltato e ieri all'uscita dal CRE mi aggiorna che anche qui i bambini parlano due lingue. Davvero? Mi ringalluzzisco io.
Intanto attraversiamo il mercato, passando accanto a una signora che sbraita a un'altra, a distanza siderale: "So che, che dedrè a chel del Pes!"

"Ecco, senti?", mi dice Ari, "che non è litagliano, è l'altra lingua."

Ebbeh, che si pretendeva dal CRE di Almè?

15 luglio 2011

Le Frau del CRE.

Installazione nella nuova casa e intrattenimento estivo di Arianna non sono compatibili. Fortuna che esistono i CRE. Acronimo di non so che, ma suona come il Fronte di Liberazione Mamme Assediate.
Quello che ha accettato Ari da subito è un CRE legato alle piscine locali, dignitose e non particolarmente pacchiane nei gonfiabili e nei giochi d'acqua a disposizione dei bimbi affamati di esperienza balneare.
Con 145 euro bisettimanali, pranzo incluso, si ha la bimba in piscina con gruppo di coetanei, nella fattispecie soprattutto maschi -si sa devono scalmanarsi, e io mattinate tranquille a gestir pratiche e "spaccare" scatole. L'insermento al CRE è stato rapido. Ci ha accolto una vigorosa trentenne, abbronzata, dalla pelle liscia, bagliori bronzei, un corto peplo bianco fermato in vita da una cinturetta metallica. Calzoncini neri attillatissimi; ai piedi, con smalto luminescente, infradito trasparenti. La Raffaella ha, da subito, preso Arianna per le spalle e, mentre illustrava l'avvincente programma del CRE, ha ordinato i ragazzetti del gruppo Bimbolandia, quello di Ari, come si fa coi faldoni. Afferrato saldamente il destinato l'ha infilato preciso tra i due, quello precedente e il susseguente. Così, palpandoli ben bene, ha organizzato tutti i bimbi, in fila per tre.
Ho dato un occhio ad Ari, così poco avvezza alle mani delle insegnanti; non sembrava particolarmente scossa. Anzi. Ha preso la borsa e si è docilmente lasciata mettere in fila.
Oggi però che è il 4° giorno, mi ha detto: "Certo che le Frau del CRE sono tutte diverse dalle altre Frau!"

E penso ai piedi della Raffaella e a quelli delle Frau, piedoni lunghi e pallidi, nei sandaloni comodi di forma incerta, le unghie spesse color pergamena, le vene azzurrine in rilievo, che si allungano sul collo e poi sulla caviglia. Eh sì, le altre Frau sono tutte diverse.

14 luglio 2011

Trasloco, atto primo.

Il giorno fatidico. Comincia con la pulizia della cucina io e Mustafosca, che poi mica si chiama così ma è il suo cognome macedone e...con questo nome la conosco. Lei è la cognata della signora che faceva le pulizie al primo asilo di Arianna, in Davidstr. L'unica che mi sorrideva sempre quando la incontravo sul 712, accompagnando o venendo a prendere Ari. A lei chiesi se poteva venire da me a darmi una mano...lo feci a gesti e a disegnini, ma capì. E io capii che lei non poteva e che mi avrebbe fatto arrivare la cognata. E Mustafosca arrivò, quietamente si fermò. Per carità, non è un fulmine di guerra e a volte è un pò svagata. Ma ha qualità umane e poi è affidabile. A me basta. Poi pulisce meglio di quanto faccio io anche se peggio di quello che mi piacerebbe fosse fatto.
Divago. L'ultimo giorno in Simrock è stato memorabile. Su e giù da quelle scale. Svuotare una casa è impossibile. Resta sempre qualcosa. Ieri ho fatto il riassunto: le mie adorate piante d'arredamento, tutte scampate ad altri traslochi, di amici. Il lungo ramo che fungeva da icona beneagurante sulla spalliera del letto, rubato in foresta dopo che un temporale epico aveva sfrondato le cime degli alberi di mezza città. Un ometto dimenticato sui tiranti per le tende in soggiorno. Un sacchetto di bottiglie vuote scordato appoggiato in cucina. L'asta in legno dell'armadio di Arianna, che è stato un bel numero sostituire adattando un manico di scopa...Un paio di portavasi da balcone, i gessetti di Ari, il suo ritratto sul muro.
Alle 16.30 arrivano gli operai, il magazziniere della Toshiba e un suo scagnozzo. 15euro l'ora, pochi sporchi e subito. Anche nella corretta Germania il nero è più apprezzato di quanto si possa imaginare.
Puntuale anche il trasportatore, amico dell'amico dell'amica, " I miei rispetti signora!", accento siciliano, "Mi chiamo Catania, ma non sono di Catania..." E ammicca. Chissà perché. Lui 1100 euro, sempre black. 3.000 in chiaro avevamo pagato -meglio, la ditta- per il trasloco in andata.
Alle 18.30 è tutto a bordo, compresa una cassa di attrezzi da giardino del condominio. Che per i tedeschi è peggio che far sparire un carico di coca ai narcotrafficanti. Immagino la faccia della Grunewald al nunzio! Terrea.
Alle 19 arriva Luebke, il padrone di casa. Controlla velocemente, nemmeno fa un plissè quando accenno a uno sconto riscaldamento per avergli procurato nuovi acquirenti. Una cosa è certa. La generosità non circola copiosa in questi lidi. Però è in auge la correttezza. Se c'è un regolamento scritto a far da riferimento...se no, ogni scherzo vale.
Via, alle 19.30 siamo fuori di casa. Un ultimo sguardo all'entrata porta. Mi mancherà la mia bella casetta, dalle stanze grandi e comode, ognuna con una piccola sorpresa a renderla caratteristica, e le finestre sui verdi grandi alberi ...